The Mule - Il corriere di Clint Eastwood (2018)



USA 2018
Titolo Originale: The Mule
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Nick Schenk
Cast: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy García, Alison Eastwood, Taissa Farmiga, Ignacio Serricchio, Loren Dean, Laurence Fishburne, Victor Rasuk, Manny Montana, Clifton Collins Jr., Noel Gugliemi, Eugene Cordero, Robert LaSardo
Durata: 116 minuti
Genere: Drammatico


Negli ultimi anni Clint Eastwood con il suo cinema si è rivelato sempre piuttosto coerente, soprattutto per quel che riguarda i suoi ultimi tre film, in qualche modo dedicati ad alcuni eroi americani contemporanei: con "American Sniper", per me decisamente poco riuscito, si celebravano le gesta di Chris Kyle, cecchino durante la guerra in Afghanistan; in "Sully" invece le gesta di un pilota di aerei di linea che, in seguito ad un ammaraggio nel fiume Hudson, riuscì a salvare tutti i suoi passeggeri; "Ore 15:17 - Attacco al treno", l'ultimo che ancora non sono riuscito a vedere, celebra invece lo sventato attacco al treno Thalys diretto a Parigi, da parte di tre militari addestrati che in quel momento erano dei semplici passeggeri. Dopo aver celebrato, con risultati alterni, cinque eroi americani contemporanei, Clint Eastwood porta al cinema un personaggio controverso, ispirato alla vera storia di Leo Sharp, che all'età di ottant'anni, negli anni'80, divenne un corriere della droga per il Cartello di Sinaloa, ponendosi oltre che dietro la macchina da presa anche davanti, interpretando il ruolo del protagonista. Non poteva inoltre mancare nella pellicola Bradley Cooper, ormai vero e proprio pupillo del regista dopo essersi anche preso la briga di dirigere al posto suo "A Star is Born", che ora è in piena corsa agli Oscar.
Earl Stone, interpretato da Clint Eastwood - qui sono stati usati nomi fittizi per raccontare la storia -, è un ottantenne rimasto solo e al verde, disprezzato dalla famiglia, tranne che dalla nipote Ginny interpretata da Taissa Farmiga, per aver sempre messo davanti il lavoro rispetto alla famiglia, mancando a molti avvenimenti importanti tra cui il matrimonio della figlia Iris, interpretata da Alison Eastwood. Per affrontare la chiusura anticipata dell'impresa per cui ha sempre lavorato, decide di accettare un'offerta di lavoro per la quale è richiesta la sola abilità di guidare bene l'auto, ignorando di essere in questo modo diventato un corriere della droga per un cartello messicano. Con il tempo, essendo egli bravo con il suo lavoro e altamente insospettabile, i carichi aumentano, la stima da parte dei capi del cartello cresce e gli viene anche assegnato un assistente, finendo nel radar della DEA, che ha identificato l'auto con cui avvengono in trasporti di droga, ma è ancora ignara dell'identità del suo autista.
Con la storia di Leo Sharp, o di Earl Stone che dir si voglia - tanto l'unica differenza sta nell'anno in cui sono ambientate la vicenda reale e quella cinematografica -, Clint Eastwood non rinnega in nessun modo quella che è la sua idea di cinema, narrandoci la storia di un personaggio discutibile, con il chiaro intento di farcelo stare simpatico, in qualche modo tentando di riabilitarlo, ma soprattutto con il chiaro intento di lanciare un messaggio agli spettatori. Innanzitutto il ritmo della pellicola è ben gestito, scandito in qualche modo dalle varie corse che il nostro protagonista compie per trasportare il carico, le prime senza sapere di cosa questo consista, mentre dalle successive ben consapevole che quello è l'unico modo per fare qualche soldo e andare avanti a vivere una vita dignitosa. La prima parte del film, proprio per il fatto di essere scandita dalle corse del protagonista risulta anzi fin troppo spezzettata, non si ha la sensazione che passi del tempo tra un trasporto e l'altro e sembra quasi che i vari viaggi siano inconcludenti. Man mano che il film prosegue la narrazione si stabilizza, le corse sono un po' più diluite e soprattutto viene esplorato in maniera molto più soddisfacente il protagonista, con qualche accenno interessante, ma non troppo approfondito, anche sulle varie persone che lo circondano.
Va da sè dunque che "The Mule - Il corriere" sia in qualche modo un one man show eastwoodiano in cui il protagonista, interpretato proprio da Clint Eastwood, è il personaggio meglio approfondito e al centro della vicenda, come è ovvio che sia, mentre tutti gli altri, compreso l'agente della DEA Colin Bates interpretato da Bradley Cooper, vengono solamente accennati e rimangono abbastanza sullo sfondo, tanto che le indagini da parte della DEA per beccare il corriere della droga ci fanno risultare il personaggio di Earl ancora più simpatico, con quel carattere giocoso e schietto che lo rende davvero insospettabile agli occhi di chiunque. Solo nelle battute finali il film ci lancia però il messaggio che il regista vuole mandare al suo pubblico, roba che fossimo in Italia con un regista italiano Giorgia Meloni avrebbero iniziato a sparare i mortaretti: la centralità della famiglia, l'idea persino condivisibile di mettere il lavoro al secondo posto in favore di un buon rapporto con i figli e con la propria moglie - è una semplicissima questione di priorità nella vita, si tratta solo di fare delle scelte a monte, per quanto mi riguarda - perchè il tempo, soprattutto con il nostro protagonista, non è sempre dalla nostra parte.
"The Mule - Il corriere" risulta essere sicuramente un buon film, non esente da difetti, in cui il ritmo della narrazione si stabilizza in maniera soddisfacente solamente nella seconda parte e in cui il protagonista, che dovrebbe essere un esempio sostanzialmente negativo, finisce per starci davvero simpatico per la sua genuinità e per la sua capacità di trovare sempre la battuta giusta al momento giusto. Nella pellicola poi nulla è caricato in maniera eccessiva e sia la recitazione sia lo stile registico non vanno mai sopra le righe, rimanendo sempre sobri e contenuti, insomma senza mai strafare, ma riuscendo, in maniera soddisfacente, ad andare dritti al punto senza troppi fronzoli.

Voto: 7

Commenti

  1. Non è tutto perfetto, come non lo era “Gran Torino”, ma Clint si carica sulle spalle il film come il mulo del titolo, se funziona, è solo grazie a lui, un mito uno vero ;-) Cheers

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