Creed II di Steven Caple Jr. (2018)



USA 2018
Titolo Originale: Creed II
Regia: Steven Caple Jr.
Sceneggiatura: Sylvester Stallone, Juel Taylor

Cast: Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Dolph Lundgren, Florian Munteanu, Phylicia Rashād, Tony Bellew, Wood Harris, Evers
Andre Ward, Brigitte Nielsen, Milo Ventimiglia, Robbie Johns, Russell Hornsby, Patrice 'Boogey' Harris, Jacob 'Stitch' Duran, Jim Lampley, Max Kellerman, Roy Jones Jr., Michael Buffer, Scott Van Pelt, Linda Cohn

Durata: 129 minuti
Genere: Sportivo, Drammatico


Sono oramai da molto tempo un fan della saga di "Rocky", sin dalla primo volta che vidi il primo film, intorno ai dodici o tredici anni, ora non ricordo il momento preciso. Ho a più riprese visto e rivisto tutti i primi cinque film, adorandoli tutti in maniera diversa, mentre ho relativamente poca memoria di "Rocky Balboa", il sesto capitolo revival uscito in pieni anni 2000, ricordo che non mi piacque particolarmente, nè ho mai avuto voglia di rivederlo una seconda volta. Ero rimasto abbastanza scettico quando nel 2015 era stato portato nei cinema "Creed - Nato per combattere", spin-off della saga originale basato sul personaggio di Adonis Creed, il figlio di Apollo - che poi io dico, gli sceneggiatori avrebbero fatto il colpaccio della vita se lo avessero chiamato Apelle - morto nel combattimento contro Ivan Drago. Pur non essendomi piaciuto in maniera esagerata, ero rimasto piacevolmente sorpreso da questo primo capitolo dello spin-off, che sapeva assestare bene i suoi colpi, dando una certa importanza al personaggio di Rocky Balboa, allenatore e in qualche modo padre spirituale del protagonista. Pur ricordandoci infatti che il film era incentrato su Adonis Creed, il personaggio di Rocky non rimane solamente sullo sfondo, ma diventa parte integrante del film, un collegamento tra le due saghe per non far sentire troppo forte il distacco ai fan della saga originale di "Rocky". Risultato: Sylvester Stallone nominato all'Oscar come miglior attore non protagonista e vincitore di un Golden Globe per la stessa categoria.
Il successo è di quelli nemmeno tanto insperati, il pubblico apprezza e la critica pure, ecco così che viene messo già in cantiere un sequel, come fare però per renderlo subito interessante al grande pubblico? Ci giochiamo la carta più rischiosa, quella di far combattere il nostro protagonista con Victor Drago, figlio di quell'Ivan Drago che trentaquattro anni prima uccise il padre nel famoso incontro che dà inizio alle vicende di "Rocky 4" - e qui devo ammettere che qualcosa, riguardo all'età del protagonista, non mi torna, dato che Adonis Creed in questo film dovrebbe avere trentadue anni, che innanzitutto non dimostra e in secondo luogo sembra molto strano che abbia iniziato la sua carriera da pugile professionista a ventinove anni -, il film più da Guerra Fredda della saga, quello un po' più scontato, ma forse quello che tutti ricordano meglio, quello che viene subito alla mente quando si pensa alla saga di "Rocky". Ritorna dunque Dolph Lundgren nel ruolo che più lo identifica tra gli spettatori, ritornano poi come è ovvio Sylvester Stallone, in quella che molto probabilmente sarà l'ultima apparizione cinematografica del personaggio di Rocky Balboa, e Michael B. Jordan nei panni di Adonis Creed. Ad interpretare Viktor Drago abbiamo invece l'attore tedesco di origini rumene Florian Munteanu, alla sua seconda esperienza cinematografica, essendo conosciuto più che altro come pugile e kickboxer.
Partiamo subito col dire che "Creed II" sa alla perfezione come giocarsi le sue carte per emozionare subito il pubblico: i problemi di Adonis Creed legati alla mancanza di una figura paterna si fanno subito sentire nel momento in cui Viktor Drago, consigliato da un manager interessato più che altro alla spettacolarizzazione del pugilato, sfida il neo campione del mondo per il titolo. Il match è di quelli che la folla vuole, una sorta di vendetta per la morte del padre e il nostro protagonista non può certo rifiutare, nonostante i consigli del suo mentore Rocky, di sua madre e della sua futura moglie, che ora aspetta un bambino - proprio come accadde ad Apollo nel momento della sua morte. Viene subito da sè che il rischio di essersi giocati subito la carta dello scontro vendicativo viene scongiurato in maniera enorme dagli sceneggiatori: il tutto sarebbe potuto essere banalizzato, reso in maniera semplicistica, ecco che però entra in gioco la storia di Ivan Drago e ciò che gli è successo subito dopo aver perso il suo incontro contro Rocky. Abbandonato dalla moglie e dalla sua patria, è costretto a recarsi in Ucraina con il figlio Viktor, allenandolo a combattere e per ottenere quel riscatto e quel successo che Rocky gli aveva portato via anni prima. É inutile girarci troppo intorno su come sia stata gestita la cosa: gli sceneggiatori in questo modo hanno vinto tutto, imbastendo uno scontro tra un ragazzo a cui era stato tolto il padre in maniera tragica e uno che, addestrato ad odiare, porta dentro una rabbia devastante a causa dell'abbandono da parte della madre quando ancora era molto piccolo ed è proprio il personaggio di Viktor che in qualche modo si deve riscattare, quello per cui anche se i suoi dialoghi sono veramente pochi e molto stringati non si riesce a non provare una certa compassione. In "Rocky 4" Ivan Drago era una specie di macchina totalmente disumanizzata, qui Viktor, ma anche lo stesso padre, sono resi con la massima umanità possibile, non si riesce a pensare a loro come dei personaggi veramente negativi.
Il modo in cui la sceneggiatura di "Creed II" è stata gestita mi è piaciuto da morire, nella scrittura della trama Sylvester Stallone non ha veramente sbagliato un colpo, prova del fatto che sin dal primo film egli aveva ben chiare le idee su molti dei personaggi che Rocky avrebbe incontrato sul suo cammino. Ed in questo film, molto più che nel primo, il suo personaggio si fa anche un po' da parte, per mettere davvero Adonis al centro della vicenda: Rocky rimane sì, in qualità di mentore e ancora i suoi dialoghi sono quelli più carichi, ma è ovvio che non abbia la stessa importanza che aveva nel film precedente e anche il finale di questo secondo capitolo della saga di "Creed" lo dimostra abbastanza. A convincermi leggermente di meno riguardo al film è stata la narrazione, che in alcuni punti mi è risultata un po' anticlimatica e a volte anche un po' pesante in certi frangenti. Siamo comunque davanti ad un film ottimamente scritto in cui non mancano momenti esaltanti, come il training montage, marchio di fabbrica della saga, o l'incontro finale, in cui tra l'altro sono presenti due scene altamente simboliche ed evocative ed in cui viene fatto, come è ovvio che sia, anche il più grande fan-service della storia, nel momento in cui risuona "Gonna Fly Now", che però fa veramente venire i brividi.
Ero poi partito con l'idea che lo svolgimento della componente pugilistica fosse estremamente scontato - lo schema del film è abbastanza simile a quello di "Rocky 3" - e invece anche da questo punto di vista il film è stato in grado di sorprendermi perchè lo svolgimento dell'incontro finale non è per nulla scontato, al contrario di come probabilmente pensava la grande maggioranza degli spettatori. Va da sè che da questo "Creed II" penso che non avrei potuto volere di meglio, sia a livello di scrittura, che sa ben assestare i colpi da tirare agli spettatori, sia a livello di svolgimento della trama, che chiude molte questioni irrisolte e riesce anche ad approfondire quei personaggi che già in partenza venivano dati come antagonisti tout-court, con in quali però mi è risultato veramente impossibile non empatizzare.

Voto: 7,5

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