Green Book di Peter Farrelly (2018)

USA 2018
Titolo Originale: Green Book
Regia: Peter Farrelly
Sceneggiatura: Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga
Cast: Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Mike Hatton, Don Stark, Sebastian Maniscalco, P. J. Byrne, Brian Stepanek, Iqbal Theba
Durata: 130 minuti
Genere: Commedia, Biografico


Prosegue senza sosta il recupero delle pellicole in corsa all'Oscar come miglior film e a conti fatti mi manca solamente "Roma" di Alfonso Cuaròn che vedrò e recensirò nel corso di questa settimana. Oggi però tocca a "Green Book", uno dei film che già mesi fa veniva dato come uno dei favoritissimi, ma che ora sembra essersi un po' ridimensionato, anche se a dir la verità in quest'annata non so perchè ma non vedo candidati davvero credibili per l'Oscar nè tantomeno al momento mi sento in grado di fare un pronostico e di dare un vero e proprio favorito. I film sono sì di livello diverso, con "Black Panther" sul quale sarebbe meglio stendere un velo pietoso, ma il livello medio rispetto alle scorse annate, considerando soprattutto il 2018 e il 2017, mi sembra si sia assestato molto verso il basso. Parliamo però oggi di "Green Book", film diretto da Peter Farrelly, regista noto principalmente per il suo cinema impegnato e di alto livello: film come "Scemo e più scemo", "Io, me e Irene" e "I tre marmittoni" sono lì pronti a testimoniare quanto il regista, nel corso della sua carriera, si sia sempre dedicato al cinema d'essai, quello che non riempie molto le sale, ma soprattutto gli occhi e il cuore di chi lo guarda. Seguendo alla lettera il suo trend creativo, ecco che con "Green Book" il regista punta in altissimo, con una pellicola sul tema del razzismo che rischia di impallidire - che termine infelice, mamma mia! - di fronte al livello dei suoi film precedenti. Un rischio però da correre per bene, motivo per cui bisogna chiamare a sè attori del calibro di Viggo Mortensen e di Maershala Alì, freschi di nomination agli Oscar rispettivamente come miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista.
Siamo nel 1962: dopo la chiusura del Copacabana, il locale in cui lavorava come buttafuori, Tony Vallelonga si trova costretto a trovare un nuovo lavoro per sfamare la sua famiglia. Viene contattato dal pianista afroamericano Don Shirley, che lo assume come autista per essere accompagnato in un tour nel sud degli Stati Uniti: lì Don viene sempre accolto trionfalmente durante i suoi concerti, ma subisce vessazioni quando non si esibisce, a causa dei forti pregiudizi contro gli uomini di colore ancora presenti nella zona. É dunque costretto a seguire una guida stradale, il cosiddetto Green Book che dà il titolo alla pellicola, che indica tutti i ristoranti e gli alberghi in cui vengono accettate le persone di colore. Nonostante gli iniziali pregiudizi da parte di Tony, anch'egli inizialmente razzista, anche se non sembra esserne particolarmente convinto, tra i due inizierà un forte legame di amicizia.
É bene cercare di tagliare subito la testa al toro: per quanto mi riguarda "Green Book" non è il grandissimo film che era stato dipinto prima della sua uscita, nè tanto meno un film memorabile. Ci troviamo più che altro davanti ad una di quelle pellicole che tendono ad esaltare i buoni sentimenti, con l'intento, al termine della visione, di far sentire meglio il pubblico, di rassicurarlo in qualche modo e in questo senso "Green Book" si può considerarlo come un film piuttosto riuscito. Ma non un grande film, almeno per quello che riguarda la mia opinione. Si tratta infatti di una di quelle storie che riescono a far riflettere il pubblico, narrando una storia in cui i due protagonisti e il loro modo di essere sono centrali per la narrazione. Tony Vallelonga è un italo-americano che sin dall'inizio mostra comportamenti razzisti, anche se sembra più che altro per uniformarsi a quella che è la cultura della gente che lo circonda: non è però un personaggio cattivo e sembra non credere molto nel razzismo che egli stesso professa all'inizio della pellicola e cambierà profondamente il suo modo di essere nel corso dei minuti. Don Shirley al contrario è un personaggio molto contraddittorio, forse ancora più interessante del protagonista perchè in quanto uomo di colore è vessato dai bianchi, ma amato profondamente quando suona, ma non si sente al suo posto nemmeno con le persone come lui, ritenendosi in qualche modo più fortunato di tutte le altre persone che hanno la sua stessa pelle e, per questo motivo, è una persona molto sola, che non ha una vera cultura a cui appartenere e che sembra anche rifiutare tutte quelle cose che all'epoca potessero identificare un afroamericano.
Ad una prima parte di pellicola che procede leggermente in sordina, non coinvolgendo lo spettatore nel giusto modo, ne corrisponde una seconda che riesce a lanciare il suo messaggio e a farlo arrivare direttamente al punto, fino al finale buonista ed esaltatore dei buoni sentimenti, che però si rivela essere l'unico finale possibile per la storia che ci è stata raccontata. L'interpretazione di Viggo Mortensen è di livello altissimo e spiace in qualche modo che anche quest'anno sembri essere un po' tagliato fuori dalla corsa all'Oscar come miglior attore protagonista, vista la presenza di un Rami Malek che si sta portando a casa un po' tutto per il suo Freddie Mercury in "Bohemian Rhapsody" e un Christian Bale il cui posto da favorito della vigilia sta venendo sempre più messo in discussione. Un po' meno in discussione sembra essere invece il secondo Oscar nel giro di tre anni per Maershala Alì, che interpreta alla perfezione il ruolo di Don Shirley lasciando trasparire al pubblico qualsiasi tipo di emozione nel migliore dei modi possibili. "Green Book" per me non è dunque un grande film, ma è sicuramente una pellicola che, pur con un sentimentalismo un po' facilone, sa come arrivare allo spettatore e come farsi ricordare con il passare del tempo.

Voto: 7+

Commenti

  1. Io l'ho trovato adorabile e Mortensen è meraviglioso!!

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  2. Siamo sempre sulla stessa pagina Bro ;-) Un film di buoni sentimenti così, è più facile sbagliarlo che farlo giusto, certo avere Viggo aiuta a portare a casa il lato buono del referto, sono felice di aver trovato un cinema che passava il film in lingua originale, come pronuncia “mulignane” lui lo fanno solo a Napoli ;-) Cheers

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  3. Vero, non così memorabile ma a conti fatti forse quello che rivedrei più volentieri fra i nominati, complice l'atmosfera natalizia e proprio quei buoni sentimenti che -se gestiti bene- sanno fare faville. E poi, due attori così li si vuole incrociare ancora all'opera!

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