La favorita di Yorgos Lanthimos (2018)



Irlanda, Regno Unito, USA 2018
Titolo Originale: The Favourite
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Deborah Davis, Tony McNamara
Cast: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss
Durata: 120 minuti
Genere: Storico, Biografico, Drammatico


Proseguono senza sosta i miei recuperi cinematografici relativi alle otto pellicole candidate all'Oscar come miglior film - anche se quest'anno partivo molto avvantaggiato, dato che al giorno delle nomination mi mancavano solamente tre visioni, mentre il discorso è molto diverso per quel che riguarda le altre categorie - e questa volta è il turno di uno dei nominati che mi incuteva maggiore curiosità. Ammetto il fatto che di Yorgos Lanthimos ho visto poco, solamente "The Lobster" che ho abbastanza amato, mentre "Il sacrificio del cervo sacro" non ho ancora avuto modo di vederlo, ma ho intenzione di recuperarlo entro la fine dell'anno. Del suo unico film che ho visto ho apprezzato in qualche modo il fatto che si basasse su un presupposto narrativo piuttosto malato e lo stile registico mi era piaciuto parecchio, cosa tra l'altro che sembra aver rispettato anche nel successivo "Il sacrificio del cervo sacro" a leggere le opinioni di chi lo ha visto. Con "La favorita" il regista decide di spostarsi su un qualcosa di più classico, su un film decisamente più normale, ambientato all'epoca della regina Anna di Gran Bretagna, prendendo come protagonista Olivia Colman, che a breve interpreterà anche la regina Elisabetta nella terza stagione di "The Crown", in un'interpretazione che le è valsa la nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista, Emma Stone della quale ammetto candidamente la mia volontà di non volermi nel limite del possibile perdermi altri suoi film, anche lei nominata all'Oscar come miglior attrice non protagonista, e infine di Rachel Weisz a completare un trittico femminile di altissima qualità recitativa.
Siamo nel 1706, la Gran Bretagna è impegnata in un guerra contro la Francia, mentre la regina Anna, ormai diventata vecchia e cagionevole, non si occupa da tempo del suo regno: i membri della corte si dedicano al gozzoviglio, mentre lei preferisce occuparsi dei suoi diciassette conigli, ognuno dei quali rappresenta uno dei suoi figli morti nel corso degli anni. Amministratrice del potere è Sarah Churchill, interpretata da Rachel Weisz, sua consigliera privata che approfitta della sua posizione per favorire il Primo Ministro Sidney Godolphin e il marito. Presto arriverà a corte Abigail Hill, interpretata da Emma Stone, cugina di Sarah caduta in disgrazia che, per recuperare il suo rango sociale, cercherà in tutti i modi di farsi notare dalla regina, iniziando una scalata che nei suoi intenti la dovrebbe portare a prendere, prima o poi, il posto della cugina.
Il merito del regista Yorgos Lanthimos con questo film è quello di essere riuscito in qualche modo a far entrare gli spettatori all'interno degli intrighi di corte, che qui si sviluppano in una veste totalmente femminile. Dirigendo per la prima volta una sceneggiatura non scritta da lui, il suo lavoro è sorretto alla grande dalle interpretazioni delle tre protagoniste, che riescono a rendere estremamente intriganti le loro caratterizzazioni. Anna infatti è una regina piuttosto vanesia, indebolita dalla malattia e caratterialmente segnata dalla perdita di ben diciassette figli, nati morti o morti ancora prima del parto, con Olivia Colman che riesce a trasmettere agli spettatori una gamma di emozioni piuttosto variegata, in cui non mancano momenti ilari, alternati ad altrettanti ben più dolorosi. Gli intrighi di cui è protagonista inconsapevole a causa delle sue due consigliere, che si scannano per ottenere la sua approvazione, con Abigail che sicuramente metterà in atto i gesti peggiori, ma con Sarah che non sarà da meno nei momenti in cui cerca di rispondere a tono alle provocazioni della rivale, che tenta in tutti i modi di risalire la china dopo aver perso il suo status sociale.
Sceneggiatura, dialoghi, interpretazioni delle protagonista e regia sono assolutamente invidiabili, con Lanthimos che riesce a mostrarci anche un paio di piani lunghissimi di grande fattura ed un uso delle luci splendido e significativo. La pellicola è poi carica di significati su cui si potrebbe discutere per ore, con l'ambizione e il dolore a farla da padroni, vi è però una gestione del ritmo narrativo che in qualche frangente rende la visione più pesante del dovuto, con la pellicola che non si distacca più di tanto da quelli che sono i luoghi comuni tipici dei film in costume. Va da sè che l'impressione di trovarsi davanti ad un grande film, avuta all'inizio della visione, scema relativamente di fronte al difetto di non essere riuscito, per tutta la durata della visione, a rimanerne del tutto coinvolto. Se infatti le tre attrici protagoniste riescono con la loro bravura a catalizzare l'attenzione, le poche scene in cui non sono presenti sembrano quasi un intermezzo evitabile, che rallenta sensibilmente la narrazione e la appesantisce.

Voto: 7,5

Commenti

  1. Un Lanthimos diverso, ma più fruibile nel bene.
    Accaonto a Roma, il mio preferito dell'annata.

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  2. Nonostante conoscendo Yorgos mi aspettassi un po' più di ferocia, ma per adagiarsi sul favore del giudizio della Academy la sceneggiatura ha dovuto piegarsi a determinati compromessi.

    Il film in se riporta tutti i limiti dati dalle pellicole in costume di genere come questo, però la triade che fa da protagonista alza il livello del tutto. Così come gli impeccabili costumi ed anche una regia raffinata che si concede campi lunghissimi ed abusa (in modo ossessivo e positivo) di grandangoli. Oltretutto con un finale apertissimo e introverso.

    Comunque Emma Stone per il pubblico maschile ha fatto faville a questo giro! Le ha fatte uscire addirittura. 😝

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