I FAKE REWATCH DI NON C'É PARAGONE #10 - L'occhio che uccide di Michael Powell (1960)

Regno Unito 1960
Titolo Originale: Peeping Tom
Regia: Michael Powell
Sceneggiatura: Leo Marks
Cast: Carl Boehm, Moira Shearer, Anna Massey, Maxine Audley, Brenda Bruce, Miles Malleson, Esmond Knight, Martin Miller, Michael Goodliffe, Jack Watson, Pamela Green
Durata: 101 minuti
Genere: Thriller


Era ormai da un po' di tempo che non riportavo alla luce la rubrica sui miei fake rewatch, quei film che non ho mai visto in vita mia e che molti cinefili si vergognano ad ammettere di non averlo mai fatto. Forse ultimamente la rubrica sta perdendo un po' il senso, visto che comunque sto scegliendo sì grandi classici del cinema, che però non sono poi così tanto inflazionati da essere una vergogna non averli mai visti, ma tant'è ed ecco che per "L'occhio che uccide" di Michael Powell il fake rewatch è servito. Prodotto nel Regno Unito nel 1960, il regista Michael Powell è considerato uno dei massimi esponenti del cinema britannico al fianco di Alfred Hitchcock, anche se sicuramente meno inflazionato rispetto al suo contemporaneo, qui in Italia particolarmente amato. Protagonista del film è Carl Boehm, attore austriaco scomparso nel 2014 all'età di ottantasette anni che nel corso della sua carriera ha partecipato ad una quantità innumerevole di pellicole, mi tocca dunque ammettere che nè del regista nè dell'attore protagonista ho mai visto nessun film, ad esclusione di questo, visto un Venerdì sera di ritorno da una giornata di lavoro pesantissima a causa della quale non ho avuto la voglia di uscire di casa.
Mark Lewis è un operatore cinematografico, piuttosto schivo ed introverso, che coltiva il sogno di diventare regista e realizza foto osè per un giornalaio per arrotondare lo stipendio. Durante la sua infanzia il padre aveva svolto diversi esperimenti su di lui, essendo un biologo, riprendendolo mentre era sottoposto a situazioni di paura, proprio con l'intendo di studiare le reazioni alla paura nell'infanzia. I diversi traumi causati dall'attività del padre hanno scatenato in Mark un'assenza di consapevolezza che lo porta, ora che è adulto, a spiare gli altri riprendendoli con una cinepresa da cui non si separa mai. Le sue ossessioni lo porteranno presto a diventare un serial killer, che uccide le sue vittime con un pugnale montato sul treppiedi della telecamera. Con questa stratagemma Mark filma tutto, costringendo la vittima a guardare le proprie espressioni di terrore tramite uno specchio montato sulla telecamera.
Come buona parte dei grandi classici della storia del cinema, anche "L'occhio che uccide" nel periodo della sua uscita fu letteralmente stroncato dalla critica, che non aveva apprezzato la sceneggiatura scritta da Leo Marks e lo stile registico spiazzante ideato da Michael Powell per questa pellicola. Siamo infatti davanti ad un'opera quasi metacinematografica, in cui la realtà rappresentata dal regista e quella vista dal protagonista attraverso la sua cinepresa si mescolano, a volte confondendosi l'una con l'altra. L'idea che sta alla base di "Peeping Tom" - questo il titolo originale che riprende la leggenda dell'uomo diventato cieco per aver spiato Lady Godiva - è quella di un film dal ritmo particolarmente sostenuto, con dialoghi semplici e poco verbosi, in modo che lo spettatore potesse arrivare dritto al punto senza troppi fronzoli. Viene dunque a suo vantaggio il fatto che la pellicola mostri un tono particolarmente angoscioso e quasi malato in cui lo stratagemma del protagonista di far in modo che le proprie vittime si rendano conto di quale sia il volto del terrore davanti alla morte risulta inquietante ed angosciante.
Siamo dunque davanti ad un film che attraverso una maschera da thriller psicologico ci vuole anche parlare dell'arte cinematografica, così come veniva vista negli anni sessanta e la cui fotografia, realizzata in Technicolor e dai colori molto accesi, contrasta molto con i luoghi cupi in cui si svolgono le malefatte del protagonista. Può questa pellicola essere considerata ancora attuale ai giorni nostri per i temi trattati? Questo sinceramente non saprei dirlo, ma sicuramente sono ancora da lodare la tecnica registica, non troppo ricercata ma sicuramente di grande effetto, così come il modo in cui le tematiche vengono trattate all'interno del film, tematiche che forse nel cinema di oggi stanno cominciando un po' a mancare, in favore di sceneggiature poco originali e poco ispirate.

Commenti

  1. Visto un paio di estati fa, su YouTube. Poco conosciuto, ed è un peccato. Audace per i tempi di allora, e forse anche per i nostri. E che regia!

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