La mummia di Terence Fisher (1959)
Gran Bretagna 1959
Titolo Originale: The Mummy
Regia: Terence Fisher
Sceneggiatura: Jimmy Sangster
Cast: Peter Cushing, Christopher Lee, Yvonne Furneaux, Eddie Byrne, Felix Aylmer, Raymond Huntley, George Pastell, George Woodbridge, Harold Goodwin, Denis Shaw, Willoughby Gray, John Stuart, David Browning, Stanley Meadows, James Clarke, John Harrison
Durata: 83 minuti
Genere: Horror
"La maschera di Frankenstein", "La vendetta di Frankenstein" e "Dracula il vampiro" furono un vero e proprio successo per la Hammer che, sempre a stretto giro rispetto ai film precedenti, aveva ben in mente l'idea di rivisitare altri dei grandi classici del cinema horror prodotti dalla Universal tra gli anni trenta e gli anni cinquanta. Tra questi, ovviamente, c'era anche "La mummia", quarto film prodotto in ordine cronologico per quanto riguarda le tre serie cinematografiche di maggior successo prodotte dalla Hammer Film Productions. Alla regia, così come in tutti i film precedenti, abbiamo ancora Terence Fisher, così come ritornano anche Peter Cushing, questa volta nei panni di John Banning, un archeologo che deve avere a che fare con una misteriosa maledizione, e pure Christopher Lee, ancora una volta totalmente irriconoscibile dopo aver prestato il volto alla creatura in "La maschera di Frankenstein" in quanto avvolto dalle bende della mummia di Kharis, sacerdote vissuto nell'antico Egitto.
Siamo alla fine dell'Ottocento, in Egitto: una spedizione archeologica, condotta da John Banning e dal padre, scopre il sepolcro della principessa Ananka. Gli studiosi sono completamente ignari, una volta entrati nella tomba, del fatto che al suo interno giaccia anche una seconda mummia, quella del sacerdote Kharis, che in vita aveva amato enormemente Ananka, morta in giovanissima età a causa di una terribile malattia. Gli archeologi ritrovano anche il cosiddetto "papiro della vita" che, letto ad alta voce da John Banning, ha l'effetto di risvegliare la mummia di Kharis dal suo sonno eterno: ora il sacerdote, ormai mummificato, grazie all'aiuto del dio Karnak e di un egiziano che vive nelle zone del sepolcro, inizierà a vendicarsi del sacrilegio compiuto dagli archeologi. Tre anni dopo il termine della spedizione, infatti, in Inghilterra i membri della squadra vengono uccisi uno ad uno in circostanze misteriose. L'unico che sembra avere qualche possibilità di salvezza è proprio John Banning, che cercherà di sfruttare l'incredibile somiglianza tra Ananka e sua moglie per rendere vulnerabile Kharis e sconfiggerlo.
Ammetto abbastanza candidamente che, a differenza degli altri tre film di questo filone che sto seguendo in questo inizio di 2019 sul mio blog, ho fatto abbastanza fatica ad affrontare nel modo migliore la visione de "La mummia", che purtroppo mi è sempre stata abbastanza indigesta come mostro classico, probabilmente a causa dei film di fine anni novanta che io ho sempre mal sopportato, senza però aver mai visto nè i grandi classici della Universal nè la serie di quattro pellicole della Hammer, che affronterò man mano per questo speciale. Innanzitutto ho fatto una fatica bestiale a reperire questo film, ci ho messo almeno una settimana e mezzo per riuscire a trovarlo e a vedermelo per conto mio, in secondo luogo ho fatto abbastanza fatica ad affrontare una visione i cui toni e la cui ambientazione sono così tanto differenti rispetto a quelli delle altre due saghe. Complice infatti il tema legato indissolubilmente all'antico Egitto, nonostante anche questa serie sia ambientata alla fine dell'Ottocento, mi ha abbastanza spiazzato il contesto in cui si svolgono gli eventi, che è molto differente dai toni da cinema gotico utilizzati per le serie di "Frankenstein" e di "Dracula".
Ci troviamo davanti ad uno dei film horror più trasmessi dalle televisioni negli anni a venire, complice l'assenza del divieto ai minori di sedici anni e nonostante ne sia rimasto spiazzato non riesco a dire che il film non mi sia piaciuto, semplicemente mi è piaciuto meno rispetto ai precedenti film della Hammer che ho visto. La presenza di Peter Cushing li lega in modo indissolubile e il suo personaggio è molto più misurato rispetto a quello di Victor Frankenstein, dove il suo essere protagonista assume una connotazione negativa. Non trovo giudicabile l'interpretazione di Christopher Lee, filtrata dai bendaggi e condizionata per esigenze di trama dal fatto di non poter parlare - la pena a cui fu condannato Kharis era in primo luogo proprio il taglio della lingua - così come non mancano alcune scene forti e abbastanza violente per l'epoca. Interessante il tema dell'amore di Kharis per la principessa Ananka, che assume grande valore soprattutto dopo la sequenza narrativa in cui viene spiegato il loro passato a la loro vita, con un tono quasi cronachistico che lo rende forse la parte realmente più interessante del film.
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