La vendetta di Frankenstein di Terence Fisher (1958)


Gran Bretagna 1958
Titolo Originale: The Revenge of Frankenstein
Regia: Terence Fisher
Sceneggiatura: George Baxt, Hurford Janes, Jimmy Sangster
Cast: Peter Cushing, Francis Matthews, Eunice Gayson, Michael Gwynn, John Welsh, Lionel Jeffries, Oscar Quitak, Richard Wordsworth, Charles Lloyd Pack, John Stuart, Arnold Diamond, Marjorie Gresley, Anna Walmsley, George Woodbridge, Michael Ripper, Ian Whittaker, Avril Leslie
Durata: 89 minuti
Genere: Horror


Inauguro con questo nuovo anno un nuovo speciale cinematografico: dopo quelli dello scorso anno dedicati a Dario Argento, alla saga di "Halloween", alla trilogia di "Blade" e ai film di "Predator", quest'anno si cerca di fare ancora qualcosa di diverso. L'idea è quella di esplorare le tre serie che hanno fatto in qualche modo la storia della Hammer Film Productions, che tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni settanta sfornò ben diciotto film divisi in tre serie dedicate, rispettivamente, a Frankenstein, a Dracula e a La Mummia. Già nel corso della scorsa annata avevo iniziato a vedere sia la serie di Dracula, vedendo e parlando qui di "Dracula il vampiro", sia quella di Frankenstein, parlando de "La maschera di Frankenstein" e l'idea, per questo speciale, non è quella di vedere i vari film serie per serie, ma di vederli e di proporveli nel giusto ordine d'uscita, un po' per evitare di annoiarmi io guardando di seguito film dello stesso filone, un po' per vedere non tanto l'evoluzione della singola serie, quanto quella della casa di produzione all'interno delle sue tre serie cinematografiche più famose - ci sono ovviamente altri film prodotti dalla Hammer sin dagli anni trenta, che però qui non verranno esplorati. Dopo aver quindi sbagliato l'ordine delle prime due recensioni, ora è il turno, proprio per rispettare l'ordine d'uscita, de "La vendetta di Frankenstein", secondo capitolo della saga di Frankenstein e uscito nello stesso anno, ma qualche mese dopo, di "Dracula il vampiro".
Girato praticamente in contemporanea con "Dracula il vampiro", utilizzando pure lo stesso set e persino ambientazioni simili, "La vendetta di Frankenstein" riprende proprio dove ci eravamo lasciati con la fine del capitolo precedente: la ghigliottina che avrebbe dovuto tagliare la testa a Victor Frankenstein, sempre interpretato dall'ottimo Peter Cushing, è ancora lì al suo posto, in attesa di abbassarsi. Vediamo però che il barone, grazie all'aiuto di un uomo deforme, Karl interpretato da Oscar Quitak riesce a sfuggire alla condanna a morte, facendo uccidere al suo posto il cappellano del carcere. Riuscito a rifarsi una nuova vita come medico nella cittadina di Carlsbruck, sotto il falso nome di Stein - un nome assolutamente irriconoscibile rispetto al precedente -, egli alterna la vita da medico assistendo sia alcuni abitanti della cittadina, sia i malati ospiti dell'ospedale dei poveri, gratuitamente. Egli viene però riconosciuto da Hans Kleve, interpretato da Francis Matthews, che si offre come suo apprendista, estremamente affascinato dalle sue teorie. I due vengono aiutati da Karl, che in cambio dell'aiuto a Frankenstein aveva chiesto un corpo nuovo in cui vivere, i due proseguono gli esperimenti sulla rivitalizzazione dei cadaveri, con l'obiettivo finale di trasportare un cervello umano in un corpo diverso.
Negli ultimi anni non sono molti, a memoria d'uomo, quei film che vengono girati in pochissimo tempo e ottengono buoni risultati qualitativi. Bisogna tornare indietro di qualche anno perchè produzioni lampo come questa presentino una qualità tale e un successo tale da farsi ricordare. É bene non dimenticare infatti quanto l'idea di Terence Fisher dopo "La maschera di Frankenstein" era proprio quella di non farne una serie, ma di far finire definitivamente le storie legate al barone Victor Frankenstein, con una morte per ghigliottina che sarebbe dovuta essere inequivocabile. La produzione della pellicola però non ne voleva sapere e, subito dopo il termine delle riprese di "Dracula il vampiro", ecco che viene la richiesta di proseguire la storia di Frankenstein, inventandosi un modo per farlo tornare in vita. Fortuna vuole che nel finale de "La maschera di Frankenstein" si vedeva la ghigliottina abbassarsi, suggerendo solamente che Victor Frankenstein fosse morto, ma senza far vedere mai il cadavere: ed ecco che così nasce lo stratagemma, mostratoci all'inizio di questo capitolo, per il quale il protagonista della serie fosse ancora vivo e vegeto, assumendo una nuova identità.
A questi retroscena di non poco conto si aggiunge il fatto che in questo secondo capitolo della serie di Frankenstein la violenza delle immagini è molto più efferata e molto più spinta e viene ancora una volta suggerito come l'orrore della vicenda non sia più di tanto legato agli esperimenti del dottore e alle deformità delle persone su cui vengono condotte - nel primo si aveva la creazione di una creatura fatta con parti di corpi umani, mentre nel secondo abbiamo il trasporto di un cervello da un corpo all'altro - quanto più che altro alla personalità dei protagonisti della vicenda, che vengono fortemente corrotti dal desiderio e dalla brama di potere, in questo caso attraverso un uso moralmente discutibile della scienza. D'altronde anche il romanzo di Mary Shelley voleva essere una critica a tutti quegli scienziati della sua epoca che avrebbero voluto sostituirsi a Dio - e non sapete quanto questa cosa, da agnostico, mi pesi - e qui più o meno si vede la stessa cosa, certo con sequenze narrative che hanno l'intento di colpire maggiormente lo spettatore creando in lui disgusto e raccapriccio.


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