Vice - L'uomo nell'ombra di Adam McKay (2018)
USA 2018
Titolo Originale: Vice
Regia: Adam McKay
Sceneggiatura: Adam McKay
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Tyler Perry, Alison Pill, Jesse Plemons, Lily Rabe, Justin Kirk, LisaGay Hamilton, Shea Whigham, Eddie Marsan, Bill Pullman, Cailee Spaeny, Bill Camp, Fay Masterson, Stefania LaVie Owen, Don McManus
Durata: 132 minuti
Genere: Biografico, Commedia
Tra i film più chiacchierati di questo inizio di 2019 c'è sicuramente "Vice - L'uomo nell'ombra", pellicola che narra la carriera politica di Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti d'America durante la presidenza di George W. Bush. É tra i film più chiacchierati di inizio anno sicuramente per la performance recitativa di Christian Bale, valsagli un Golden Globe come miglior attore in un film drammatico, la sua ennesima performance fisica, che lo ha visto ingrassare di un sacco di chili per poter somigliare il più possibile al personaggio che doveva interpretare. Un altro aspetto da non sottovalutare è il ritorno dietro la macchina da presa di Adam McKay, regista dallo stile particolarissimo da me apprezzato per film come "I poliziotti di riserva" o "La grande scommessa", mentre ancora mi devo godere "Anchorman", che molti ritengono uno dei suoi capolavori - potrebbe essere uno dei miei fake rewatch! Oltre a Christian Bale, che ha ringraziato Satana per avergli dato la giusta ispirazione, abbiamo anche attori del calibro di Sam Rockwell nei panni di George W. Bush, Steve Carell nei panni di Donald Rumsfell - politico di cui ignoravo l'esistenza, ma che immagino negli Stati Uniti sia particolarmente conosciuto - e di Amy Adams nei panni di Lynne Cheney, la moglie del protagonista.
La pellicola parte nel famigerato 11 Settembre del 2001, con Dick Cheney e altri funzionari della Casa Bianca riuniti in un bunker segreto per studiare le mosse per affrontare alla svelta la crisi in atto. Ci si sposta subito nel 1963, con Dick che, dopo l'ennesima volta in cui viene fermato ubriaco dalla polizia, viene convinto dalla moglie a ripulirsi e ad intraprendere seriamente la carriera politica. La storia ci viene narrata da Kurt, interpretato da Jesse Plemons, che nonostante non abbia mai conosciuto Cheney di persona, ha un legame molto stretto con lui, per un motivo che ci verrà spiegato nel corso della pellicola. Viene dunque eviscerata tutta la carriera politica e familiare dell'uomo, secondo una personale reinterpretazione del regista - è noto infatti che Dick Cheney fosse uno dei vicepresidenti più riservati della storia degli Stati Uniti - mettendone in evidenza le luci, la strategia, ma soprattutto le moltissime ombre relative al periodo in cui assunse la vicepresidenza degli Stati Uniti d'America.
Adam McKay, dopo avermi spiegato come se fossi un babbuino l'alta finanza con "La grande scommessa", riuscendo addirittura a coinvolgermi e a divertirmi, riesce nell'intento di creare una pellicola che, oltre a risultare migliore della precedente, secondo la mia opinione, risulta anche più fruibile da qualsiasi tipo di pubblico, parlando di un argomento molto più accessibile. Non c'è infatti bisogno di capire molto di politica per comprendere appieno lo svolgimento del film, anche se penso che il pubblico americano, molto più dentro alle vicende narrate rispetto a quello europeo, possa apprezzarlo molto di più. Proprio come nella pellicola precedente del regista, non mancano momenti in cui i protagonisti sfondano la quarta parete, parlando direttamente con il pubblico, o momenti in cui il narratore si prende delle licenze narrative decisamente fuori dagli schemi, come un ipotetico dialogo tra marito e moglie in cui i due recitano il "Riccardo III" di Shakespeare, dato che nessuno può sapere cosa si fossero detti i due in quel frangente, oppure ancora il finto finale che vediamo all'incirca a metà della durata del film. Il personaggio di Dick Cheney viene eviscerato in tutte le sue sfaccettature e non mancano, all'interno della pellicola, sequenze che spiazzano lo spettatore, ma anche altre in cui questi ne esce estremamente criticato in maniera sempre ironica e molto molto pungente, tanto che l'intero svolgimento della pellicola assume i toni della commedia nera, con qualche frecciatina satirica all'uomo e al politico in un film che è, inequivocabilmente, schierato politicamente. Le due ore e un quarto della sua durata, in tal senso, non pesano assolutamente, anzi, non ci si accorge nemmeno di quanto tempo sia passato al termine del film.
Sulla performance recitativa di Christian Bale si sono già spese parole e parole, ma è sempre bene ribadire quanto questa sia stata valida, dopo un periodo in cui non mi era sembrato in formissima e mi era parso che avesse sbagliato un po' di film in fila. Intensa e credibilissima anche Amy Adams nei panni di Lynne Cheney, che nel film ha una somiglianza abbastanza inquietante con Hillary Clinton - sarà forse per i capelli biondi a caschetto -, mentre sinceramente mi aspettavo molto di più da Sam Rockwell nei panni di George W. Bush, o forse, mi aspettavo che il suo personaggio assumesse una maggiore importanza nella storia, mentre alla fine risulta essere piuttosto marginale e compare in scena relativamente poco. Convincente anche Steve Carell ad interpretare un politico controverso e senza peli sulla lingua, che passa più e più volte per il coglione di turno.
Non ci sono dubbi dunque sul fatto che "Vice - L'uomo nell'ombra", sia uno dei film da vedere in questo inizio di 2019, un film che sarà in grado sicuramente di soddisfare qualsiasi tipo di palato cinematografico risultando divertente e disgustoso allo stesso tempo.
Voto: 8
Film geniale, non il solito biopic a tema con il divo di turno, ma un grande film corale che racconta a modo suo (esilarante) quarant'anni di storia americana. Con un retrogusto inquietante: ci sono pochi, pochissimi uomini che seduti dentro le stanze del potere decidono i destini del mondo...
RispondiEliminaAdorato dall'inizio alla fine. McKay colpisce ancora!
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