BlacKkKlansman di Spike Lee (2018)



USA 2018
Titolo Originale: BlacKkKlansman
Regia: Spike Lee
Sceneggiatura: Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel, Kevin Willmott
Cast: John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace, Jasper Pääkkönen, Ryan Eggold, Paul Walter Hauser, Ashlie Atkinson, Corey Hawkins, Ken Garito, Robert John Burke, Harry Belafonte, Nicholas Turturro, Alec Baldwin, Isiah Whitlock Jr., muMs da Schemer
Durata: 135 minuti
Genere: Drammatico


Con la visione di "BlacKkKlansman" ho dovuto fare i conti con qualche mio demone: il regista Spike Lee è uno di questi. Un grande regista, osannato un po' da tutti, con grandi film all'attivo che io purtroppo non sono mai riuscito ad amare in maniera viscerale come molti altri appassionati di cinema. Pur non conoscendo nel dettaglio tutta la sua filmografia, quello che mi è parso, soprattutto negli ultimi anni, è il fatto che il regista abbia saputo alternare grande cinema con grandi bestialate, eclissandosi cinematograficamente da almeno cinque anni a questa parte. Tanto per dare delle coordinate sul mio rapporto con il regista: adoro "He Got Game" e "Inside Man", non sono mai riuscito ad amare - come molti altri - "La 25a ora" e detesto con tutto me stesso film come "Miracolo a Sant'Anna" e "Oldboy". Ora, io non vorrei farmi portatore di verità assolute, ma chi non detesta l'"Oldboy" diretto da Spike Lee con me potrebbe avere dei problemi seri: prende un capolavoro del cinema orientale e lo americanizza facendogli perdere tutti quegli elementi della cultura a cui appartiene l'originale, rendendolo un film normalissimo e senza il minimo significato. Dopo cinque anni in cui anche i fan più estremisti hanno riconosciuto il fatto che il regista si stesse un po' spegnendo, ecco il ritorno, con un "BlacKkKlansman" presentato in concorso al Festival di Cannes e vincitore del Gran Premio della giuria. Per prendere parte al suo nuovo film, basato sulla storia vera dell'uomo di colore che riesce a diventare un membro del Ku Klux Klan per sventare un grande piano criminale, Spike Lee sceglie due attori piuttosto in voga in questo momento: Adam Driver interpreta il detective Flip Zimmerman, mentre John David Washington, figlio di Denzel Washington, veste i panni del detective di colore Ron Stallworth.
Come già detto il film si basa su una storia realmente accaduta: siamo all'inizio degli anni settanta e Ron Stallworth è il primo uomo afroamericano a diventare agente di polizia nel distretto di Colorado Springs. Costretto inizialmente ad occuparsi dell'archivio e a subire i commenti poco felici di alcuni colleghi razzisti, viene presto mandato come agente sotto copertura per infiltrarsi ad un comizio tenuto da Kwame Ture, durante il quale conosce anche Patrice Dumas, interpretata da Laura Harrier, presidentessa dell'unione studentesca nera del Colorado College. Dopo il comizio, in seguito al quale Patrice e Kwame subiranno un'aggressione da parte di un collega razzista di Stallworth, il detective verrà assegnato all'Intelligence: leggendo un giornale scoprirà che il Ku Klux Klan sta reclutando nuovi adepti e deciderà di chiamare il numero di telefono indicato. Da quel momento in poi Stallworth intratterrà, con i membri del clan, solo i rapporti telefonici, mentre per gli incontri di persona verrà inviato il detective Zimmerman, caucasico ed ebreo che dovrà interpretare la parte del razzista incallito. Farà presto conoscenza con tre membri del clan, tra i quali uno, Ivanhoe, interpretato da Fabrizio Dolce, rivelerà intenzioni riguardo un attacco imminente.
Spike Lee è tornato. O meglio, è tornato ad essere quel regista che non amo visceralmente, ma che è in grado di regalare agli spettatori ottimi film. "BlacKkKlansman" è senza ombra di dubbio quel tipo di film con il quale il regista poteva tornare ai suoi fasti, a trattare uno di quegli argomenti che gli è sempre stato caro come il razzismo, magari senza rompere troppo i coglioni con critiche fuori luogo ed assolutamente out of scope ad altri registi - vi ricordate quando accusava Tarantino di razzismo e lo ammoniva del fatto che un bianco non potrebbe utilizzare la parola "negro"? Ecco, magari, messe da parte ste polemiche inutili, Spike Lee è potuto tornare ad essere un grande regista. Interessante in questa sua ultima pellicola è stato il ritorno ad una cattiveria tale da mettere a disagio lo spettatore, con dialoghi estremamente pungenti e in alcuni casi a livelli estremamente disgustosi, in grado di smuovere sicuramente le coscienze del pubblico - anche se già immagino i commenti di qualche sedicenne ignorantello in sala durante la visione. Non sono solo i dialoghi pungenti ed estremamente cattivi a convincere, ma anche una trama che evolve in maniera coinvolgente e dei personaggi scritti in maniera certosina: dove i membri del Ku Klux Klan sono quasi solamente abbozzati e non particolarmente approfonditi, lo sono al contrario i due protagonisti, sfaccettati e pieni di dubbi ed entrambi vittime, appartenendo a due cosiddette minoranze, di forme di razzismo, essendo Zimmerman un ebreo caucasico.
Pensavo da questa pellicola di trovare l'ennesima performance di altissimo livello di Adam Driver, che negli ultimi anni sta venendo pushato moltissimo da parte dei grandi del cinema hollywoodiano. Chiaro che la performance di alto livello da parte dell'attore l'ho trovata, ma ho anche trovato con grandissima sorpresa il fatto che John David Washington sia stato in grado di mangiarsi letteralmente lo schermo con un'interpretazione estremamente sentita e di altissimo livello."BlacKkKlansman" è dunque un film necessario che nel finale, dopo aver narrato la sua storia in maniera cruda ed estremamente realistica, mette alla berlina la dura verità: la storia è ambientata sì negli anni settanta, ma spostiamoci un attimo ai giorni nostri e assistiamo alle varie proteste avvenute nel 2017 a causa dell'eccessiva violenza usata dalla polizia contro la popolazione di colore e capiamo quanto sì, la storia che abbiamo appena visto è ambientata più di quarant'anni fa, quando essere un esponente del Ku Klux Klan ancora non era ufficialmente illegale, ma potremmo tranquillamente spostarla ai giorni nostri e saremmo qui a parlare delle stesse identiche cose.

Voto: 8

Commenti

  1. Si un ottimo film, Lee sembra essersi ripigliato!

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  2. Non sarà (forse) più il Lee dei tempi d'oro, ma questo film è godibilissimo e graffiante, quasi come una volta! ;)

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  3. Tra i miei film preferiti di quest'anno, senza dubbio ne parlerò a breve!
    Aggressivo al punto giusto e pungente nel migliore stile di Lee, capace (quasi) sempre di trovare il giusto equilibrio tra intrattenimento e impegno. :)
    Da fan, credo che Miracolo a Sant'Anna sia uno di quei film in grado di mettere d'accordo tutti non tanto per la sua bruttezza quanto per la sua inutilità!

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  4. Lee lo conosco poco, quel che ho recuperato di suo l'ho fatto così tanto tempo fa che dovrei ri-recuperarlo.
    Qui, però, fa centro, con una storia leggera e profonda, con un finale intensissimo e soprattutto diretto.

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