Searching di Aneesh Chaganty (2018)



Russia, USA 2018
Titolo Originale: Searching
Regia: Aneesh Chaganty
Sceneggiatura: Aneesh Chaganty
Cast: John Cho, Debra Messing, Joseph Lee, Michelle La, Sara Sohn, Steven Michael Eich, Ric Sarabia
Durata: 100 minuti
Genere: Thriller


Siamo nel nuovo millennio da quasi venti anni e anche il mondo del cinema prima o poi se ne dovrebbe accorgere, non solamente aumentando il tasso di effetti speciali e sofisticandoli in modo da farli diventare sempre più realistici, ma anche per quel che riguarda stili e tecniche narrative. Ad essere in qualche modo innovativo ci aveva già provato il genere horror qualche anno fa con "Unfriended" che nel 2014 mi aveva deluso parecchio: tutto realizzato durante una chiamata su Skype, purtroppo la trama era talmente poco elaborata e la componente horror talmente tanto simile a degli scherzoni ben elaborati da farmelo odiare parecchio. Quest'anno il regista americano di origini indiane Aneesh Chaganty ha pensato bene di volerci riprovare, realizzando un thriller incentrato sulla scomparsa di una ragazza. Particolarità della pellicola, anch'essa a suo modo pionieristica per il genere thriller, il fatto che le investigazioni, sia da parte del padre della ragazza, sia da parte della polizia, ci vengano tutte narrate attraverso lo schermo di un computer. Una tecnica che dal punto di vista economico risulta particolarmente facile da realizzare: con un paio di euro in tasca, la possibilità di fare il botto per quanto riguarda i guadagni è effettivamente altina, dato che come l'economia di base insegna, se spendo poco per realizzare un lavoro, ma lo faccio pagare al pubblico come tutti gli altri, anche se il pubblico è ridotto la possibilità di guadagno è alta. Oltre al basso costo dell'operazione, il ricordo di "Unfriended" mi dava molti dubbi, uno su tutti la possibilità di creare una sceneggiatura con un certo spessore, in grado di coinvolgere lo spettatore dall'inizio alla fine.
Due anni dopo la morte della madre Pamela, il rapporto tra Margot, interpretata da Michelle La, e il padre David, interpretato da John Cho, si è un po' raffreddato. Dopo una serata assieme ad un gruppo di studio, la ragazza scompare, senza lasciare tracce. Dopo un paio di giorni senza ricevere notizie, David decide di rivolgersi alla polizia che, affidando il caso alla detective Rosemary Vick, interpretata da Debra Messing, comincerà ad indagare sulla scomparsa e ad organizzare una squadra per le ricerche, sperando che il tutto si risolva nella più classica fuga da casa adolescenziale. Siamo davanti ad un thriller che, dal punto di vista della sceneggiatura, non presenta grossi elementi di novità, anzi lo si potrebbe definire come la più classica delle storie investigative, in cui a collaborare sono la polizia e il padre della ragazza scomparsa, che utilizzerà i mezzi a sua disposizione per poterla ritrovare. Non è però l'innovazione dal punto di vista della sceneggiatura il punto di forza della pellicola, quanto quello a livello di stile narrativo: come già detto in più modi far vedere tutto attraverso lo schermo di un computer è un'arma a doppio taglio, spenderai sì pochi soldi, ma devi anche essere bravo, sennò la tua innovazione cinematografica è del tutto fine a se stessa.
Per quanto riguarda la mia opinione il regista Aneesh Chaganty è effettivamente stato bravo: non saranno certo le inquadrature mirabolanti e i lunghi piano sequenza a far ricordare questo film, così come non lo sarà nemmeno la trama, delle più classiche possibili, ma il modo in cui solamente attraverso lo schermo di un pc questi sia riuscito a tenere gli spettatori incollati allo schermo è assolutamente lodevole. Basti pensare alla sequenza iniziale, che tramite una galleria di foto e video riassume in pochi minuti quella che era stata la vita della famiglia Kim fino alla morte di Pamela anche in maniera relativamente commovente, oppure al modo in cui con il passare dei minuti anche il livello di tensione aumenti grazie alla lettura di chat su Skype o alla visione di video che ritraggono la vita di Margot negli ultimi due anni, periodo in cui la ragazza si stava sempre più allontanando dal padre.
Va dunque da sè il fatto non ci ricorderemo di certo di questo film per le tecniche sofisticate utilizzate o perchè la sceneggiatura ci parli di una storia nuova e mai vista al cinema - cosa tra l'altro sempre più difficile da trovare -, ce lo ricorderemo però sicuramente perchè non solo innovativo per quanto riguarda lo stile narrativo e il medium attraverso il quale la storia viene narrata, ma anche perchè grazie ai pochi mezzi che il regista si è voluto mettere a disposizione si è riuscito a creare una storia avvincente e da seguire dall'inizio alla fine, cosa che negli ultimi anni, con i thriller, spesso e volentieri non mi stava più capitando.

Voto: 7

Commenti

  1. "Unfriended" mi era piaciuto, per altro vorrei vedere il seguito, appena ho un po’ di tempo per farlo. “Open Windows” mi era piaciuto meno, non so se fare film sul desktop sia la nuova frontiera per mantenere bassi i costi (found footage 2.0) oppure abbia già espresso tutto il suo potenziale, stando al tuo giudizio non è così, mi incuriosiva il film, quindi ora cercherà di incastrarlo tra una visione e l’altra ;-) Cheers!

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  2. Mi ha preso e mi ha messo un'ansia non da poco questo film. Esperimento più che superato per me, in cui bastava un'esitazione nel click o un momento in più in una chat a mettere dubbi, far provare emozioni... cosa non da poco.

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