First Man - Il primo uomo di Damien Chazelle (2018)



USA 2018
Titolo Originale: First Man
Regia: Damien Chazelle
Sceneggiatura: Josh SInger
Cast: Ryan Gosling, Claire Foy, Corey Stoll, Pablo Schreiber, Jason Clarke, Kyle Chandler, Christopher Abbott, Patrick Fugit, Ciarán Hinds, Lukas Haas, Shea Whigham, Ethan Embry, Olivia Hamilton, Gavin Warren, Connor Colton Blodgett, Brian d'Arcy James, Cory Michael Smith, Brady Smith, William Gregory Lee, Skyler Bible, John David Whalen
Durata: 141 minuti
Genere: Biografico, Drammatico


Dopo aver visto ed apprezzato moltissimo "Whiplash" e "La La Land", i primi due film da regista di Damien Chazelle, devo dire che attendevo con una certa curiosità il suo terzo lavoro, dedicato alla figura di Neil Armstrong, il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna - se siete dei complottari fan delle scie chimiche e del terrapiattismo, per favore, evitate. Dopo aver esplorato con una regia ed un montaggio mirabolanti e con inquadrature poetiche il mondo della musica jazz, prima dal punto di vista di un batterista in un'orchestra comandata da un direttore di stampo militare, poi attraverso gli occhi di due sognatori innamorati che vogliono sfondare nel mondo dello spettacolo e della musica , la curiosità era dovuta più che altro al totale cambio di genere operato dal regista: non si parla più di musica e del mondo dello spettacolo, ma si realizza un vero e proprio film biografico, dalle premesse sicuramente più convenzionali dei suoi precedenti due film, avvalendosi però dello stesso Ryan Gosling, che aveva contribuito al grandissimo successo di "La La Land", nei panni del protagonista. Nel ruolo della moglie Janet abbiamo niente popo di meno che la regina Elisabetta seconda da giovane, la bravissima Claire Foy che in questo periodo sta, per usare un termine rubato dal wrestling, venendo pushata parecchio - tra l'altro la scorsa settimana, con l'uscita di "Millennium - Quello che non uccide", ha realizzato la doppietta. Per il resto "First Man - Il primo uomo" - ringraziamo sempre i titolisti italiani che ci prendono per ignoranti traducendo alla lettera il titolo inglese nel sottotitolo italiano - presenta tutti quei componenti nel cast tipici di questo tipo di film: abbiamo Kyle Chandler che in un buon film biografico non manca quasi mai, Corey Stoll nei panni di Buzz Aldrin e Jason Clarke nei panni di Edward Higgins White, l'astronauta che doveva partecipare alla missione Apollo 1, morto durante un test per un incendio all'interno dell'abitacolo assieme agli altri membri dell'equipaggio.
Poco utile sarebbe raccontare la trama di questo film, ma, come al solito, lo faccio comunque a grandi linee: nel corso delle due ore e mezza della sua durata si esplora la carriera nella NASA di Neil Armstrong, a partire dai primi test come pilota e ingegnere nel 1961, fino ad arrivare all'assunzione da parte della NASA e alla partecipazione, come capitano, alla missione Apollo 11, atterrata poi sul suolo lunare. Si esplora però anche la vita privata di Armstrong: una vita personale segnata dalla prematura scomparsa della seconda figlia Karen a causa di una polmonite a sua volta causata da un tumore maligno, che spesso verrà ricordata, anche solo attraverso dei simboli, si esplora il rapporto con la moglie e con i suoi colleghi, alcuni dei quali vedrà morire a causa di incidenti o, come lo stesso Edward Higgins White, durante un semplice test per la prima missione del programma spaziale Apollo. Come già detto, grande curiosità veniva dal fatto di vedere Damien Chazelle all'opera in un film diverso da quelli con cui ha ottenuto il successo, un film il cui genere sembra imporre degli schemi ben definiti dai quali per moltissimi registi è sempre difficile distaccarsi. E purtroppo, anche per Damien Chazelle, non c'è stata quel guizzo che tanto mi aspettavo.
Parliamo in modo chiaro: "First Man - Il primo uomo" è un biopic fatto con tutti i crismi, segue gli schemi del genere alla perfezione e, per quanto riguarda lo stile registico e la fotografia, è persino sopra alla media del genere, sarebbe da stupidi negarlo. Il problema che ho avuto, guardando questo film, è che avrebbe potuto dirigerlo chiunque con lo stesso risultato, insomma, non c'era bisogno di scomodare Damien Chazelle, che ha dimostrato il suo grande talento quando la musica diventa componente fondamentale delle sue pellicole, per dirigere questo film. Sicuramente un film da vedere nel miglior modo possibile, al cinema alcune scene, come ad esempio quella dello sbarco sulla Luna, sono visivamente di enorme impatto, ma per il resto si segue quello che è lo stato d'animo del protagonista: grande freddezza, davvero poca emozione se non nelle scene finali, in cui viene mostrata tutta l'umanità del personaggio e il suo ricordo della figlia defunta solamente otto anni prima. Va da sè che con il fatto che Damien Chazelle diriga il film che non ti aspetti, nel senso negativo, ci sia stata abbastanza delusione: non certo per come viene mostrata la carriera di Neil Armstrong, non certo per come sia reso in maniera spettacolare lo sbarco sulla Luna, con le registrazioni audio originali di quel giorno che fortunatamente non vengono doppiate nella versione italiana, sicuramente perchè dopo due ottimi film, a livello registico e anche a livello emozionale, questo risulta essere sicuramente un passo indietro: le inquadrature si fanno più convenzionali, mancano i suoi interminabili piano sequenza - che già mi stavo masturbando mentalmente al pensiero di un atterraggio sulla Luna in piano sequenza -, manca spesso e volentieri l'impatto emotivo, relegato ad un finale sicuramente evocativo.
Dal punto di vista recitativo tutti compiono il proprio lavoro senza strafare: il sempre criticatissimo Ryan Gosling recita ancora in un ruolo tagliato dal sarto per lui, freddo e distaccato, ma soprattutto pragmatico e concreto come non mai, forse è proprio il suo modo di recitare, e un personaggio non certo adatto per farlo, a non trasmettere grandissime emozioni. Emozioni che arrivano però grazie a Claire Foy, la donna di casa che deve spesso occuparsi dei figli soprattutto nei momenti in cui il marito è assente, soprattutto in quei momenti in cui nessuno, nemmeno lui stesso, credono che la missione possa andare bene e che gli astronauti possano tornare vivi a casa. Insomma, purtroppo mi aspettavo molto da questo film e ne sono rimasto deluso. Non perchè a livello assoluto sia un brutto film, quanto più che altro perchè mi è sembrato un film convenzionalissimo, diretto da un regista per me sopra la media senza però sfruttarne al massimo le sue potenzialità. Ed il primo film in cui Damien Chazelle non ha a che fare con la musica non è sicuramente un film sbagliato, quanto meno è un film con molto meno fascino rispetto ai due predecessori.

Voto: 6,5

Commenti

  1. Un film su commisione quindi per il buon Chazelle.

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  2. Ho finito di scriverne ieri sera, quindi faccio in tempo a leggerti, devo dire che non mi ha entusiasmato, anzi mi sono anche annoiato, però resta un buon film, ho apprezzato l’idea di fare una biopic intimista, anti spettacolare, e Ryan Gosling con la sua solita fissità, trova ancora un modo per funzionare. Però ci ho visto un po’ troppo pilota automatico, insomma meglio di “La La Land” (ma ci vuole poco per me, visto che non lo sopporto quel film) e meno di “Whiplash”. Cheers!

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  3. Impossibile dire che sia brutto, vero, ma pure per me è mancato il guizzo che da Chazelle sempre mi aspetto. C'è più umanità e sentimento rispetto a una semplice ricostruzione, con gesti che sanno entrare nel cuore ma.. niente, continuo a trovarci dei "ma".

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  4. Devo dire invece che a me è piaciuto molto, anche più di "La La Land": ho apprezzato molto l'idea di un film intimista e trattenuto, non spettacolare, totalmente anti-eroico, volutamente senza enfasi. Vengono mostrati gli astronauti come uomini che rischiano la vita per un obiettivo più grande di loro, totlamente alla mercè del governo americano. L'unico difetto del film, se proprio vogliamo, è il suo attore principale: l'espressione di Gosling non cambia mai per tutti i 141 minuti di durata...

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