Judy di Rupert Goold (2019)



Regno Unito 2019
Titolo Originale: Judy
Regia: Rupert Goold
Sceneggiatura: Tom Edge
Durata: 118 minuti
Genere: Biografico


Negli Stati Uniti, soprattutto quando parliamo di Academy Awards, spesso e volentieri non hanno la capacità di distinguere tra performance attoriale e affezione ad un mito, ne è un vero e proprio esempio l'Oscar al migliore attore protagonista dato lo scorso anno a Rami Malek per l'interpretazione di Freddie Mercury in "Bohemian Rhapsody". Nel momento in cui scrivo questo post, ancora le premiazioni non sono avvenute, ma siccome non avrei avuto tempo di scriverlo in un momento successivo ecco qui il mio commento ad un film che molto probabilmente verrà premiato seguendo la stessa situazione per cui è stato premiato lo scorso anno Rami Malek. Protagonista del film e quasi sicura dell'Oscar come miglior attrice protagonista è Renée Zellweger, che avrà probabilmente soffiato il premio alla ben più meritevole Scarlett Johansson per "Storia di un matrimonio", grazie ad un film dedicato ad una parentesi della vita di Judy Garland, attrice amatissima negli Stati Uniti e protagonista di numerosi film tra il 1929 e il 1963, diventando famosa per l'indimenticabile interpretazione di Dorothy ne "Il mago di Oz". Regista della pellicola è Rupert Goold, di cui io ho visto la scorsa estate il suo unico film da regista "True Story", mentre nel cast abbiamo anche Finn Wittrock nei panni di Mickey Deans, l'ultimo marito di Judy Garland.
Siamo nel 1968, la carriera di Judy Garland è ormai irrimediabilmente in declino e la donna vive quasi sempre in viaggio assieme ai suoi figli, facendo esibizioni per la quale è poco retribuita, attanagliata dai debiti. L'attrice verrà però chiamata a Londra per una serie di concerti in un club esclusivo nella città, per i quali si è già registrato il tutto esaurito e gli spettatori nutrono una grande attesa per le sue esibizioni. Nel film verrà raccontato questo spaccato della vita dell'attrice, dai problemi familiari con i suoi precedenti mariti, alla sua nuova storia d'amore con Mickey Deans, fino a passare al suo modo abbastanza eccentrico di affrontare le esibizioni nel club, tenendo molti concerti ubriaca ed evidenziando diversi problemi di abuso di alcool. Inframezzati a questa parentesi della sua vita vediamo anche alcuni flashback in cui Judy Garland, ancora ragazzina, è impegnata nelle riprese de "Il mago di Oz" e nelle registrazioni di "Somewhere over the Rainbow", il brano che l'ha resa un'icona a livello mondiale e che durante il tour a Londra si rifiuterà di eseguire perchè la lega a ricordi non sempre positivi degli inizi della sua carriera.
Non so bene come approcciare a questo commento legato a "Judy" perchè in fin dei conti il film non è che non mi sia piaciuto, ma non ho proprio capito il perchè di così tanto clamore. Innanzitutto è uno di quei tipici biopic che raccontano un episodio particolare della vita del protagonista, agganciando parallelismi con la sua vita passata, in questo sicuramente molto convenzionale, in secondo luogo durante la visione non ho trovato, se non nella scena finale, tutto quel livello emotivo che penso invece il film volesse trasmettere. Ora, io non è che sia un cultore del cinema o della musica di Judy Garland, anzi, ammetto candidamente di conoscere praticamente solo "Il mago di Oz" per quanto riguarda i film a cui ha partecipato l'attrice, quindi forse il fatto di non conoscerla abbastanza a livello artistico e di non essermi appassionato mai dei suoi film - in realtà non ho proprio mai cercato una visione, se devo esserne sincero - deve avere influenzato la fruizione del film dal punto di vista emotivo, ma un biopic deve servire a far appassionare ad un personaggio anche coloro che non lo conoscono a fondo e secondo me questo film non ci è riuscito. Non bastano un paio di canzoni ben assestate, che funzionano nonostante non le conoscessi prima della visione del film, per emozionare, così come non basta una singola scena, effettivamente riuscita, nel finale, per dire che il film abbia funzionato in tutto e per tutto: è ovvio che da spettatore abbia aspettato tutto il tempo di vedere l'esibizione di Renée Zellweger di "Somewhere Over the Rainbow" ed effettivamente l'esecuzione, all'interno del film, mi ha emozionato, peccato che poi, subito dopo, arrivi la fine del film, così, praticamente dal nulla, mi ha dato la sensazione di essere stato troncato brutalmente e la cosa mi ha lasciato spiazzato.
Ai momenti in cui Judy Garland è impegnata nella sua opera di autodistruzione fisica e artistica nel 1968 ho apprezzato decisamente molto di più i flashback legati alle riprese de "Il mago di Oz", avvenute quando era solo una sedicenne che ancora non aveva ben chiaro se volesse vivere una vita normale o una vita da celebrità, con tutte le restrizioni che la cosa comporta, alimentari, relazionali e così via. Più interessanti queste parti perchè si vede abbastanza bene il modo in cui la sua immagine venga sfruttata dai produttori del film, ben consci che sarà quello che consacrerà poi la sua carriera, ma che provocheranno poi nella donna quel disagio che viene mostrato nelle parti del film ambientate nel 1968. Non riesco dunque a capire in tal senso come Renée Zellweger possa aver molto probabilmente scalzato - o forse meglio dire derubato - Scarlett Johansson di un Oscar di cui aveva sicuramente meno diritto, se non per l'innata incapacità degli ammeregani di distinguere il personaggio interpretato - comprensibilmente amatissimo in patria - dalla vera e propria interpretazione dell'attore, che nel caso specifico è la tipica interpretazione da biopic senza particolari guizzi a livello recitativo e con un po' di imitazione qua e là, che personalmente non riesco ad apprezzare. "Judy" non è comunque un film da buttare in tutto e per tutto, ma tutto il clamore che gli è ruotato intorno non lo trovo giustificato, così come l'interpretazione della protagonista non l'ho poi trovata così tanto da Oscar.

Voto: 5,5

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