The End? L'Inferno fuori di Daniele Misischia (2017)
Italia 2017
Titolo Originale: The End
Regia: Daniele Misischia
Sceneggiatura: Cristiano Ciccotti
Cast: Alessandro Roja, Euridice Axen, Claudio Camilli, Benedetta Cimatti, Roberto Scotto Pagliara
Durata: 100 minuti
Genere: Horror
L'idea di uno zombie movie italiano agli appassionati di cinema fa pensare subito alle peggiori cose: il rischio di trovarsi davanti a qualcosa di trash, il fatto che da anni non si riesca più a fare cinema di genere, essendosi la nostra produzione cinematografica fossilizzatasi principalmente sulle commedie e sui drammi. Di uscite di qualità ce ne sono state anche per quanto riguarda questi due generi, sia chiaro, ma da quant'è che al cinema non viene portato un bell'horror prodotto nel nostro paese? Ed ecco che ci pensa Daniele Misischia, fino a poco tempo fa regista di cortometraggi e con un solo lungometraggio all'attivo - "Il giorno dell'odio", uscito nel 2011 -, che porta al cinema uno zombie movie all'italiana - anche se in realtà si parla più che altro di "infetti" più che di veri e propri zombie, ma il concetto per l'economia del film è lo stesso - il cui protagonista è interpretato da Alessandro Roja, attore diventato famoso per aver interpretato Dandi nella serie di "Romanzo criminale" e Rocco Venturi in "1992", oltre ad aver collaborato con Paolo Virzì in "Tutta la vita davanti".
Claudio Verona, interpretato da Alessandro Roja, è un imprenditore di successo che lavora a Roma, trattando male praticamente chiunque lo circondi. Tradisce la moglie da tempo e, proprio dopo aver tentato di molestare la sua vecchia amante all'interno dell'ascensore con cui si sta recando ad un'importantissima riunione, si ritrova bloccato all'interno dell'ascensore stesso, con i tecnici che tardano inesorabilmente nel risolvere il problema. Quella che per Claudio sembra essere solo una sfortunata disavventura presto si trasformerà in un incubo nel quale moltissimi abitanti della città di Roma, compresi quelli che si trovano all'interno dell'edificio in cui Claudio è bloccato, sembrano essere impazziti: sono famelici, bestiali e attaccano gli esseri umani per nutrirsi di loro. Claudio dovrà dunque tentare di sopravvivere, rimanendo all'interno dell'ascensore e scacciando tutti quei mostri che tenteranno, man mano, di attaccarlo. Dovrà però anche fare attenzione a ciò che accade al di fuori dell'edificio, perchè sua moglie e i suoi pochi amici sono in pericolo.
La narrazione si svolge praticamente per intero all'interno dell'ascensore in cui il nostro protagonista è intrappolato e lo spettatore vede essenzialmente ciò che vede il protagonista, senza però che il regista usi quasi mai un'inquadratura in soggettiva. Gli eventi che circondano Claudio ci vengono infatti mostrati in terza persona, mostrando però solamente ciò che egli vede al di fuori della fessura aperta nelle porte dell'ascensore oppure inquadrando l'ascensore stesso dal corridoio, senza però mostrare nulla che sia al di fuori della visuale del protagonista. Essendo un film in cui vediamo solo ciò che vede un personaggio, non ci è dato sapere cosa stia accadendo all'esterno dell'edificio, se non attraverso il suo smartphone: nei pochi momenti di tranquillità egli si informerà su cosa accade leggendo articoli online o guardando video su Youtube oppure ancora tramite concitate telefonate a persone che stanno all'esterno, che sono una delle cose che mi ha sorpreso di più, perchè ben interpretate e fanno ben comprendere quale sia la portata dell'inferno in cui sta sprofondando il protagonista della vicenda. Quella che sembra essere una vera e propria caduta agli inferi per Claudio comincerà ad essere un'occasione di cambiamento nel momento in cui conoscerà Marcello, interpretato da Claudio Camilli, giunto nell'edificio per caso e con il quale stringerà subito un bel rapporto di collaborazione reciproca.
Dal punto di vista registico Daniele Misischia si comporta benissimo innanzitutto per la già citata idea di mostrarci solamente ciò che il protagonista può vedere con i propri occhi e il mancato utilizzo della soggettiva in favore di un'inquadratura in terza persona - un po' come in "In linea con l'assassino" - è un'idea che funziona a meraviglia. Di contro ho trovato un po' stucchevoli e a tratti anche fastidiosi i continui stacchi che inquadrano l'esterno dell'ascensore dall'alto o l'edificio in cui si svolge la vicenda dall'esterno, sembrano quasi quegli stacchi tra una scena e l'altra che c'erano in "Distretto di polizia", fanno tanto fiction televisiva e non aggiungono nulla al film, però è un difetto decisamente veniale, per un film imperfetto, ma comunque realizzato con tutti i crismi del caso. Per essere un film italiano poi gli infetti sono truccati veramente bene, credibilissimi la scenografia, che consiste praticamente in un ascensore insanguinato, favorisce l'immersione dello spettatore all'interno della vicenda. Purtroppo la colonna sonora non mi ha particolarmente impressionato, l'ho trovata piuttosto dimenticabile e non riconoscibile al di fuori della pellicola.
Dal punto di vista della recitazione Alessandro Roja deve reggere tutta la pellicola da solo e riesce bene nel suo intento, avrei solamente preferito che la sua interpretazione fosse meno caricata ed enfatizzata, ma da questo punto di vista non mi sento di lamentarmi. Mi ha sorpreso in positivo anche Claudio Camilli - che sinceramente vedo per la prima volta - molto naturale e realistico nella recitazione, in una parola credibilissimo nel ruolo da lui interpretato.
Ci troviamo dunque davanti ad un film molto particolare per quelle che sono le abitudini degli spettatori italiani, un film che esula dal genere della commedia e del dramma, che sì, presenta dei difetti qua e là che rendono il film imperfetto, ma comunque godibilissimo e senza particolari sfondoni nè a livello tecnico nè a livello di sceneggiatura. Posizionato in uno slot un po' sfigato, essendo uscito a Ferragosto assieme a "Ant-Man and the Wasp", è riuscito comunque a ritagliarsi il suo spazietto e a chiamare in sala un soddisfacente numero di appassionati. Non siamo davanti a numeri da grandissima produzione, ma comunque qualcosa si sta muovendo nel nostro cinema e prodotti del genere vanno supportati, anche solo per il fatto che propongano qualcosa di diverso dal solito, che è già moltissimo.
Voto: 7+
Purtroppo, mi spiace dire che l'ho trovato brutto come la fame (dei morti viventi). E sai bene che seguo e sostengo sempre il cinema italiano che sperimenta. Colpa non tanto della resa, ma di una storia che non c'è; di un impianto in solitaria che soltanto Reynolds, Franco e Redford possono reggere, mica Roja.
RispondiEliminaNon sono d'accordo: per quanto Roja non mi abbia convinto appieno, secondo me ha retto abbastanza bene in solitaria. La storia non c'è perchè è semplicemente uno sprofondare all'inferno, un pretesto per far cambiare il protagonista con un cambiamento che forse nemmeno avviene. Mi è parso un horror ben fatto e un esperimento ben riuscito.
EliminaTi aspetto al varco, non mi aspettavo mi potesse piacere così...
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