The ABCs of Death 2 (2015)

Dopo aver visto, qualche mese fa, "The ABCs of Death", la visione della seconda raccolta di cortometraggi sulla morte è stata rimandata a lungo. Pochi giorni dopo Ferragosto, appena rientrato dalle vacanze, assieme ad amici proprio come il primo film, abbiamo visto questo secondo volume che, sinceramente, ho trovato inferiore rispetto al primo film, ma che comunque è stato in grado di regalare qualche perla non indifferente.



Stati Uniti d'America, Giappone, Germania, Israele, Argentina 2015
Titolo Originale: The ABCs of Death 2
Durata: 124 minuti


Proprio come per il primo film, commenterò tutti i corti, evidenziando in verde quelli che mi sono piaciuti, in marrone quelli che non mi sono piaciuti e in nero quelli che mi hanno lasciato indifferente.


A is for Amateur di E. L. Katz: Un killer a pagamento principiante viene assunto per eliminare un grosso spacciatore, ma commette una serie di errori che lo uccideranno. Insomma, inizio non particolarmente convincente e parecchio banale.


B is for Badger di Julian Barratt: Un conduttore di documentari scientifici viene sbranato da un tasso mutato dalle radiazioni della vicina centrale nucleare. Qui si spera che vada a finire in questo modo, ma lo sviluppo del corto è piuttosto banale e senza mordente.


C is for Capital Punishment di Julian Gilbey: La comunità di un piccolo villaggio inglese sta processando un uomo accusato di aver seviziato e ucciso una quattordicenne. Vuole essere una critica contro la giustizia sommaria e popolare, finisce per essere niente di più che un corto in cui un tizio viene decapitato.


D is for Deloused di Robert Morgan: Un corto in stop-motion che racconta di un insetto gigante che aiuta un uomo a vendicarsi dei suoi mostruosi assassini. Ecco questo non l'ho proprio compreso, non ho apprezzato particolarmente le animazioni e non ci ho visto molto di buono.


E is for Equilibrium di Alejandro Brugués: Due naufraghi mettono a dura prova la loro amicizia quando il mare porta loro una bellissima naufraga. Divertentissima la vicenda, divertente lo sviluppo, pazzesco il plot-twist finale.


F is for Falling di Aharon Keshales e Navot Papushado: Una paracadutista israeliana intrappolata su un albero viene trovata da un giovane ragazzo arabo. Dapprima lui vuole ucciderla, ma lei lo convince a liberarla. Storia di tolleranza e aiuto reciproco che funziona, nonostante qualche battuta di troppo - voluta sicuramente - sulla condizione della donna nel paese arabo. Ridicolo il modo in cui muore lui, tragico ma carico di significato quello in cui morirà lei.


G is for Grandad di Jim Hosking: Un uomo che vive con suo nonno da più di un anno è stufo dei modi e dello stile di vita antiquato del parente. Di conseguenza, il nonno è stufo della convivenza forzata con il nipote. I protagonisti sono un giovane irrispettoso e un vecchietto inquietante che fa cose inquietanti. Mi ha divertito nel suo essere malato.


H is for Head Games di Bill Plympton: Un bacio tra un uomo e una donna si trasforma in una lotta senza esclusione di colpi. Corto animato che lascia il tempo che trova.


I is for Invincible di Erik Matti: La matriarca centoventenne viene quasi uccisa in tutti i modi possibili dai suoi figli, in modo da dare a loro l'eredità. Se la protagonista fosse stata la Regina Elisabetta si sarebbe guadagnato il colore verde, così invece fa solo un po' ridere, ma nulla di più.


J is for Jesus di Dennison Ramalho: Un giovane ragazzo gay viene rapito e torturato da due sacerdoti. Piaciuto principalmente per il modo in cui viene mostrata la vendetta del ragazzo.


K is for Knell di Kristina Buožytė e Bruno Samper: Una donna vede come un liquido nero trasforma la gente in crudeli assassini, alla fine, diventerà anche lei una killer. E niente la trama dice già tutto, il corto non aggiunge quasi nulla.


L is for Legacy di Lancelot Oduwa Imasuen: Un sacrificio per un rituale fallisce ed evoca un pericoloso demone che miete così vittime in una piccola tribù africana. Sinceramente non ne ho capito il senso e non mi è piaciuto lo svolgimento.


M is for Masticate di Robert Boocheck: Un uomo corre per le strade di una città in mutande e aggredendo chiunque gli capiti a tiro. La realizzazione e le inquadrature sono divertentissime, il protagonista è grottescamente inquietante. Forse inutile lo spieghino finale.


N is for Nexus di Larry Fessenden: Degli uomini si troveranno, per un concausa di avvenimenti, coinvolti in un incidente stradale. Non molto da aggiungere, dice già tutto il corto in questione.


O is for Ochlocracy di Hajime Ohata: In un mondo parallelo, una donna viene processata da una giuria di zombie che hanno riacquistato l'intelligenza grazie a un vaccino che sebbene distrugge il corpo cambia gli zombie da sanguinari a tranquilli cittadini. Molto carina l'idea e ho trovato abbastanza divertenti i dialoghi. Approvato!


P is for P-P-P-P SCARY! di Todd Rohal: Tre prigionieri evasi incontrano uno strano, inquietante uomo con un neonato in braccio, che ucciderà due dei detenuti. Omaggio alle commedie in bianco e nero, tipo quelle dei Tre Marmittoni, ho forse per questo motivo odiato il corto in questione.


Q is for Questionnaire di Rodney Ascher: Un uomo viene avvicinato da una donna a fare un test d'intelligenza. Man mano che risponde correttamente, si può vedere come il cervello dell'uomo venga asportato e trapiantato dentro un gorilla. E alla fine ci si chiede il perchè, motivo per cui la visione mi ha lasciato totalmente indifferente.


R is for Roulette di Marvin Kren: Due uomini e una donna giocano alla roulette russa in una cantina di una casa, durante la partita, la donna verrà uccisa. Si guadagna il verde solo per l'interpretazione data da un amico riguardo al plot twist finale.


S is for Split di Juan Martinez Moreno: Mentre è al telefono con suo marito, una donna viene brutalmente aggredita ed uccisa da un individuo mascherato che in seguito ucciderà anche il suo figlio neonato. Un thriller dei più classici, unica nota positiva lo split screen.


T is for Torture Porn di Jen e Sylvia Soska: Una donna viene trattata in modo misogino durante un'audizione per un film porno. Successivamente si vendicherà. Questo corto me lo sono quasi perfino dimenticato, ricordo solo che non mi piacque.


U is for Utopia di Vincenzo Natali: In un mondo abitato da persone fisicamente perfette, un uomo brutto e goffo viene circondato da queste ultime. Un robot della polizia lo porta dentro di sé, dove l'uomo muore carbonizzato, sotto gli occhi dei perfetti che hanno sorrisi sadici. Lascia un po' con l'amaro in bocca, perchè poteva essere sviluppato un po' meglio.


V is for Vacation di Jerome Sable: Una videochiamata tra un ragazzo e la sua fidanzata diventa macabra, quando l'amico del ragazzo rivela che hanno fatto sesso con una ragazza e sua madre. L'ho trovato piuttosto inutile e mal realizzato. Fastidiosissimi i lag di connessione simulati per via della videochiamata.


W is for Wish di Steven Kostanski: Un omaggio alle linee di pupazzi della Mattel, due ragazzini mentre giocano con i loro pupazzetti desiderano aiutarli a salvare il loro mondo. Divertente e anche abbastanza malato, funziona.


X is for Xylophone di Alexandre Bustillo e Julien Maury: Una donna anziana vede la sua nipotina suonare uno xilofono. Il suono dello strumento influenzerà la sua mente. Ho fatto veramente fatica a reggere il finale.


Y is for Youth di Soichi Umezawa: Una giovane ragazza immagina che i suoi genitori vengano uccisi nei modi più svariati. Al solito gli orientali in questo film danno il meglio: interessante introspezione sulla protagonista nel giro di soli cinque minuti, malatissimo e disturbante il modo in cui vengono mostrate le varie morti.


Z is for Zygote di Chris Nash: Una donna incinta ha ritardato per 13 anni la nascita di suo figlio e ora vive con un'enorme creatura dentro di lei, che oltre ad essere suo figlio è anche suo amico e confidente, dopo che il marito se n'è andato. Altro corto veramente molto molto malato, per avere un'idea del genere. Idea interessante che forse avrebbe potuto spingere un po' di più.

Commenti

  1. Forse non è figo quanto il primo ma poco importa, gli antologici horror mi piacciono sempre, per me ha vinto la "W" di Steven Kostanski, che è anche (insieme al suo compare Jeremy Gillespie) uno dei migliori talenti in circolazione nel panorama Horror. Cheers!

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    1. Eh in effetti sì, la W merita davvero tanto, anche se io personalmente gli ho preferito la lettera O

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