VADE RETRO VIRUS - Kairo di Kiyoshi Kurosawa (2001)


Giappone 2001
Titolo Originale: 回路 (Kairo)
Sceneggiatura: Kiyoshi Kurosawa
Durata: 118 minuti
Genere: Horror


Già verso l'inizio della quarantena qua in Italia avevo partecipato ad un'iniziativa, organizzata dalla Geek League a tema virus in cui, non senza sentirmi banale, ma visto il periodo avevo una voglia folle di vederlo, avevo parlato di "Contagion", che contrariamente a quanto pensano in molti per me è uno dei migliori film di Steven Soderbergh tra quelli che ho visto, ma non potevo comunque esimermi dalla rassegna organizzata per oggi dalla solita cricca di blogger, con l'idea proposta da Pietro Sabatelli, del blog "Pietro Saba World". Mentre per quanto riguardava l'altra rassegna avevo scelto un film a tema con il virus in senso stretto, qui sono stato un po' più didascalico, decidendo di parlare di un film horror che si basa, in maniera abbastanza vaga, su un virus informatico. La mia scelta era inizialmente ricaduta su "Pulse", pellicola del 2006 diretta da Jim Sonzero e con la sceneggiatura firmata da Wes Craven, ma solo dopo aver fatto la mia scelta ho scoperto che il film - che comunque ancora non ho visto - è il remake del giapponese "Kairo", del 2001 e siccome a me J-Horror, K-Horror e compagnia cantante mi fanno uscire di testa, specie se ben fatti, la scelta è ovviamente ricaduta sul film originale. Poi il remake lo vedrò, lo prometto. Regia e sceneggiatura sono di Kiyoshi Kurosawa, che è anche autore del libro da cui il film è tratto, mentre la pellicola è stata presentata al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard.
Michi è una ragazza che lavora in un vivaio che, in seguito al misterioso suicidio di un collega, comincia a vivere misteriosi ed inquietanti avvenimenti attorno a lei, tutti legati ad un misterioso sito internet che chiede a coloro che lo visitano se desiderano vedere un fantasma. Poco tempo dopo un altro collega di Michi sparisce misteriosamente, dopo aver oltrepassato una delle cosiddette "stanze proibite", sigillate con un nastro adesivo rosso senza che nessuno ne conoscesse il motivo. Con il passare del tempo molte altre persone continuano a sparire misteriosamente attorno alla ragazza, che si trova anche a dover aiutare l'amica Junko, diventata apatica dopo essere entrata in una stanza proibita e anche lei presto si volatilizzerà lasciando una macchia nera sulla parete di casa sua.
Non so bene quando sia nato il romanzo da cui la pellicola è tratta rispetto a "The Ring", ma si può dire, in qualche modo, che senza l'uscita un paio di anni prima di "Ringu" - anche se la locandina internazionale di "Kairo" recita erroneamente la dicitura "prima di The Ring", cosa assolutamente non vera - questa pellicola probabilmente non sarebbe mai esistita anche se alla fine le similitudini tra le due opere si esauriscono nel momento in cui si parla di una maledizione che si trasmette come un virus tramite un video su internet che mostra delle immagini di sofferenza parecchio sconcertanti. C'è da dire anche che "Kairo" è un film parecchio strano, ben lontano dagli horror occidentali a cui siamo abituati da molti anni a questa parte e realizzato ancora in quel periodo in cui anche gli horror orientali non si stavano del tutto occidentalizzando, dato che presenta una narrazione con un ritmo abbastanza lento - anche se mai noioso - e soprattutto in quasi due ore di durata i momenti in cui compaiono fantasmi o in cui ci viene mostrato in maniera chiara l'elemento che dovrebbe trasmettere terrore si contano davvero con le dita di una mano. L'ho ripetuto già in moltissime recensioni di horror giapponesi ed era un po' il merito dei primi capitoli di "Ju-on", ma anche di "Ringu", tanto per citare un paio di esempi, la filosofia è sempre la stessa: fare paura allo spettatore creando la giusta atmosfera, la giusta tensione, non spiattellandoti il mostro in faccia, gridandoti "BOOOH" e facendoti saltare sulla sedia, ma coltivando la paura con il passare dei minuti e con delle scene che a livello tecnico sono davvero di buonissimo livello, con alcune sequenze in cui l'inquadratura, fissa e molto stretta, mette davvero un ansia incredibile.
Con la visione di "Kairo" ho deciso di prendere il tema del virus in senso un po' più lato e c'è da dire che anche il virus informatico non è il vero e proprio centro della pellicola, quanto il pretesto per raccontare alcune storie umane che rendono questo film horror estremamente interessante, anche perchè sono uno che sì, ama i film che gli mettono la giusta ansia e la giusta paura, ma se un horror ha un sottotesto drammatico state sicuri che potrei apprezzarlo ancora di più, se ben fatto. Penso che tra non molto tempo mi vedrò anche "Pulse", il remake americano, ma ho come l'impressione che questo, che non è un capolavoro, ma ritengo essere quasi un gioiellino a livello narrativo e a livello tecnico, sia difficilmente raggiungibile, anche se la penna è quella di Wes Craven.

Ricordatevi, se passate da queste parti, di dare uno sguardo anche alle altre recensioni degli altri appartenenti alla cricca di blogger che ha organizzato questa rassegna.

Pietro Saba World - L'esercito delle 12 scimmie
La Bara Volante - L'ombra dello scorpione
La fabbrica dei sogni - Infection
The Obsidian Mirror - The Flu
Stories. - Andromeda
Director's cult - La notte ha divorato il mondo

Commenti

  1. Kiyoshi Kurosawa è un regista fondamentale! Fu grazie a lui (e allo sceneggiatore Chiaki J. Konaka) che furono gettate le basi dell'estetica J-Horror. Da considerare anche una visione del suo "Cure" (1997).

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  2. Bella questa vostra iniziativa, credo sia lo spirito giusto per affrontare la cosa e inoltre sto scoprendo un sacco di cose interessanti! Bravi! Però a me i film horror orientali come Ju-on e Ringu fanno genuinamente paura, perciò mi sa che questo lo passo...

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  3. Ho visto il remake, son sicuro d'averlo fatto, ricordo poco ma il titolo sempre riconosciuto ;)

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  4. Questo l'ho visto e mi è piaciuto tantissimo xD

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  5. Se è inquietante come Audition passo, ho lo stomaco troppo delicato ahahah

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  6. Bella l'iniziativa, ma io ho preferito restare lontano dai film sul tema.
    La visione della pellicola da te scelta però ci può ancora stare, visto che l'argomento è preso alla larga...

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