OSCARS BEST MOVIES - Grand Hotel di Edmund Goulding (1932)
USA 1932
Titolo Originale: Grand Hotel
Regia: Edmund Goulding
Sceneggiatura: William A. Drake, Vicki Baum, Béla Balázs
Cast: Greta Garbo, John Barrymore, Joan Crawford, Wallace Beery, Lionel Barrymore, Lewis Stone, Jean Hersholt, Robert McWade, Purnell Pratt, Ferdinand Gottschalk, Rafaela Ottiano, Morgan Wallace, Tully Marshall, Frank Conroy, Murray Kinnell, Edwin Maxwell, Leo White, Rolfe Sedan
Durata: 112 minuti
Genere: Drammatico
Procede con qualche intoppo qua e là il mio progetto di cui non frega poi tanto a qualcuno di recensire su questo blog tutti i film che hanno vinto l'Oscar come miglior film. Siamo arrivati al quinto appuntamento con questa rassegna e dopo aver visto i bellissimi "Aurora" e "All'Ovest niente di nuovo" e i sicuramente meno coinvolgenti "La canzone di Broadway" e "I pionieri del West", ci troviamo qui a parlare di "Grand Hotel", film del 1932 e vincitore del premio intorno a Novembre dello stesso anno diretto da Edmund Goulding, uno che ha diretto tantissimi film nel corso della sua carriera e che nel 1927 ha diretto una delle prime trasposizioni di "Anna Karenina". Siamo però davanti al primo film di questa rassegna in cui conosco qualcuno dei nomi coinvolti dal punto di vista recitativo, tra cui si segnalano in maniera particolare Greta Garbo nei panni della protagonista, la ballerina madame Grusinskaya, e Joan Crawford, che conosco principalmente per il ruolo interpretato nel bellissimo "Che fine ha fatto Baby Jane?", piuttosto che per il suo periodo d'oro della sua carriera.
Il film è ambientato a Berlino, durante il periodo della Repubblica di Weimar, totalmente all'interno di un Grand Hotel in cui si intrecciano le storie di vari personaggi. Buona parte della vicenda ruota attorno a madame Grusinskaya, una ballerina in un periodo piuttosto buio della sua carriera che, dopo un'esibizione andata piuttosto male, pensa di togliersi la vita, venendo fermata dal barone von Geigern, nobile decaduto che sopravvive grazie a piccoli crimini e che si era intrufolato nella camera della donna per rubare una collana del valore di circa cinquemila marchi, per poter pagare il suo debito con gli strozzini. Vi è poi il ricco industriale Preysing, che deve incontrare dei potenziali acquirenti che potrebbero risollevare le sorti della ditta del suocero, sull'orlo della bancarotta, che assumerà Fiamma come sua segretaria con lo scopo non troppo velato di sedurla.
Siamo solamente nel 1932 e dopo aver visto, sempre nell'ottica di questa rassegna, film piuttosto particolari o che comunque avevano tutti un tratto distintivo oppure un tema importante da trattare, eccoci davanti al primo film corale di questa rassegna, in cui ci vengono presentati tantissimi personaggi e i dialoghi, per la prima volta, la fanno totalmente da padroni. Nonostante i tantissimi personaggi in scena c'è però da dire che i dialoghi, basati sull'omonimo romanzo di Vicki Baum, risultano estremamente efficaci e anche abbastanza serrati, rispetto agli standard dei pochi film dell'epoca che ho visto nella mia carriera. A rendere ancora più affascinante l'intera vicenda il fatto di far ruotare l'intero film attorno a delle persone che per un certo periodo di tempo conviveranno nello stesso luogo, che è il finto Grand Hotel di Berlino in cui le varie storie che vengono narrate sono ambientate. Oltre a questo i vari personaggi sono caratterizzati benissimo e la storia, non una semplice commedia sentimentale, ma sicuramente un qualcosa di più profondo, scorre via che è un piacere presentandoceli e facendoci conoscere man mano tutte le loro sfaccettature. Vediamo anche nascere l'amore tra la ballerina e il barone, continuamente mosso da fini ambigui, su tutti quello di liberarsi degli strozzini, mentre è molto interessante vedere l'animo tormentato della donna, soprattutto nella prima parte, così come anche il modo in cui è caratterizzata Fiamma, desiderosa di risolvere i propri problemi economici, risulta piuttosto efficace. Apprezzatissimo poi il personaggio di Kringelein, il contabile di Preysing, moribondo e alcolizzato, che non si fa problemi a criticare il suo capo ed è quello che porta in scena i migliori dialoghi - che poi in realtà sembrano quasi i monologhi di un ubriacone - dell'intero film.
Ammetto che prima della visione conoscevo questo film solamente per il titolo e per le due interpreti femminili che, nel corso della loro vita hanno fatto la storia del cinema e che anche con questa visione mi sono trovato davanti ad una pellicola validissima, parecchio interessante dal punto di vista registico, ma soprattutto con una sceneggiatura che non lascia respiro allo spettatore, coinvolgendolo dall'inizio alla fine.
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