Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson (2017)

USA 2017
Titolo Originale: Phantom Thread
Regia: Paul Thomas Anderson
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Cast: Daniel Day-Lewis, Lesley Manville, Vicky Krieps, Brian Gleeson, Harriet Sansom Harris, Sue Clark, Joan Brown, Camilla Rutherford, Gina McKee, Lujza Richter, Julia Davis, Nicholas Mander, Philip Franks, Phyllis MacMahon, Silas Carson, Richard Graham, Martin Dew, Jane Perry
Durata: 131 minuti
Genere: Drammatico


Siamo arrivati con fatica alla recensione della penultima pellicola candidata all'Oscar come miglior film - la recensione dell'ultimo arriverà Venerdì, il giorno dopo la sua uscita nelle sale e il film ho comunque avuto già modo di vederlo - che è quella dell'ultimo lavoro di Paul Thomas Anderson che sancisce il ritiro dalle scene di Daniel Day Lewis, fino ad ora l'unico attore in grado di vincere tre Oscar come miglior attore protagonista, con tanto di candidatura anche per quest'anno. Il mio rapporto con il cinema di Paul Thomas Anderson è decisamente strano: innanzitutto mi mancano i suoi primi tre film, "Magnolia" compreso a cui potrei dedicare un episodio di una rubrica che voglio inaugurare a breve, ho visto "Il petroliere" non senza difficoltà e poi ho iniziato a seguirlo in maniera costante dopo "The Master". Non che ci voglia molto a seguire un regista come Paul Thomas Anderson costantemente, dato che ha fatto uscire solamente tre film negli ultimi sei anni, è più difficile sicuramente seguire il suo credo cinematografico, che, come ho appunto avuto modo di vedere in "The Master" e nel suo successivo "Vizio di forma", non credo sia di facile fruizione, essendo il suo modo di fare cinema piuttosto intricato, con gli eventi che non sempre seguono una logica lineare. Nonostante questo trovo che dal punto di vista tecnico sia uno dei migliori in circolazione e il suo stile è sempre riconoscibile in ogni suo film.
"Il filo nascosto" parla del famoso stilista Reynolds Woodcock, interpretato da Daniel Day Lewis, che nella Londra del dopoguerra domina da tempo la scena della moda britannica lavorando con la sorella Cyril, interpretata da Lesley Manville. Una vita e una carriera pianificate a puntino che vengono però stravolte dall'arrivo di Alma, interpretata da Vicky Krieps, della quale il protagonista si innamorerà profondamente. Nel godere di quella che a suo dire sarà l'ultima performance di Daniel Day Lewis, non si può non inchinarsi per l'ennesima volta di fronte alla sua bravura e alla sua capacità di diventare per davvero il personaggio che interpreta, considerazione che appare banale per un attore, ma solo i migliori sanno farlo come lo fa lui. E potrebbe sembrare banale anche soffermarsi su quanto Paul Thomas Anderson sia un vero maestro dietro la macchina da presa, con le sue inquadrature che accompagnano in ogni momento la bellezza stilistica di questo film e la bellezza della storia d'amore che si va a creare tra i due protagonisti.
Ad interessare fortemente nel corso di questo film è il modo in cui il personaggio di Reynolds Woodcock evolve nel corso della pellicola, da uomo inarrivabile nell'ambito della moda, presentato come il migliore della sua epoca, dal carattere duro e superbo, a persona in grado di mostrare grandi fragilità nel momento in cui si innamorerà di Alma. Il rapporto con lei è narrato per gradi e la loro storia, con lei che è una donna forte che entrerà pian piano nella vita del protagonista, per poi diventarne una componente fondamentale e quasi centrale, con il passare del tempo, diventando per lui una sorta di musa ispiratrice, la prima in grado, tra l'altro, di instaurare con lo stilista un rapporto anche solo di amicizia, dato che le precedenti muse erano sempre trattate con distacco e professionalità.
In un film che convince per quanto riguarda la sua bellezza stilistica e le interpretazioni dei suoi protagonisti, io ci metto comunque una piccola riserva, che per quanto mi riguarda con Paul Thomas Anderson non manca mai, motivo per cui ancora non sono riuscito veramente ad entrare del tutto nella sua maniera di fare cinema. La gestione del ritmo della narrazione, che si prende i suoi tempi dall'inizio alla fine della pellicola, alla lunga può rendersi faticosa, soprattutto se non si riesce del tutto a sentirsi parte del mondo in cui vivono i protagonisti. "Il filo nascosto" rimane comunque senza ombra di dubbio un film consigliatissimo, fosse anche solo per i suoi pregi, infinitamente superiori ai difetti che io ci ho visto e che probabilmente molti altri invece riterranno essere ulteriori pregi.

Voto: 7,5

Commenti

  1. Il cinema di PT Anderson omaggia il cinema americano classico e magniloquente del passato, del resto quasi tutti i suoi film sono ambientati in epoche passate (da "Boogie Nights" a "Vizio di Forma", da "The Master" a "Il petroliere"...) impreziosendole però con uno stile personalissimo. I suoi film sono tutti "bigger than life", ti fanno respirare la passione e la forza del grande schermo, ti pare di "vivere" dentro il film stesso. Questo non fa eccezione: se la perfezione esiste, assomiglia al cinema di PT Anderson :)

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  2. Un film su uno stilista tutto stile e niente sostanza.
    Girato benissimo, e all'inizio mi è anche piaciuto parecchio. Peccato che la parte finale scivoli per me nel ridicolo e nell'inverosimile, come un brutto thrillerino di bassa lega.
    Recupera Magnolia, l'unico vero grande capolavoro di PT Anderson, purtroppo mai più replicato.

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  3. Onestamente questo era un film che non mi ispirava affatto... ma dopo aver visto il trailer al cinema e aver letto qualche recensione ha cominciato a solleticarmi :)

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