Fabrizio De Andrè - Principe Libero di Luca Facchini (2018)
Italia 2018
Titolo Originale: Fabrizio De Andrè - Principe Libero
Regia: Luca Facchini
Sceneggiatura: Francesca Serafini, Giordano Meacci
Cast: Luca Marinelli, Valentina Bellè, Ennio Fantastichini, Elena Radonicich, Davide Iacopini, Tommaso Ragno, Gianluca Gobbi, Matteo Martari, Anna Ferruzzo, Lorenzo Gioielli, Orsetta De Rossi, Orietta Notari, Ciro Esposito
Durata: 193 minuti
Genere: Biografico
La musica di Fabrizio De Andrè è considerata come uno dei più grandi patrimoni musicali dell'Italia nella seconda metà del ventesimo secolo. Tutti conoscono almeno una canzone di De Andrè a meno che non abbiano vissuto in una campana di vetro, ma purtroppo il cantante non sembra aver attecchito moltissimo sulle nuove generazioni. Personalmente non sono un fan della sua produzione musicale, ne conosco solamente una piccola parte - principalmente le canzoni più famose - e non è che quando ne ho l'occasione mi metto ad ascoltare la sua musica di mia spontanea volontà, anzi, solitamente ascolto tutt'altro genere. Quando però mi capita in maniera casuale di sentire un suo brano ne rimango sempre particolarmente ammaliato, apprezzandone la sua profondità vocale e soprattutto la profondità poetica dei suoi testi, dato che a livello strettamente musicale le sue canzoni erano piuttosto semplici, quasi scarne a livello strumentale e in grado di assumere valore appunto grazie ai testi. L'idea di vedere un film su Fabrizio De Andrè interpretato da Luca Marinelli mi aveva sfiorato quando ho saputo dell'uscita nei cinema, per soli due giorni, di "Fabrizio De Andrè - Principe Libero", che però purtroppo non sono riuscito a vedere in sala. Sono però stato confortato dalla notizia della messa in onda, in due puntate, del film su Rai Uno, per vedere il quale ho anche rinunciato a vedere l'andata degli ottavi di finale di Champions' League tra Juventus e Tottenham e forse ho fatto anche bene.
Non ho mai nascosto, soprattutto dopo la sua esplosione artistica negli ultimi anni, di avere una certa predilezione per la recitazione di Luca Marinelli, attore che finora abbiamo visto in pochi film italiani e alle prese con personaggi sempre diversi. Al suo primo biopic gli viene richiesto uno dei compiti più difficili, ovvero quello di vestire i panni di uno degli artisti più apprezzati della musica italiana, andatosene troppo presto e mai dimenticato dal suo pubblico. Un compito difficile a cui però si doveva dare la giusta fiducia, soprattutto per quel che riguarda la componente musicale, che in un film su De Andrè sarebbe stata ovviamente preponderante, dato che Marinelli ha già dato a più riprese dimostrazione non solo di essere bravo a cantare, ma anche di saper reinterpretare a suo modo le canzoni che sta cantando, vedi ad esempio la scena di "Un'emozione da poco" in "Lo chiamavano Jeeg Robot". Un Marinelli che è stato anche criticato, in questo film, per non essere riuscito a dare al personaggio il tipico accento genovese, con il personaggio di De Andrè che mantiene per tutto il film una leggera inflessione romanesca sulla quale va bene la critica estemporanea e la piccola lamentela, ma giudicare il film solo per un dettaglio così insignificante mi pare un po' troppo eccessivo non credete? E mentre Marinelli reinterpreta alla perfezione "Il pescatore" con il riarrangiamento della PFM la gente si lamenta del suo accento, allora siete tutti dei grandi idioti che non sapete godervi una delle scene più emozionanti, coinvolgenti e meglio girate dell'intero film per lamentarvi della parlata dell'attore.
Dal punto di vista cinematografico, anche se in realtà il film nasce appositamente per essere mandato in TV e l'evento al cinema è stato un evento speciale, "Fabrizio De Andrè - Principe Libero" ha sicuramente dei difetti e sarebbe un film dimenticabilissimo se non fosse per l'appunto un film su De Andrè e se gli interpreti non si fossero comportati in maniera egregia. Innanzitutto la pellicola mette insieme gli eventi estrapolandoli un bel po' dal contesto sociale in cui si stanno svolgendo, ci viene presentata la figura di De Andrè sia nel suo processo artistico, sia nel rapporto con gli amici Paolo Villaggio - che vorrei tanto sapere dove hanno trovato Gianluca Gobbi per interpretarlo perchè ne è un fottutissimo clone. O magari Villaggio è rinato in lui e non ce ne siamo accorti - e Luigi Tenco, sia in quello con la prima moglie Enrica Rignon, interpretata da Elena Radonicich, che in quello con la seconda Dori Ghezzi, interpretata da una Valentina Bellè sempre più bona. E' però interessante il rapporto che ci viene mostrato tra De Andrè e i suoi demoni interiori, dando allo spettatore un De Andrè alcolista e accanito fumatore, apparentemente non in grado di essere completamente felice, in cui il processo creativo deve fare i conti continuamente con il suo carattere maledetto.
Il problema del film, per quanto riguarda la mia opinione, sta nel fatto di approfondire poco la contestualizzazione sociale e storica di alcuni eventi della sua vita per concentrarsi maggiormente sulla sua storia d'amore con Dori Ghezzi e dando decisamente troppo spazio alla parte sul rapimento, secondo me gestito piuttosto male a livello di sceneggiatura, dato che poi gli eventi successivi vengono tutti trattati in maniera molto molto sbrigativa - insomma, il sequestro è avvenuto nel 1979 e poi nel giro di pochissimi minuti ci troviamo alla morte del padre e al matrimonio avvenuto nel 1989. E al matrimonio non viene per niente accennata la presenza di Beppe Grillo come testimone, chissà come l'avranno presa i grilloboys o i fan di Giggino -. Per non parlare poi della scena finale che secondo me è, cinematograficamente sbagliatissima, con tutti gli attori che si ritrovano in un teatro a guardare l'ultima esibizione live di De Andrè della canzone "Bocca di rosa" e qui quelli di Rai Uno sono stati dei grandissimi [mettete un insulto a caso che io li ho già usati tutti] nel tagliare i titoli di coda e di conseguenza anche la canzone. Difetti a cui però sono stato disposto a passare sopra, con un film che fonda tutta la sua bellezza nelle interpretazioni dei protagonisti, con Marinelli immedesimatosi in maniera pazzesca nel personaggio senza però volerlo a tutti i costi imitare, e nel modo in cui vengono riproposte, nel corso della visione, le canzoni più rappresentative del repertorio dell'artista.
Voto: 7
Quando Marinelli ha cantato 'Tre madri' ho avuto i brividi. Da appassionato di De Andrè sono rimasto incantato dalla performance di Marinelli. Quando canta, ma non solo. In certi momenti, specie con gli occhiali da sole, sembra davvero Faber. Le perplessità sull'accento romanesco sono andate via senza difficoltà.
RispondiEliminaDa De andreiano, figurati che capisco la tua doglianza sulla poca contestualizzazione sociale e storica. C'è pochissimo, giusto una canzone in colonna sonora (peraltro non usata nel giusto contesto!) di 'Storia di un impiegato'.
Pazienza, era un film-fiction quindi doveva arrivare a chi conosce De Andrè, ma non così a fondo.
Noi altri possiamo sempre rifarci ai tanti documentari e speciali :).
Marinelli fantastico, per il resto concordo che alcune scelte si potevano gestire meglio(ho apprezzato più la prima parte della seconda).
RispondiEliminaComunque un ottimo lavoro su una figura gigantesca del nostro paese.
Ogni tanto la Rai si ricorda di fare le cose di qualità. Una cosa così interessante non la vedevo dai tempi de "La meglio gioventù". Si poteva far di meglio? Si, ma non mi lamento questa volta.
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