The Post di Steven Spielberg (2017)
USA 2017
Titolo Originale: The Post
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Liz Hannah, Josh Singer
Cast: Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, Bruce Greenwood, Matthew Rhys, Alison Brie, Carrie Coon, Jesse Plemons, David Cross, Zach Woods, Pat Healy, Jessie Mueller
Durata: 130 minuti
Genere: Biografico, Storico, Drammatico
Prosegue imperterrita la mia corsa verso la visione di tutti i film nominati all'Oscar come miglior film - e scusate la ripetizione fatta proprio così, pronti via - e a sole due settimane e mezzo dalla premiazione mancano alla mia lista solamente tre titoli, uno dei quali spero di riuscire a vederlo in questo weekend, mentre un altro verrà commentato su questo blog tra pochissimi giorni. Tra le nove pellicole candidate al massimo alloro in questa annata figura anche un nome grosso della regia, che negli ultimi anni, più o meno da quando ha iniziato ad alternare in maniera anche intelligente cinema impegnato con film come "Lincoln" o "Il ponte delle spie" a puro divertissement come "Il GGG - Il grande gigante gentile" o come "Ready Player One", sua prossima uscita tra nemmeno un paio di mesi, una nomination nella categoria regina degli Academy Awards se la è sempre beccata. Poi non ha mai vinto il premio principe, ma sia con "Lincoln" sia con "Il ponte delle spie" sono stati premiati gli attori: nel primo il protagonista Daniel Day Lewis, mentre nel secondo il non protagonista Mark Rylance e speriamo che quest'anno non si palesi uno dei miei più grandi incubi dal punto delle premiazioni agli attori: ebbene sì, come una tassa, un fardello che pende sui giudici degli Oscar, anche quest'anno Meryl Streep si è beccata la nomination mannaggia a lei, che io capisco pure che sia bravissima, ma questi c'hanno talmente voglia di nominarla che se passasse un film intero a scatarrare sul microfono o a muoversi la dentiera con la lingua davanti alla telecamera la nominerebbero lo stesso.
Con "The Post" Steven Spielberg decide di parlarci della vicenda della pubblicazione dei cosiddetti Pentagon Papers, documenti segreti del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti pubblicati prima sul New York Times e successivamente sul Washington Post. La protagonista è Katharine Graham, interpretata da una Meryl Streep che per lo meno si guadagna la nomination senza muovere la dentiera con la lingua, ma con un'interpretazione decisamente valida sotto molti punti di vista, che è divenuta proprietaria del Washington Post in seguito alla morte del marito. Nonostante il suo ruolo all'interno dell'azienda Arthur Parsons, membro del consiglio interpretato da Bradley Whitford, e Ben Bradlee, il caporedattore interpretato da Tom Hanks, non tengono sempre in considerazione le decisioni della donna e il secondo in particolare sta indagando a seguito di alcune voci su che cosa abbia intenzione di pubblicare il New York Times: i Pentagon Papers vengono così pubblicati, creando uno scandalo di proporzioni mondiali e proteste in tutto il paese.
Posso dire senza particolari problemi di non avere nulla in contrario rispetto alle ultime produzioni di cinema impegnato del regista: d'altronde lungo tutta la sua carriera Spielberg ci ha abituato ad alternare in maniera intelligentissima il tenore delle sue uscite e anche, perchè no, il tipo di pubblico a cui esser possano venire indirizzate. Dal canto mio sono sempre rimasto affascinato da entrambi i tipi di film del regista, che hanno saputo regalarmi sempre emozioni e occasioni per riflettere. Il problema che ritrovo con il regista sta nel fatto che, per quel che mi riguarda, ha perso mordente, magari non è lui ad essere cambiato, dato che comunque è sempre stato federe ad un certo modo di fare cinema e ad un certo modo di portare in scena i suoi personaggi, magari sono io a vedere con occhi diversi le sue pellicole - sia quelle impegnate sia quelle meno complesse - e a risentire di questa sorta di perdita di originalità da parte di un regista che dal punto di vista tecnico non è arretrato di una virgola rispetto al suo modo di vedere il cinema e che rimane proprio da questo punto di vista ancora un regista ineccepibile.
Eppure in un film come "The Post", che del dialogo fa il suo fondamento e dalle interpretazioni dei suoi protagonisti cerca di trarre il suo punto di forza, non mi ci sono ritrovato proprio: i dialoghi mi sono sembrati fin troppo verbosi e tirati abbastanza al limite, il ritmo ne risente terribilmente e presto, in un film che dura più di due ore, è sopravvenuta una certa sensazione di noia durante la visione. Insomma saremo pure davanti ad un film in cui il regista mette ancora una volta tutto se stesso, in cui la solita Meryl Streep offre una performance buona - ma sarà stata davvero da Oscar o dite tutti che lo è solo perchè si chiama come si chiama? - e nel quale, però, non ci ho trovato, oltre che un'ottima confezione, un'anima vera e propria.
Voto: 6-
Temevo la noia ma, tutto sommato, è riuscito a coinvolgermi e a catturarmi fino agli ultimi minuti. La Streep mi è piaciuta ma, a mio parere, non è stata magnetica al punto da guadagnarsi il quarto Oscar. Ho apprezzato anche Tom Hanks che solitamente mal sopporto. Secondo me un film solido, non esaltante e forse più forte per il messaggio che la messa in scena :)
RispondiEliminaInvece per me è stato diverso: mai un secondo di noia, la storia e le immagini mi hanno tenuta inchiodata allo schermo fino alla fine :)
RispondiEliminaQuesto è lo Spielberg che mi piace... Ho apprezzato molto quello come si dia importanza al giornalismo in favore della verità (e non delle faziosità)
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