The Place di Paolo Genovese (2017)
Italia 2017
Titolo Originale: The Place
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Isabella Aguilar, Paolo Genovese
Cast: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'Amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini
Durata: 105 minuti
Genere: Drammatico
Dopo l'enorme successo da parte della critica e del pubblico, che lo ha enormemente premiato al botteghino per il per me bellissimo "Perfetti sconosciuti", il regista italiano Paolo Genovese era atteso al varco, dopo aver apparentemente raggiunto la maturità artistica, con il suo ultimo film "The Place". A dirla tutta io con il cinema di Paolo Genovese ho un buon rapporto da qualche anno, da quando per caso vidi "Immaturi", niente di eccezionale ma comunque una commedia piuttosto soddisfacente. Non ho particolarmente apprezzato "Una famiglia perfetta", mentre trovo sia abbastanza riuscito "Tutta colpa di Freud", anche se, appunto, finora la sua summa artistica - che denota anche una certa voglia di sperimentare con le sceneggiature - si può tranquillamente considerare "Perfetti sconosciuti", con sette personaggi in una stanza che si massacrano a causa dei segreti contenuti nei propri smartphone.
"The Place", per il cinema italiano, è un po' l'equivalente dell'All Star Game della NBA: tutti i più forti - anche se a volte si dà spazio ai più famosi - dentro e vediamo che partita ne viene fuori. Ed ecco che nel film è presente un cast che farebbe invidia a qualsiasi grande produzione con, fra gli altri Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo e l'emergente Alessandro Borghi e chi più ne ha più ne metta. Al centro della vicenda c'è un uomo, interpretato da Valerio Mastandrea, che passa l'intera giornata allo stesso tavolo dello stesso bar. Nel corso dei giorni si recano da lui diversi personaggi, che chiedono all'uomo di esaudire i loro desideri: si va dal recupero dei soldi di una rapina al desiderio di vedere il proprio figlio sopravvivere ad una terribile malattia, passando per il desiderio di passare una notte di sesso con una modella - che immagino abbiate già capito sia il desiderio del personaggio interpretato da Rocco Papaleo -. L'uomo in cambio chiede che i personaggi facciano qualcosa, il più delle volte mettendo in discussione i propri precetti morali nel modo più discutibile possibile.
Il giochino dell'alternanza dei diversi personaggi all'interno del bar, luogo in cui si svolge praticamente tutta la vicenda, mentre le storie dei vari personaggi ci vengono raccontate attraverso i dialoghi, all'inizio funziona particolarmente: il ritmo è piuttosto serrato e, nonostante i dialoghi non sempre siano brillantissimi, le varie storie si riescono a seguire abbastanza bene. C'è anche da dire che attrae particolarmente il mistero riguardo all'uomo seduto nel bar, del quale non si conoscono motivazioni che lo spingano a fare ciò che fa e che contribuiscono a dare un po' di fascino alla vicenda. Arriva però quel momento in cui nella sceneggiatura, tra l'altro ispirata alla serie americana "The Booth at the End", sembra rompersi qualcosa e tutto il fascino che si provava verso il protagonista e verso i personaggi che da lui si avvicendano comincia a scemare e quel momento è proprio quello in cui le storie degli avventori del locale si intrecciano in un modo che non mi è parso essere stato gestito benissimo.
Ed ecco che allora si ritorna alla metafora di cui si parlava qualche riga sopra: "The Place" è l'equivalente cinematografico italiano dell'All Star Game della NBA. Tutti i migliori o i più famosi sono dentro a giocare, cominciano a farlo dando spettacolo e facendo divertire il pubblico. Poi però ad un certo punto le alternative sono due: o il punteggio è tirato e allora si inizia anche a difendere, rendendo la partita veramente spettacolare, oppure una squadra prevale sull'altra in maniera netta e si continua fino alla fine con giochi da circo un po' fini a se stessi facendo chiedere allo spettatore se sia valsa la pena passare la notte in bianco per assistere allo spettacolo. La partita di "The Place" ha chiaramente seguito il secondo schema: tantissima attesa, tantissima speranza di trovarsi davanti ad una bella parata di stelle, con dialoghi brillanti e una sceneggiatura ottima, che poi però, ad un certo punto, comincia a offrire situazioni e dialoghi fini a se stessi. Nulla di così brutto, ma da questa parata di stelle sarebbe stato lecito aspettarsi di meglio.
Voto: 6
Ciao sig. E sig.ra
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