Finchè morte non ci separi di Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett (2019)
USA 2019
Titolo Originale: Ready or Not
Regia: Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett
Sceneggiatura: Guy Busick, Ryan Murphy
Cast: Samara Weaving, Adam Brody, Mark O'Brien, Henry Czerny, Andie MacDowell, Kristian Bruun, Melanie Scrofano, Elyse Levesque, Nicky Guadagni, John Ralston
Durata: 95 minuti
Genere: Thriller, Commedia
Quando al cinema vengono proposti film di questo tipo solitamente sono molto scettico: sono rimasto scottato ormai molte volte e, spesso e volentieri, anche la presenza di un cast discreto, non è garanzia di qualità. Ho approcciato dunque alla visione di "Finchè morte non ci separi" con diversi dubbi, ma con la speranza di trovarmi davanti ad un film quanto meno carino, rassicurato anche dalle recensioni abbastanza positive che giravano sulla blogosfera e sulla rete in generale. Nessuna particolarmente entusiasta, nessuna che demoliva il film, ma ne veniva comunque elogiata la freschezza e il tono che gli è stato dato dai due registi, che insieme hanno diretto "La stirpe del male", per me un vero e proprio disastro cinematografico, complice anche la scelta di girarlo con la tecnica del found footage, scelta che lo rendeva ancora più stupido, mentre divisi hanno girato un episodio a cranio del film antologico "V/H/S", che ancora non sono riuscito a vedere nonostante qualche buona cosa letta in questi anni da quando il film è uscito. Qui, come detto, il cast non è proprio di quelli stellari, ma è complessivamente discreto: protagonista è Samara Weaving, la baby-sitter dello spassosissimo "The Babysitter", mentre nel cast sono presenti altri volti noti o seminoti come Adam Brody, che dopo quasi quindici anni ancora non è riuscito a scollarsi di dosso il ruolo di Seth Coen in "The O. C.", o come Mark O'Brien, che nella sua carriera di dieci anni ha recitato in diversi film, nessuno dei quali davvero memorabile.
La trama del film è molto molto semplice: Alex e Daniel sono due fratelli che da piccoli hanno assistito all'omicidio, da parte della loro famiglia, del loro zio, avvenuto la notte stessa del suo matrimonio con la zia Helene. Sono passati ormai trent'anni da quell'evento e Alex sta per sposare la sua fidanzata Grace e, nonostante egli cerchi in diversi modi di farle cambiare idea, alla fine convolano a nozze. La stessa notte del loro matrimonio Grace viene invitata a partecipare ad una tradizione di famiglia che viene rispettata ormai da molti anni ogni qual volta che un nuovo membro vuole entrare a farne parte. Lei accetta, un po' stranita, e tra le varie opzioni di gioco che possano capitare - scacchi, dama, cubo di Rubik - estrae nascondino, lo stesso gioco a cui avevano assistito Alex e il fratello trent'anni prima. Inizierà dunque una lunga notte di caccia in cui l'obiettivo della famiglia di Alex è quello di uccidere la ragazza, diventata a tutti gli effetti una vera e propria preda del gioco perverso della famiglia Le Domas, che dovrà riuscire a vincere il gioco, uccidendola, entro l'alba del giorno successivo.
Devo dire di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla visione di questo film, dalla trama e dallo svolgimento molto semplici, ma comunque in grado di coinvolgere lo spettatore dall'inizio alla fine della visione, risultando a tratti divertente e a tratti portando in scena la storia con un'atmosfera piuttosto claustrofobica che porta lo spettatore a empatizzare sensibilmente con la protagonista Grace, interpretata da una Samara Weaving bellissima nel portare per tutto il film l'abito da sposa, elegante e simpatica all'inizio della vicenda, sporca, per lo più di sangue, e cazzuta, aggrappata in qualsiasi modo al desiderio di continuare a vivere, nella seconda parte. Succede dunque che quello che all'inizio della narrazione sembrava essere un semplice slasher con i ruoli ribaltati - solitamente l'assassino è uno, contro un gruppo di ragazzi, qui invece abbiamo un gruppo di assassini contro una persona che deve scappare - diventa una commedia horror spigliata e a tratti divertente in cui emergono, anche se non approfonditi sempre nel giusto modo, non solo il carattere della protagonista, ma anche quelli di alcuni dei componenti della famiglia Le Domas, a partire da un Daniel alcolizzato, ma sinceramente affezionato alla sua neo cognata, passando per Emilie, interpretata da Melanie Scrofano, che è estremamente stupida e svampita, un po' il comic relief della vicenda, arrivando poi al momento in cui viene svelato il vero carattere di Alex, dapprima restio a partecipare al gioco e all'omicidio dell'unica donna che abbia mai amato, ma poi, nel momento in cui viene rivelato il vero e proprio motivo per cui la famiglia debba vincere il gioco entro l'alba, diventa egoista e calcolatore. Ad una prima parte che non si perde in introduzioni troppo lunghe, ma risulta genuinamente divertente dal momento in cui inizia il gioco, corrisponde una seconda parte ben più interessante in cui la nostra protagonista decide che vuole continuare a vivere e per farlo non dovrà soltanto fuggire passivamente, ma diventare in qualche modo attiva, imbracciando le armi che le capiteranno a disposizione.
"Finchè morte non ci separi" è ben lontano dall'essere un film perfetto, più che altro gli va dato atto dell'idea, che sicuramente non sarà nuovissima e qualcuno più esperto di me saprà trovare qualche esempio, di aver ribaltato i ruoli nel genere slasher, risultando inoltre divertente ed interessante nel vedere dei personaggi in realtà caratteristici, ma comunque ben delineati, anche se il loro approfondimento è tagliato abbastanza con l'accetta, anche giustamente dato che ci si concentra maggiormente sulla protagonista Grace, sul marito Alex e sul cognato Daniel, che sono quelli leggermente più approfonditi. Sono rimasto poi piacevolmente sorpreso dall'interpretazione di Adam Brody, uno di quegli attori che sono ormai quindici anni che vediamo recitare in maniera svogliata, quasi vivendo di rendita dopo il grandissimo successo ottenuto con "The O. C.", che qui riesce a dare vita ad un personaggio sfaccettato e abbastanza interessante. Anche in un ruolo così diverso da quelli in cui l'abbiamo vista nel corso degli anni, invece, Samara Weaving se l'è saputa cavare più che bene, risultando credibile sia nel momento in cui si trattava di interpretare la donzella in difficoltà sia in quello in cui cerca il più possibile di tenersi ben stretta la propria vita, dando al suo personaggio una cazzutaggine che all'inizio non ci si aspettava.
Voto: 6,5
Mi ha divertito fa morire. Per me, sette pieno!
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