Memories of Murder di Bong Joon-ho (2003)


Corea del Sud 2003
Titolo Originale: 살인의 추억 (Sar-in-ui chu-eok)
Regia: Bong Joon-ho
Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Kim Kwang-rim, Shim Sung-bo
Durata: 130 minuti
Genere: Thriller, Drammatico


Come ormai tutti saprete, la scorsa estate sono stato in Corea del Sud, l'ho detto praticamente in tutte le salse ed è stata un'esperienza che sicuramente mi porterò dietro per tutta la vita. Giorni fa ho avuto anche modo di vedere "Parasite" di Bong Joon-ho, uno dei registi sudcoreani più affermati che ha avuto modo a più riprese di lavorare anche negli Stati Uniti e che proprio con "Parasite" ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes. Ho pensato dunque, con la volontà di recuperare tutti i suoi film, di farne uno speciale proprio qui su queste pagine, come ho già avuto modo di fare per qualche altro regista o per altre saghe cinematografiche nel corso di questi anni. Purtroppo, ancora non sono riuscito a procurarmi il suo primissimo film "Peullandaseu-ui gae", ma conto di parlarne su queste pagine non appena mi sarà possibile, se mai lo sarà. Per iniziare lo speciale, dunque, si bypassa momentaneamente il primo lavoro del regista per passare al secondo, quello che lo ha fatto conoscere al mondo ed affermare come regista, quel "Memories of Murder" che racconta la storia del primo serial killer della storia sudcoreana e che, alla luce di quanto ho visto negli otto giorni che ho passato nel paese mi ha fatto molto strano. Il protagonista del film è interpretato da Song Kang-ho, che ho visto di recente proprio in "Parasite" e che ha recitato anche in altri film del regista come "The Host", ma anche in "Mr. Vendetta" e "Lady Vendetta" di Park Chan-wook.
Siamo in Corea del Sud, a Hwaseong, nel 1986. In una piccola cittadina di campagna, una donna viene ritrovato il cadavere di una donna, stuprata e barbaramente uccisa, abbandonato in un canale di scolo. Poco tempo dopo viene ritrovato un altro cadavere, ucciso in maniera molto simile a quello ritrovato in precedenza. Gli investigatori che si occupano del caso sono Park Du-man e Cho Yong-gu, che inizieranno le loro indagini in maniera piuttosto sommaria, spesso lasciandosi andare a metodi di interrogatorio discutibili, che prevedono anche l'uso della tortura. Arrestano in questo modo un giovane ritardato, per poi scoprire che nulla ha a che fare con l'omicidio e dimostrando quanto la polizia sia fondamentalmente impreparata ad affrontare indagini di questa portata. In aiuto della squadra verrà anche un poliziotto da Seoul, ma gli omicidi continueranno con un modus operandi molto simile, anche se le torture a cui vengono sottoposte le donne uccise sembrano essere sempre più efferate.
Ho scoperto di questo film e mi è venuta la voglia di guardarlo quando ancora mi trovavo in Corea del Sud e stavamo guardando, in una serata di pioggia estrema, un film in televisione, sottotitolato in inglese, con un titolo molto simile a questo, "Memoir of a Murderer" - anche questo particolarmente valido, anche se vorrei rivederlo per intero, prima o poi - e nel cercarne la trama mi sono imbattutto in "Memories of Murder", ben più noto e più acclamato dalla critica e dal pubblico. Un film bellissimo dall'inizio alla fine, realistico e crudo sia negli omicidi sia nel ritrarre le indagini, così come nel mostrare la totale inadeguatezza dei poliziotti coinvolti, che non hanno la minima idea di come muoversi in circostanze del genere. Fa in qualche modo molto strano vedere un film del genere ambientato in un paese la cui sicurezza è arcinota, con una microcriminalità che quasi non esiste e un tasso di omicidi decisamente molto molto basso, immagino quanto le notizie sulla presenza di un serial killer in una città non particolarmente grande come Hwaseong possano in qualche modo aver sconvolto l'opinione pubblica del paese, da una parte sconvolta dall'efferatezza degli omicidi, mentre dall'altra critica verso le forze di polizia che cercando a tutti i costi un colpevole spesso e volentieri tentavano di ottenere una confessione con mezzi non propriamente leciti da chiunque fosse indiziato. Colpisce anche il modo in cui vengono condotte le indagini, con errori particolarmente grossolani nella conservazione delle prove e con il fatto di doversi rivolgere ad un laboratorio negli Stati Uniti per poter studiare una traccia di DNA.
Il modo in cui Bong Joon-ho narra questa vicenda non è per nulla distaccato, anzi, cerca di colpire lo spettatore con una narrazione estremamente realistica, facendolo arrabbiare, intristire e in certi casi addirittura schifare. Ha un non so che di poetico e fa un bellissimo contrasto con la narrazione il fatto che l'assassino colpisca sempre in giorni di pioggia e richieda alla radio che venga trasmessa sempre la stessa canzone, così come il finale, in cui dopo che la fotografia risultava buia e grigia, prendono il sopravvento i colori della campagna autunnale, in cui il nostro protagonista, diciassette anni dopo gli eventi che lo hanno sconvolto, ritorna sulla scena del primo crimine in un finale estremamente evocativo e molto molto amaro. I ritmi non sono dei più veloci, ma il film non annoia nemmeno per un secondo e le sue più di due ore di durata non si sentono per nulla. Il film, insomma, è da guardare, assolutamente.


Commenti

  1. Facciamo che è un capolavoro e non ne parliamo più? ;-) Scherzi a parte, i film di Bong Joon-ho mi piacciono tutti, ma questo è uno dei suoi migliori. Solo che i suoi migliori tendono ad essere abbastanza e anche ad essere proprio tanto migliori! Cheers

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