MOVIES FOR HALLOWEEN 2017 - Il gioco di Gerald di Mike Flanagan (2017)
Come ogni anno comincia la preparazione ai film per Halloween, quella festa in cui i rompicoglioni si lamentano del fatto che non è una festa italiana e quindi non la sentono loro e preferiscono festeggiare il giorno di Ognissanti e in cui ad altra gente piace mascherarsi e andare a ballare in discoteca. Nonostante la seconda alternativa non mi piaccia particolarmente la preferisco decisamente alla prima, ma per me Halloween sono i film horror e, come ogni anno, su questo blog, ci sarà una piccola rassegna in cui parlare di qualche titolo. Nella fattispecie quest'anno saranno tre, del primo parlerò oggi, del secondo Martedì - lascio un buchetto Lunedì per una piccola chicca a cui sono stato invitato a partecipare - e del terzo Mercoledì, che poi dato che pubblico all'una di notte non sarei nemmeno troppo fuori tempo massimo.
Ho detto già un sacco di volte, ma penso proprio tante tante, che non sono un fan di Stephen King, autore riuscito a non farmi finire nemmeno uno dei suoi libri che avevo tentato di iniziare, tranne Shining che ho particolarmente odiato. Ho sempre però, più o meno, apprezzato i film tratti dai suoi romanzi, vedi ad esempio "Carrie - Lo sguardo di Satana", lo stesso "Shining" di Stanley Kubrick o anche "1408" e "Il miglio verde". Negli ultimi tempi però mi sono un po' venuti a noia anche i film tratti dai suoi romanzi, colpa forse la qualità troppo bassa e, per dirne uno su tutti, "La Torre Nera" stato qualcosa di quasi ignobile e non per questioni di fedeltà al romanzo che non ho mai letto, quanto più che altro perchè trattasi proprio di un film davvero bruttino. Ad innalzare un po' il trend di questi ultimi tempi ci ha pensato "Il gioco di Gerald", diretto da Mike Flanagan - regista che tra l'altro apprezzo abbastanza - e prodotto e pubblicato da Netflix.
In realtà più che davanti ad un horror ci troviamo ad un thriller psicologico il cui spunto di partenza è in realtà abbastanza semplice: una coppia si reca per un weekend in una casa isolata e, per scacciare le ombre della crisi sul loro matrimonio, decidono di fare un particolare gioco erotico. La moglie accetta e si fa legare al letto, ma la cosa non sembra piacerle e, in preda al panico colpisce il marito che, poco dopo, gli prende un coccolone e muore sul pavimento, lasciando la moglie legata e senza alcuna possibilità di liberarsi. Da lì, per la donna, cominceranno una serie di incubi ad occhi aperti, che la faranno riflettere sulle scelte compiute durante tutta la vita, sul suo matrimonio e su tutto ciò che le potrebbe accadere ora che si trova in quella situazione totalmente sfavorevole.
Mike Flanagan con questo film riesce a colpire di nuovo, come fece qualche anno fa con "Oculus", riuscendo a dirigere un film che si muove sapientemente tra l'ambito dell'onirico e a rendere interessante una storia che alla fin fine si svolge quasi interamente nella testa della protagonista. A rendere però "Il gioco di Gerald" un'ottima trasposizione cinematografica sono le interpretazioni dei due protagonisti della vicenda, interpretati da una Carla Gugino che più invecchia e più diventa fascinosa e da un Bruce Greenwood decisamente in parte, che dà il suo meglio quando mette i panni del marito che, una volta morto, si presenta come immagine nella testa della protagonista. Funzionano pure in maniera clamorosa i dialoghi tra la protagonista Jessie e le immagini di se stessa o del marito che le si presentano davanti, che sono resi in maniera talmente credibile da far quasi dimenticare che ci si trova davanti a degli scherzi della mente e non davanti ad immagini reali.
Voto: 7,5
USA 2017
Titolo Originale: Gerald's Game
Regia: Mike Flanagan
Sceneggiatura: Jeff Howard, Mike Flanagan
Cast: Carla Gugino, Bruce Greenwood, Carel Struycken, Henry Thomas, Kate Siegel, Chiara Aurelia
Durata: 103 minuti
Genere: Thriller, Horror
Ho detto già un sacco di volte, ma penso proprio tante tante, che non sono un fan di Stephen King, autore riuscito a non farmi finire nemmeno uno dei suoi libri che avevo tentato di iniziare, tranne Shining che ho particolarmente odiato. Ho sempre però, più o meno, apprezzato i film tratti dai suoi romanzi, vedi ad esempio "Carrie - Lo sguardo di Satana", lo stesso "Shining" di Stanley Kubrick o anche "1408" e "Il miglio verde". Negli ultimi tempi però mi sono un po' venuti a noia anche i film tratti dai suoi romanzi, colpa forse la qualità troppo bassa e, per dirne uno su tutti, "La Torre Nera" stato qualcosa di quasi ignobile e non per questioni di fedeltà al romanzo che non ho mai letto, quanto più che altro perchè trattasi proprio di un film davvero bruttino. Ad innalzare un po' il trend di questi ultimi tempi ci ha pensato "Il gioco di Gerald", diretto da Mike Flanagan - regista che tra l'altro apprezzo abbastanza - e prodotto e pubblicato da Netflix.
In realtà più che davanti ad un horror ci troviamo ad un thriller psicologico il cui spunto di partenza è in realtà abbastanza semplice: una coppia si reca per un weekend in una casa isolata e, per scacciare le ombre della crisi sul loro matrimonio, decidono di fare un particolare gioco erotico. La moglie accetta e si fa legare al letto, ma la cosa non sembra piacerle e, in preda al panico colpisce il marito che, poco dopo, gli prende un coccolone e muore sul pavimento, lasciando la moglie legata e senza alcuna possibilità di liberarsi. Da lì, per la donna, cominceranno una serie di incubi ad occhi aperti, che la faranno riflettere sulle scelte compiute durante tutta la vita, sul suo matrimonio e su tutto ciò che le potrebbe accadere ora che si trova in quella situazione totalmente sfavorevole.
Mike Flanagan con questo film riesce a colpire di nuovo, come fece qualche anno fa con "Oculus", riuscendo a dirigere un film che si muove sapientemente tra l'ambito dell'onirico e a rendere interessante una storia che alla fin fine si svolge quasi interamente nella testa della protagonista. A rendere però "Il gioco di Gerald" un'ottima trasposizione cinematografica sono le interpretazioni dei due protagonisti della vicenda, interpretati da una Carla Gugino che più invecchia e più diventa fascinosa e da un Bruce Greenwood decisamente in parte, che dà il suo meglio quando mette i panni del marito che, una volta morto, si presenta come immagine nella testa della protagonista. Funzionano pure in maniera clamorosa i dialoghi tra la protagonista Jessie e le immagini di se stessa o del marito che le si presentano davanti, che sono resi in maniera talmente credibile da far quasi dimenticare che ci si trova davanti a degli scherzi della mente e non davanti ad immagini reali.
Voto: 7,5
Una bella sorpresa.
RispondiEliminaDi King, ti consiglio anche 1922, di cui si parlava ieri. :)
Continuate tutti a parlarne bene.
RispondiEliminaMi toccherà recuperarlo.
Anche se al momento sono troppo impegnato con la maratona Stranger Things 2...