Hereditary - Le radici del male di Ari Aster (2018)



USA 2018
Titolo Originale: Hereditary
Regia: Ari Aster
Sceneggiatura: Ari Aster
Cast: Toni Collette, Milly Shapiro, Alex Wolff, Gabriel Byrne, Ann Dowd
Durata: 127 minuti
Genere: Horror


Visti i risultati con gli horror degli ultimi anni, c'è sempre da fidarsi poco quando i trailer dei film appartenenti a questo genere lanciano frasi del tipo "Il film che ha terrorizzato l'America" o "L'horror dell'anno" o, soprattutto, "Il nuovo L'esorcista" che poi alla fine si sa che si viaggia verso territori scontati per i quali lo spettatore si crea delle aspettative alte che, ovviamente, vengono disattese. Ma non vengono disattese con un film nella media, o magari un po' più bello del solito, ma non così esaltante. Solitamente vengono disattese nel senso che il film che si va a guardare è una porcata immonda tipo "Paranormal Activia". Succede dunque che in questa calda estate arrivi nei cinema "Hereditary", pellicola d'esordio del regista Ari Aster, presentata all'ultimo Sundance Film Festival" - proprio come quel gioiellino di "The Witch" tanto per citarne uno -, che è stata lanciata proprio con frasi del tenore di quelle riportate sopra. A differenza degli altri casi però, dal trailer non si sentiva minimamente la puzza di merda, anzi, ho trovato che fosse una delle cose più angoscianti che abbia mai visto per presentare una pellicola. Pellicola che sono andato a vedere Venerdì, il giorno dopo la sua uscita nelle sale cinematografiche: chi mi segue su Facebook sa già come è andata, per coloro che invece non lo fanno, beh, vi tengo sulle spine ancora per poco.
Il film si apre mostrando il funerale della matriarca Ellen Graham: durante la cerimonia la figlia Annie, interpretata da Toni Collette, pronuncia un elogio funebre in cui fa trasparire il tenore del loro rapporto conflittuale. Tornata a casa dopo il funerale, all'interno della quale come lavoro produce plastici, Annie crede di vedere il fantasma di sua madre, mentre nel frattempo il marito Steve, interpretato da Gabriel Byrne, riceve una telefonata in cui viene informato della profanazione della tomba di Ellen. Una sera il figlio Peter, interpretato da Alex Wolff, chiede alla madre di poter usare la sua auto per andare ad una festa e a donna gliela concede a patto che si porti dietro anche la sorella undicenne Charlie - la bambina inquietantissima del trailer -, interpretata da Milly Shapiro. In seguito ad una reazione allergica per qualcosa mangiato alla festa, Peter comincia una corsa in auto durante la quale la sorella, in seguito ad un incidente, muore decapitata da un palo della luce. Siamo davanti ad un film horror che potrebbe essere idealmente suddiviso in due parti: la prima drammatica ci parla del dramma che sta vivendo la famiglia di Annie, che nel giro di pochi giorni perde madre e figlia, mentre in una seconda, decisamente più improntata all'orrore, in cui vengono svelati i segreti relativi alla vita di Ellen e il modo in cui figli e nipoti ne fossero coinvolti.
Ho sempre detto, soprattutto nell'ultimo periodo, come l'idea di mescolare dramma personale e horror, nonostante non sia una cosa così geniale, al cinema sta cominciando a funzionare a meraviglia: lo ha fatto con "The Babadook" e lo ha fatto pure con il recente "It - Capitolo 1" e riesce a farlo anche in questo "Hereditary". Se nella prima parte prevale il dramma famigliare, con alcune parti horror legate a presente o accadimenti strani che vengono comunque solamente suggeriti e mai mostrati, amplificando enormemente il senso di angoscia, nella seconda, in cui prevale una componente horror legata principalmente allo spiritismo, ancora è il senso di ansia a tenere sulle spine lo spettatore, fino a una serie di sequenze finali di fortissimo impatto e in grado di mettere terrore puro nello spettatore. L'horror è una cosa soggettiva, quindi, personalmente, ammetto che questo film mi abbia fatto veramente paura e tutto ciò che viene narrato al suo interno ha, in qualche modo, lasciato il segno anche nei giorni a venire.
Dal punto di vista tecnico ho apprezzato da morire i movimenti di camera di Ari Aster, che seguono la scena da vicino, il più delle volte in maniera lenta, come a voler dettagliare ciò che si trova dentro l'inquadratura, riuscendo anche sotto questo aspetto ad amplificare il senso di ansia generale che si respira in questo film. Il fatto poi di suggerire solamente lo svolgimento di alcune scene, soprattutto nella prima parte, risulta di grandissimo impatto: da questo punto di vista la scena della morte di Charlie è un vero e proprio esempio di perfetta gestione dell'immagine, con il regista che decide perfettamente ciò che va mostrato e ciò che deve succedere al di fuori dell'inquadratura facendolo comunque comprendere in maniera chiara allo spettatore. Ci sono poi altre due cosette da segnalare: la performance recitativa di Toni Collette è qualcosa di veramente pazzesco, con l'attrice che si annulla totalmente in funzione del suo personaggio, mentre la grande sorpresa è Alex Wolff che dà a Peter una caratterizzazione che funziona a meraviglia come esempio centrale del dramma che sta vivendo la famiglia e, soprattutto, lui, che nei primi frangenti del film sembrava quasi essere messo in disparte.
Qualcuno di questo film ha criticato il finale: anche a me, sinceramente, a livello di sceneggiatura ha convinto solamente a metà perchè sembra quasi messo lì per dare una chiusura alla vicenda senza però preoccuparsi di giustificarla a dovere, però a livello visivo è sicuramente di grande impatto, l'ho trovato veramente pauroso e disturbante. In secondo luogo alcuni passaggi logici all'interno della narrazione non sono chiarissimi e, davanti ad un film che non richiede un grande sforzo interpretativo da parte dello spettatore, forse si sarebbero potuti giustificare un po' meglio. Il problema è che sono rimasto talmente tanto affascinato dalla potenza registica di Ari Aster e dal modo in cui la narrazione è stata gestita che, nonostante questi difetti, ho amato "Hereditary" non da morire, forse addirittura di più.

Voto: 9

Commenti

  1. Non in perfetto equilibrio - intensissima e tragica la prima parte, derivativa e banalotta la seconda - ma il bello è che, anche quando diventa un canonico horror, disturba comunque e incute paura. Wolff e la Collette straordinari.

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