I FAKE REWATCH DI NON C'É PARAGONE #7 - Metropolis di Fritz Lang (1927)



Germania 1927
Titolo Originale: Metropolis
Regia: Fritz Lang
Sceneggiatura: Thea von Harbou, Fritz Lang
Cast: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Rudolf Klein-Rogge, Fritz Rasp, Theodor Loos, Erwin Biswanger, Heinrich George, Brigitte Helm
Durata: 117 minuti
Genere: Fantascienza


Per il settimo episodio della rubrica sui miei fake rewatch - quei film che non ho mai visto in vita mia che, a volte, per vergogna, si finge di aver visto per quieto vivere nei discorsi tra cinefili - ho deciso di cogliere la palla al balzo offertami dal Carroponte di Sesto San Giovanni, luogo di concerti ed eventi culturali nelle estati milanesi che andrebbe tenuto d'occhio molto di più - ad esempio per i Lunedì horror di Agosto, che mi sono perso per via delle meritatissime vacanze. In cosa consisteva l'evento a cui ho partecipato lo scorso Giovedì? Molto semplicemente nella proiezione di "Metropolis", film muto diretto nel 1927 da Fritz Lang - del quale ho già parlato quando vidi "M - Il mostro di Düsseldorf" - che è considerato come una delle basi per i più grandi capolavori del cinema di fantascienza, con la colonna sonora riprodotta dal vivo da Half/Redo, che solo un mese e mezzo fa, nella stessa location, aveva sonorizzato dal vivo anche "Alice nel paese delle meraviglie". Insomma, un artista assolutamente da seguire in futuro che ho potuto scoprire grazie a questa proiezione - pur non avendolo effettivamente visto, dato che era nascosto.
Ambientato nel 2026, novantanove anni dopo il periodo in cui il film fu prodotto - e a soli otto anni dall'epoca in cui viviamo -, la storia narra di un futuro distopico in cui la città di Metropolis è governata, come se fosse una dittatura, da un gruppo di ricchi industriali che vive in alti grattacieli costringendo al lavoro la classe proletaria, che vive nel sottosuolo. Joh Fredersen, interpretato da Alfred Abel, è l'uomo più ricco della città e vive nel grattacielo più alto, mentre il figlio Freder, interpretato da Gustav Fröhlich, in un giardino paradisiaco popolato da ragazze avvenenti. Quando improvvisamente nel suo giardino irrompe Maria, insegnante del sottosuolo interpretata da Brigitte Helm, che lo invita a guardare coloro che lei chiama suoi "fratelli", Freder ne rimane colpito, a tal punto da decidere di intraprendere un viaggio nel sottosuolo rendendosi conto delle condizioni disumane a cui sono costretti i lavoratori della città di Metropolis, che spesso e volentieri muoiono di stenti o di fatica.
Partiamo da una premessa doverosa: forse guardare un film come "Metropolis" per la prima volta in un contesto come quello del Carroponte - per carità bellissimo, ma per quanto riguarda la proiezione pareva abbastanza raffazzonato - non è la scelta migliore, sarebbe stato più consigliabile recarsi ad uno spettacolo del genere per una seconda o una terza visione, comunque avendo già visto il film almeno una volta, ma proprio per questioni logistiche che non permettono forse di guardare nella maniera giusta un capolavoro di tale portata. Detto questo quando si è davanti a dei fuoriclasse ce ne si accorge in qualsiasi condizione e, come al solito quando si parla di grandi classici, mi viene difficile scriverne in maniera razionale e non banale, senza dire cose già trite e ritrite che chiunque abbia letto qualche pagina sul cinema sa già. Innanzitutto ho apprezzato moltissimo il modo in cui Fritz Lang sia riuscito a costruire l'impianto narrativo con la struttura di un'opera lirica, suddividendola in un prologo, un interludio e un cosiddetto furioso per le scene finali, che sono concitatissime e cariche di tensione.
È impressionante vedere come, nel 1927, il regista sia riuscito da una parte a parlare del suo tempo, criticandolo in maniera crudele e feroce, mentre dall'altra risulti ancora, novant'anni dopo, attualissimo, avendo creato per gli anni a venire la base per tutti quei lavori che parlano di intelligenza artificiale, dando vita ad un robot che per essere perfetto ha bisogno della coscienza umana, utilizzando quella di Maria e rendendola perfida, ammaliante e spietata. Bravissima è stata infatti Brigitte Helm - notata dal regista mentre lavorava come segretaria negli studi di produzione e qui totalmente esordiente - nella doppia veste di Maria e dell'androide creato dallo scienziato C. A. Rotwang, interpretato da Rudolf Klein-Rogge, con le sue sembianze: dolce e sensuale nei movimenti quando è umana, inquietante e, per l'appunto, dai movimenti macchinosi - complice anche un gran lavoro nel montaggio - quando interpreta l'androide. La colonna sonora poi gioca in modo particolare con i personaggi in scena, identificandoli con una melodia ben precisa che, l'esecuzione dal vivo, ha messo bene in risalto.
Con "Metropolis" il regista Fritz Lang riesce dunque a creare un film che riesce a mandare un messaggio politico, alla sua generazione e anche a quelle future. Un film che per anni ho evitato di vedere perchè avevo deciso di non seguire i consigli della mia prof. di storia e filosofia al liceo - mi spiace molto, ma detestavo fortemente sia lei sia la materia che insegnava (la filosofia) - che citava questo film alla nausea praticamente in ogni lezione: un errore cui ho avuto il coraggio di rimediare solamente dieci anni dopo, senza pentirmene minimamente però.

Commenti

  1. Recuperi di un certo peso, insomma. Questo onestamente manca pure a me, nonostante il titolo sia saltato fuori in qualsiasi esame di Storia del cinema dato all'università.

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    1. Ne ho avuta l'occasione per l'evento che facevano non troppo lontano da casa: come detto però non è il contesto migliore un evento del genere per una prima visione di un film del genere, me lo sarei goduto di più forse a film già visto e conosciuto. Rimane il fatto che sia una pietra miliare e ho potuto apprezzarlo comunque nonostante i limiti ambientali.

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  2. Prima o poi farò anch'io questa rubrica, perché effettivamente in alcuni casi e per certi film ho mentito di aver visto :D

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  3. Alcune volte lo si fa per quieto vivere. Questo è un gran film che prima o poi va visto meglio se la prima volta lo si fa da soli o ad una proiezione cinematografica convenzionale. Quella a cui ho assistito io per motivi logistici mi ha fatto perdere qualcosa.

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  4. Io ogni volta che lo rivedo mi chiedo come diavolo facessero quegli anni ad essere così all'avanguardia. E' questo che mi stupisce più di tutto!

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    1. Sì, sicuramente erano avanti e anche di molti anni. Mancano otto anni al 2026 immaginato da Lang e non è che ci siamo poi molto molto lontani.

      Di idee registiche ce ne sono parecchie, d'altronde in quegli anni si voleva dare dei contenuti su cui riflettere, ora il cinema di intrattenimento - che è il 90% di ciò che fruisco - ha preso il sopravvento ed ha inglobato un po' tutti.

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