C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino (2019)
USA 2019
Titolo Originale: Once Upon a Time in... Hollywood
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Julia Butters, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis, Al Pacino, Nicholas Hammond, Samantha Robinson, Rafał Zawierucha, Lorenza Izzo, Costa Ronin, Damon Herriman, Lena Dunham, Madisen Beaty, Mikey Madison, James Landry Hébert, Maya Hawke, Victoria Pedretti, Scoot McNairy, Clifton Collins Jr., Dreama Walker, Rachel Redleaf, Rebecca Rittenhouse, Rumer Willis, Spencer Garrett, Clu Gulager, Rebecca Gayheart, Kurt Russell, Zoë Bell, Michael Madsen
Durata: 161 minuti
Genere: Drammatico
Ho dovuto pensarci sopra più di qualche giorno prima di buttare giù qualche riga per parlare di "C'era una volta a... Hollywood", l'ultima fatica cinematografica di Quentin Tarantino che, come al solito, ha diviso sia il pubblico sia la critica. Sin dal'inizio lo stesso regista aveva pregato un po' tutti i giornalisti di non rivelare nulla, in seguito alle varie proiezioni, sulla trama della pellicola, tant'è che, lo ammetto molto candidamente, dai vari trailer e dalle sinossi lette non è che avessi capito poi molto di quello che sarebbe stato il film, che puntava molto sia sulla figura di Sharon Tate, interpretata da una Margot Robbie che in fin dei conti si è rivelata perfetta per il ruolo, e che mi aveva fatto pensare che si sarebbe parlato, in qualche modo, della setta di Charles Manson e degli omicidi di Cielo Drive. Invece, con mia enorme sorpresa, mi sono trovato davanti ad un film molto diverso, con al centro quelli che erano fin dall'inizio i due protagonisti annunciati, Leonardo DiCaprio e Brad Pitt e con la narrazione, che non segue una vera e propria trama, ma ci pone davanti ad una serie di situazioni, che ruota proprio attorno a loro. Molti sono gli attori chiamati dal regista per la sua pellicola e a parte i tre già annunciati abbiamo anche la giovane Margaret Qualley, un cameo di Al Pacino e tantissimi altri, anche in ruoli piccoli o marginali.
Siamo nel 1969, Rick Dalton è un attore che, alla fine degli anni cinquanta, aveva partecipato a "Bounty Law", una serie western che gli aveva dato un grande successo che poi però non si è mai concretizzato in una carriera grandiosa. Passa buona parte del suo tempo assieme alla sua controfigura, Cliff Booth, uomo di cui se ne dicono in giro di tutti i colori, ma che si dimostra apparentemente tranquillo, tranne quando c'è bisogno di menare le mani. I due stanno molto tempo assieme anche a causa dei problemi di alcool di Rick Dalton, che lo hanno portato al ritiro della patente di guida, costringendo la sua controfigura anche a fargli da autista, ma tra i due c'è sempre stato un rapporto di reciproca stima e quasi di amicizia. Vicino alla casa di Rick, tra l'altro, è arrivata da poco Sharon Tate, assieme al marito Roman Polanski, mentre per la città da qualche tempo hanno cominciato ad aggirarsi degli hippy che vagabondano per la città, tra i quali c'è Pussycat, che, riuscita ad ottenere un passaggio da Cliff Booth, decide di portarla in un set cinematografico abbandonato dove vive con la sua comunità, con l'intento di fargli conoscere Charles Manson.
Sappiamo bene tutti quanto Quentin Tarantino, prima ancora che regista, sia stato un cinefilo con la C maiuscola: dapprima gestore di una videoteca nella sua prima attività lavorativa deve essersi nutrito talmente tanto di cinema da farlo diventare uno dei registi più famosi nel mondo per le sue citazioni, che prendono a piene mani dallo spaghetti western e dal cinema degli anni sessanta e settanta, cui egli è sicuramente molto legato. É proprio a quel cinema, oramai andato, che "C'era una volta a... Hollywood" vuole rendere omaggio e lo fa mostrandoci una serie di situazioni di cui Rick Dalton e Cliff Booth si rendono protagonisti, senza però dare al film una vera e propria trama. Forse è stata proprio l'assenza di una trama a far storcere il naso a coloro che il film non l'hanno apprezzato, io invece, al contrario, proprio in questo ho trovato uno dei punti di forza maggiori del film, che dimostra come con questa sua nona opera Quentin Tarantino abbia voluto in qualche modo staccarsi dallo stile che gli aveva dato notorietà e successo, per fare un film diverso, sicuramente meno tarantiniano di quanto ci si potesse aspettare. Nonostante questo la mano del regista e sceneggiatore si vede, nei mille riferimenti a pellicole dell'epoca, nel modo in cui ritrae i suoi due protagonisti e nelle battute che fa loro pronunciare, ma anche nella quantità di piedi femminili che vengono mostrati, con Margaret Qualley protagonista di una scena lunghissima in cui cammina sul cruscotto di Cliff Booth e lui non le fa levare i piedi dal parabrezza dicendole "questa qui mi cammina sul cruscotto e io sarei pignolo?". Certo, una citazione del genere da parte di Tarantino sarebbe stata pazzesca, non so nemmeno se conosca "Tre uomini e una gamba", ma sicuramente il film avrebbe guadagnato un miliardo di punti.
ATTENZIONE, DA QUI POSSIBILI SPOILER
Diverse cose di questo film mi sono piaciute moltissimo, come ad esempio il modo in cui viene ritratta Sharon Tate, con Margot Robbie che non ha tantissime battute, ma riesce a rimanere impressa e soprattutto è genuina nella scena in cui al cinema vede la sua stessa interpretazione seguendone i movimenti. Ho trovato poi pazzesco il breve ritratto che viene fatto di Bruce Lee, interpretato da un ottimo Mike Moh, un ritratto non apprezzatissimo dai suoi parenti, ma forse il più vero e genuino che se ne potesse dare, in fondo lo stesso Bruce Lee durante tutta la sua carriera era un simpatico sbruffoncello di cui in questo film viene mostrata, fondamentalmente, una sua caricatura più umana rispetto all'aura da quasi divinità di cui è circondato da parte dei suoi fan. Ho trovato poi impressionanti le interpretazioni di Leonardo DiCaprio e di Brad Pitt: mentre il primo risulta perfetto nel ruolo dell'attore fallito che cerca di trovare un posto nell'industria cinematografica rischiando di lasciarsi scivolare addosso un po' tutto il resto, il secondo è freddo, glaciale, forse un'interpretazione che mi è rimasta ancora più impressa rispetto a quella di DiCaprio, insomma, uno dei pochi casi in cui la controfigura riesce fare una figura maggiore rispetto a quello che dovrebbe essere l'attore principale. Mi è piaciuto poi il poco spazio che è stato dato alla vicenda di Charles Manson - il cui personaggio ha una sola apparizione, praticamente un cameo - fino ad arrivare ad un finale che, come spesso e volentieri Tarantino ci ha abituato, riscrive la storia dando alla sua fiaba un'inevitabile lieto fine.
FINE DEGLI SPOILER
Insomma, "C'era una volta a... Hollywood" non sarà certo il più tarantiniano dei film di Quentin Tarantino, eppure è un film che tra citazioni varie e omaggi al cinema dell'epoca di cui il regista ci vuole parlare mi è sembrato azzeccatissimo e splendido dall'inizio alla fine.
Voto: 9
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Diciamo che è il più intimamente tarantiniano dei film di Tarantino^^
RispondiEliminaMoz-