The Clovehitch Killer di Duncan Skiles (2018)

USA 2018
Titolo Originale: The Clovehitch Killer
Sceneggiatura: Christopher Ford
Durata: 110 minuti
Genere: Drammatico, Thriller


É molto strano il fatto che siamo a metà Ottobre e sto ancora recuperando le recensioni di Agosto, parlando, ufficialmente per l'ultima volta, dei film che ho visto durante il mio indimenticabile viaggio tra il Giappone e la Corea del Sud, anche perchè occupare dieci ore di volo all'andata e dieci al ritorno non è certo una cosa facile e molti sono stati i film visti in questo lasso di tempo - ma anche durante i viaggi in pullman tra una città e l'altra della Corea del Sud. Tra i film che ho visto durante il viaggio di ritorno figura anche "The Clovehitch Killer", presente sul catalogo del volo Lufthansa che mi stava riportando a casa, thriller statunitense con protagonisti Dylan McDermott e Charlie Plummer, mentre la regia del film è di Duncan Skiles, al suo primo film all'attivo, mentre la sua carriera da regista è stata principalmente incentrata su show televisivi, documentari e video musicali. Siccome sono sempre particolarmente attratto dalle storie sui serial killer, il film in questione mi aveva ispirato parecchio in quelle noiose undici ore di volo, ma è di certo stato anche quello che meno mi ha soddisfatto tra le visioni del volo di ritorno.
Tyler Burnside è un ragazzino che vive a Clarksville, assieme ai suoi genitori. La comunità di cui il ragazzo fa parte è principalmente composta da conservatori, ultra religiosi, delle persone a modo e per bene. Dieci anni prima però Clarksville è stata terrorizzata dalle gesta del Clovehitch Killer, che non si è mai scoperto chi fosse ma, ad un certo punto, sembra aver fermato la sua attività criminale. Una sera, mentre Tyler è nell'auto di suo padre con la sua ragazza, lei trova una foto di una donna legata e imbavagliata, tanto che il giorno dopo lo umilierà davanti a tutta la comunità. In Tyler, che conosce bene la storia del serial killer che aveva terrorizzato la città, si insinua però un dubbio: e se l'assassino seriale fosse proprio suo padre? Il ritrovamento di alcune prove all'interno di un ripostiglio in cui a lui è proibito entrare contribuirà a far sì che lo stesso Tyler voglia in qualsiasi modo fare luce sulla vicenda, anche con l'aiuto di Kassi, ragazza conosciuta da poco tempo con cui stringerà una forte amicizia e collaborazione.
Per quanto l'idea di narrare la storia di un figlio che scopre che suo padre è un serial killer possa essere interessante, almeno sulla carta, c'è da dire che gli sforzi compiuti dal regista per darci qualcosa di veramente interessante sono stati decisamente pochi. Passi il fatto che viene detto fin dall'inizio allo spettatore che è l'indiziato principale degli omicidi commessi, passi anche la narrazione con un ritmo non particolarmente sostenuto, ma ciò che in realtà non ho apprezzato in questa pellicola è stato il fatto che mancasse totalmente un tentativo di mettere nello spettatore il dubbio sull'antagonista della vicenda. Durante tutta la narrazione vediamo un Don Burnside che si comporta in un modo ambiguo, il suo tono di voce è sempre parecchio colpevole e, da spettatore, non ho mai creduto, dall'inizio alla fine, che il personaggio potesse essere innocente. Oltre a questo è un peccato il fatto che non sia stata fatto un vero e proprio lavoro riguardo alla psicologia di Tyler, che non sembra risentire in maniera particolare della scoperta della verità su suo padre.

Voto: 4,5

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