Rambo III di Peter MacDonald (1988)
USA 1988
Titolo Originale: Rambo III
Regia: Peter MacDonald
Sceneggiatura: Sylvester Stallone, Sheldon Lettich
Cast: Sylvester Stallone, Richard Crenna, Marc de Jonge, Kurtwood Smith, Spiros Focás, Sasson Gabai, Doudi Shoua, Randy Raney, Marcus Gilbert
Durata: 97 minuti
Genere: Azione
Domenica scorsa ho visto "Rambo: Last Blood", come mi ero ripromesso di fare non appena fosse uscito nelle sale. Però, qui su questa rete, siamo ancora indietro con lo speciale dedicato alla saga di "Rambo", nella quale dopo aver parlato del primo capitolo, bellissimo nella sua serietà nel trattare un tema comunque delicato e importante per l'epoca, e del secondo capitolo che è riuscito a creare tutta l'iconografia legata al personaggio di John Rambo, eccoci arrivati a quella che, a mio modo di vedere, è la vera e propria nota dolente della pentalogia, ma ci arriveremo piano piano a tutti i motivi che non mi fanno piacere "Rambo III". Alla regia del film viene chiamato un mestierante qualsiasi come Peter MacDonald, che già anni prima aveva partecipato come regista della seconda unità in "Excalibur", ma anche in "Rambo 2: La vendetta", mentre ovviamente alla sceneggiatura ancora una volta collabora lo stesso Sylvester Stallone, che in qualche modo in questi tre film ha voluto fare il bello e il cattivo tempo per quanto riguarda la produzione di questa saga, scrivendo il personaggio cercando sempre in qualche modo l'approvazione da parte di chi il personaggio lo aveva scritto in origine, David Morrell. Riprende il ruolo del Colonnello Samuel Trautman Richard Crenna, mentre qui l'antagonista principale della vicenda, il Colonnello Zaysen, è interpretato da Marc de Jonge.
Da ormai un po' di tempo John Rambo si è ritirato in un monastero buddhista in Thailandia, dove aiuta una tranquilla comunità di monaci, svolgendo alcuni lavori per loro e partecipando a combattimenti il cui ricavato viene devoluto direttamente al monastero. Viene raggiunto dal Colonnello Samuel Trautman, che vuole assoldare il soldato per una missione in Afghanistan, che è stato da poco invaso da un commando sovietico che ha compiuto già qualche genocidio ai danni della popolazione. Rambo però si rifiuta di combattere ancora guerre assurde, così Trautman decide di recarsi comunque nel territorio afghano con un suo commando di uomini. Il gruppo di persone viene però intercettato dal nemico e sterminato, mentre Trautman viene catturato, torturato e interrogato dal Colonnello Zaysen e dal suo braccio destro Kourov. Avendo saputo della cattura del suo mentore, Rambo accetterà di recarsi in Afghanistan per una missione in solitaria, non ufficialmente approvata dal governo degli Stati Uniti che non vogliono finire coinvolti in una guerra, a patto che, in caso di cattura, la sua collaborazione venga sconfessata dal governo americano.
Uno dei punti di forza dei primi due film della saga di "Rambo" era stato quello di essere sempre al passo con i tempi per quel che riguarda i temi politici che il nostro Sylvester Stallone voleva trattare in quelli che poi, a tutti gli effetti, si sono rivelati essere i suoi film in tutti i sensi. Laddove nei primi due film si parlava delle conseguenze della guerra del Vietnam, prima di quelle psicologiche su uno dei suoi protagonisti e di come questo veniva trattato dai suoi connazionali e poi trattando il tema di tutti quei soldati rimasti a lungo prigionieri anche in un periodo in cui la guerra era praticamente finita, ora Stallone tenta di parlare dell'invasione dell'Afghanistan da parte della Russia e della guerra che ne era scaturita, che però, proprio in quel periodo, si stava avviando ad una conclusione. Ora, io quella parte di storia non l'ho vissuta, in quanto sono nato giusto due anni dopo l'uscita del film e uno dopo la fine della guerra tra Russia e Afghanistan, ma appare chiaro quanto il film, sin dall'inizio, fosse in qualche modo arrivato fuori tempo massimo e pensare quanto sarebbe potuto essere bello un quarto capitolo in cui lo stesso John Rambo fosse tornato in Afghanistan, stavolta però per combattere proprio contro quella stessa popolazione che gli statunitensi avevano aiutato anni prima per scacciare i russi dal proprio confine. Ma su questo ci torneremo settimana prossima, anche perchè, obiettivamente, il quarto capitolo mi sta proprio benissimo così com'è, al contrario di questo.
Il problema vero di questo "Rambo III", a parte la questione politica affrontata in maniera decisamente superficiale e di sicuro poco al passo con i tempi, è il fatto che il ritmo della narrazione risulti piuttosto tedioso e le scene d'azione sono piuttosto risicate, considerando poi che all'interno del film viene riproposta pari pari l'iconografia del personaggio che era stata ben ampliata nel capitolo precedente, quasi come se fosse un atto meccanico e dovuto, senza una vera e propria esigenza sceneggiativa. Ciò che ne viene fuori è un film che non mi ha preso dall'inizio alla fine e in cui il personaggio, ben caratterizzato e ben sviluppato nei primi due capitoli, subisce una vera e propria battuta d'arresto in quella che è la sua evoluzione personale e non basta una ferita d'arma da fuoco cauterizzata con della polvere da sparo al suo interno, nemmeno per dare al film quelle poche scene esaltanti che nel secondo capitolo mi avevano letteralmente conquistato. Insomma, per Sylvester Stallone questo "Rambo III", nonostante al botteghino sia stato premiato con un incasso quasi triplicato rispetto alle spese, è stato cinematograficamente parlando un vero e proprio passo falso, forse, a conti fatti, uno dei pochi di questa pentalogia, ma è un film che nel corso degli anni non sono mai riuscito a sopportare e il rewatch fatto in occasione di questo speciale mi ha confermato quelli che erano i motivi che mi spingevano a mal sopportarlo.
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