Rambo: Last Blood di Adrian Grunberg (2019)


USA 2019
Titolo Originale: Rambo: Last Blood
Sceneggiatura: Matthew Cirulnick, Sylvester Stallone
Durata: 89 minuti
Genere: Azione


Dopo aver ripercorso tutti e quattro i film della saga di "Rambo" usciti nel corso degli anni tra il 1982 e il 2009, siamo finalmente qui per parlare di "Rambo: Last Blood", il film che chiude definitivamente la saga uscito nelle sale cinematografiche un paio di settimane fa. Io, ovviamente, appena finito il ripassone, sono corso a vederlo e devo dire che, con le dovute proporzioni, la visione mi ha soddisfatto, ma andiamo con ordine. Nel corso degli anni si è visto come Sylvester Stallone non fosse più così legato al personaggio di John Rambo, ma molto di più a quello di Rocky Balboa, del quale ha anche contribuito a scrivere uno spin-off dedicato al figlio di Apollo Creed. É chiaro che questo legame affettivo con il personaggio sia andato scemando con il tempo, soprattutto a causa del fatto che, mentre Rocky è in tutto e per tutto una sua creatura, John Rambo è un personaggio ispirato al romanzo "Primo sangue" di David Morell, cui lui ha certamente contribuito a crearne l'iconografia ad esso legata, ma non si tratta in tutto e per tutto di una creazione della sua mente. É proprio per questo motivo che per avere "John Rambo", il quarto film della saga, i fan hanno dovuto aspettare un ventennio, così come altri dieci anni sono passati prima di dare alla saga una vera e propria chiusura. Oltre a Sylvester Stallone, nel cast del film abbiamo anche Yvette Monreal, ad interpretare Gabrielle, la nipote di Rambo, mentre nei panni dei villain del film abbiamo Sergio Peris-Mencheta e Óscar Jaenada. Inoltre, nel ruolo della giornalista messicana Carmen Delgado abbiamo Paz Vega.
Sono passati undici anni dagli eventi in Birmania narrati nel precedente film: John Rambo si è trasferito in Arizona, dove ha ereditato l'allevamento di cavalli del suo padre defunto e lo gestisce insieme alla sua vecchia amica Maria Beltran e alla nipote Gabrielle. La ragazzina, abbandonata dal padre molti anni prima rivela allo zio che la sua amica Gizelle, che vive in Messico, avrebbe rintracciato il padre biologico Miguel. Nonostante i pareri contrari di Rambo e di Maria, la ragazza si reca segretamente in Messico per incontrare suo padre, che però la respinge malamente rivelandole che non l'ha mai voluta. Per dimenticare gli eventi di quella sera, Gizelle decide di portare Gabrielle in un club locale dove, dopo aver bevuto abbastanza, viene drogata e rapita da un garante del cartello messicano, che la vuole vendere come prostituta. Non vedendola tornare al ranch, John Rambo si recherà in Messico, con l'intento di recuperare la nipote e riportarla a casa.
Come già in molti hanno fatto notare questo "Rambo: Last Blood" vive di due parti narrative ben distinte, una delle quali mi ha convinto di più, mentre l'altra di meno. Nella prima parte ciò che vediamo è un John Rambo ormai anziano, anche un po' stanco, che lavora nel suo ranch ricordando quelli che sono stati i suoi traumi di guerra e cercando di vivere, per la prima volta nella sua vita, in maniera tranquilla. Il film in questa prima parte fatica decisamente ad ingranare e non basta il rapimento della nipote Gabrielle a dare la vera e propria scossa alla pellicola: una tattica di battaglia praticamente suicida e i suoi movimenti piuttosto lenti fanno sì che il personaggio venga malamente pestato dagli esponenti del cartello messicano e lasciato in fin di vita, salvato solamente dalla giornalista Carmen Delgado, che lo porterà nel suo appartamento. Ciò che ho fatto da spettatore per tutta la prima parte è stato, ovviamente, aspettare il momento delle botte, ma la sensazione avuta - fino al momento in cui John Rambo prende finalmente in mano il martello per picchiare i messicani - è un po' quella che, fino ad una buona metà della sua durata, questo film si sarebbe potuto fare tranquillamente anche con un personaggio diverso dal John Rambo che avevamo conosciuto negli altri film, tanto mi è parso assente il suo spirito. A metà del film però scatta veramente la molla e l'ultima mezz'ora del film va via liscissima, con il vecchio John Rambo che torna ad essere se stesso, a preparare trappole, ad usare una tecnica di guerriglia sofisticata e strategica e se nella prima parte vi eravate legittimamente domandati perchè in tutti quegli anni nel ranch avesse scavato dei tunnel chilometrici - anche io quando sarò in pensione tra ottantadue anni, mi sveglierò una mattina e deciderò di scavare dei tunnel nel giardino di casa mia - ecco che nell'ultima mezz'ora troverete una risposta plausibile. In tutto questo poi il film riesce a non perdere del tutto in realismo: John Rambo è ormai consapevole di essere vecchio e i suoi movimenti all'interno dei tunnel sono comunque quelli di un settantenne appesantito, che però sa ancora come uccidere e decide di usare la strategia più vecchia del mondo, il divide et impera - in netto contrasto con quanto fatto all'inizio quando è stato pestato. É un po' come vedere i video del nonno cestista di Milano: non lo vedrete mai correre o saltare a canestro per schiacciare, ma la sua tecnica di tiro è rimasta intatta e mi fa uscire letteralmente di testa. Nel finale poi spazio ad un recap con le immagini più belle di tutti i capitoli della saga di "Rambo", un momento nostalgia forse evitabile, ma molto americano nella sua realizzazione e comunque piuttosto emozionante per chi, come me, a parte il terzo capitolo, ha veramente amato la saga.
Si chiude dunque qui lo speciale organizzato dal sottoscritto per accompagnare l'uscita nelle sale di "Rambo: Last Blood", anche se sono arrivato un po' in ritardo devo dire che me lo sono goduto, sia a livello delle mie visioni serali, sia per quel che riguarda lo scriverci sopra e il parlarne su questi schermi a quei quattro o cinque che mi seguono assiduamente. La saga si chiude con un film non proprio eccezionale, che comincia come un semplice revenge movie in cui ci sarebbe potuto essere chiunque al posto di Rambo, ma comunque si riprende quando il protagonista comincia a fare davvero quello per cui è conosciuto e lo fa nella maniera più goduriosa e "commovente" possibile.

Voto: 6

Commenti

  1. Il paragone con il nonno cestista è grande, cinque altissimo! ;-) Il vecchio (giovane) Rambo perdeva tempo con trucchetti, il nuovo (vecchio) Rambo punta al sodo, massima potenza riducendo lo sforzo al minimo, l’esperienza nella vita conta. Anche secondo me è arrivato un po’ fuori tempo massimo, e con un regista con più polso (e meno scollamento tra i tre atti) poteva essere migliore, eppure niente me lo sono goduto lo stesso, così polveroso e rabbioso. Cheers!

    RispondiElimina

Posta un commento

Quando commentate ricordate che si sta pur sempre parlando di opinioni, quindi siate educati. Apprezzo sempre una punta di sarcasmo, sarò il primo a tentare di rispondervi a tono.

Non sono in cerca di prestiti ultravantaggiosi, ma sono ben disposto verso le donazioni spontanee!

Post popolari in questo blog

Le spose di Dracula di Terence Fisher (1960)

Unbreakable Kimmy Schmidt - Stagione 1

Rambo di Ted Kotcheff (1982)