L'uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento (1970)

Anni fa avevo cominciato, piano piano e senza volermi dare un particolare ordine, a recensire su questo blog i film di Dario Argento, con l'intento di recuperare quelli che non avevo visto e di avere un post su questo spazio per ogni suo film. Idea abbandonata dopo un paio di film e che ho voluto riprendere per il primo, attesissimo dalla blogosfera, speciale di Non c'è Paragone del 2018!


Italia, Germania Ovest 1970
Titolo Originale: L'uccello dalle piume di cristallo
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento
Cast: Tony Musante, Suzy Kendall, Eva Renzi, Enrico Maria Salerno, Umberto Raho, Renato Romano, Giuseppe Castellano, Mario Adorf, Pino Patti, Gildo Di Marco, Fulvio Mingozzi, Omar Bonaro, Bruno Erba, Annamaria Spogli, Rosita Toros, Karen Valenti, Werner Peters, Reggie Nalder, Maria Tedeschi, Carla Mancini, Giovanni Di Benedetto
Durata: 96 minuti
Genere: Thriller, Noir


Per questo speciale su Dario Argento, come per gli altri speciali dedicati a famose saghe cinematografiche, si va in ordine e si parte, dunque, dal primo film di quello che è considerato il maestro dell'horror all'italiana. Primo film che, tra quelli che ho visto - ammetto candidamente che alcuni dei suoi film sono recuperi ancora in corso appositi per questo speciale -, va al quarto posto nella mia personalissima classifica dei film del regista e che contrariamente a quello che è l'appellativo dato al regista è un giallo ed è il primo film di una trilogia denominata "Trilogia degli animali" formata anche da "Il gatto a nove code" e "Quattro mosche di velluto grigio". La realizzazione de "L'uccello dalle piume di cristallo", affidata originariamente a Bernardo Bertolucci come trasposizione del romanzo "La statua che urla", finisce per volere dello stesso Bertolucci nelle mani di Dario Argento, prima di allora critico cinematografico con il quale aveva collaborato per la sceneggiatura di "C'era una volta il West". Prendendo in mano tutte le fasi della realizzazione della pellicola Dario Argento riesce a realizzare un giallo particolarmente fuori da quelli che all'epoca erano considerati i canoni del genere, riuscendo a modellare a suo piacimento sia il materiale a disposizione sia la sua personalissima visione del genere giallo.
Sam Dalmas è uno scrittore italo-americano, interpretato da Tony Musante che lavora a Roma in un istituto di scienze naturali e si appresta a ritornare negli Stati Uniti assieme alla sua ragazza. Una sera, mentre torna a casa, assiste dalla strada ad una colluttazione all'interno di una galleria durante la quale una donna, Monica Ranieri, moglie del proprietario Alberto interpretata da Eva Renzi, cade a terra gravemente ferita all'addome. Mentre la polizia è convinta che l'aggressore sia lo stesso colpevole dell'omicidio di tre donne nel corso dello stesso mese, Sam è costretto a rimanere in Italia a causa del ritiro del passaporto da parte della polizia, dovuto al fatto che l'uomo non riesce a ricordare un importante dettaglio per le indagini. Decide dunque di mettersi ad indagare anche lui, con spirito giornalistico e di avventura, sugli accadimenti di quella notte.
Con "L'uccello dalle piume di cristallo" il regista Dario Argento riesce a realizzare un giallo dalla trama alla fin fine classicissima che all'apparenza non ha nulla di nuovo, decidendo però di prendere il suo genere di appartenenza e letteralmente ribaltarlo. Insomma, se si guarda questo film con ben in mente quelli che sono i romanzi di Agatha Christie, che hanno un delitto, un detective preparatissimo - che può essere il Poirot o la Miss Marple di turno -, una serie di indizi ed una risoluzione che viene affrontata quasi sempre sotto forma di spiegone, si rimane sicuramente spiazzati per il modo in cui la materia viene affrontata. Tanti sono gli elementi di novità, ma è in particolare su due elementi che mi piace particolarmente soffermarmi ogni volta che mi capita di rivedere questo film - sono solamente a quattro, non è che siano poi così tante, ma lo sono per i miei standard -: il primo è il fatto che qui chi interpreta il ruolo del detective è una persona qualunque, che passava quasi per caso sul ruolo del delitto, mentre il secondo è il fatto che quello che è lo spiegone dei romanzi gialli classici e dei film da essi tratti sia sostituito dalle immagini, da una ricomposizione dei ricordi del protagonista che pian piano nel corso del film si fanno sempre più chiari, arrivando ad un finale in cui vediamo per la prima volta quello che è il marchio di fabbrica del regista, quello di mettere nella scena del delitto un indizio grosso come una casa, sbattendoci subito in faccia il colpevole, indizio a cui lo spettatore non è portato a dare credito proprio perchè troppo troppo grosso.
Registicamente il film è qualcosa di davvero mostruoso, con piani sequenza studiati a puntino e inquadrature con una fotografia veramente eccellente - la scena in cui Sam assiste alla colluttazione nella galleria d'arte è, essa stessa, un'opera d'arte a livello di inquadrature - e la colonna sonora, composta da Ennio Morricone fa a meraviglia il suo lavoro mettendo ansia nello spettatore, della quale un brano, "Piume di cristallo" è stato anche utilizzato da Quentin Tarantino in "Grindhouse - A prova di morte". Da segnalare anche, nel corso delle varie azioni da parte del killer, il fatto che Dario Argento vi inserisca una certa violenza ed efferatezza che apre sin dal suo primo film a quel passaggio - che avverrà poi a metà con "Profondo rosso" e definitivamente con "Suspiria" - al genere horror che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

Voto: 8

Commenti

  1. Fai bene a fare uno special su Dario Argento, è stato anche lui fondamentale per il cinema di genere almeno in Italia, soprattutto tra gli anni settanta e ottanta :)

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  2. Per quel che riguarda la trama lo ricordo ingenuo e un po' sciocchino ma nulla da dire sul comparto visivo (che urla Bava! dall'inizio alla fine, per carità): l'omicidio "in bella vista" è splendido e angosciante e anche la sequenza della scala mezza in ombra mezza in luce ripresa dall'alto è elegantissima.

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  3. Gran bel recupero di un film un po' acerbo ma affascinante! Non vedo l'ora di leggere i prossimi appuntamenti ;)

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  4. Di questo film sono semore rinasto affascinato dalla cotazione artistica ai quadri di Bruegel...in particolare Cacciatori nella neve

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