I FAKE REWATCH DI NON C'É PARAGONE #4 - Capricorn One di Peter Hyams (1978)
"Oh ma ti ricordi di Capricorn One?"
"Certo che me lo ricordo, GOMBLODDOHHH!"
Ritorna dopo un periodo di pausa la rubrica sui fake rewatch del sottoscritto, la rubrica su quei film che uno si vergogna un po' a dire che non ha mai visto e quindi finge di averli visti senza però ricordarsi nulla della trama, magari dicendo che dovrebbe riguardarlo prima o poi, perchè gli era piaciuto un casino. Ecco, in questa occasione ho deciso di abbassare un po' il tiro - per lo meno per quel che riguarda i miei gusti cinematografici e l'impressione che ho avuto alla fine della visione - e di non parlare di uno di quei classiconi riconosciuti praticamente da tutti, culturalmente impegnati e registicamente perfetti, ma di un film interessante sotto diversi punti di vista, visto da molti, ma non riconosciuto unanimemente come un classico della cinematografia mondiale. Dopo aver parlato dunque di un thriller come "M - Il mostro di Düsseldorf", di un horror psicologico del calibro di "Che fine ha fatto Baby Jane?" e di un film neorealista come "Miracolo a Milano" è ora di passare di nuovo ad un thriller, che parte con un presupposto pseudo-fantascientifico per poi spostarsi inesorabilmente verso la realtà dura e pura come "Capricorn One".
Avete presente quella storiella che ci propinano i complottari di tutto il mondo tra una storia sulle scie chimiche e l'altra secondo cui l'uomo non sarebbe mai andato sulla Luna, ma le immagini che abbiamo viste sarebbero state studiate a tavolino e girate in uno studio con l'ausilio di niente popo di meno che Stanley Kubrick, che con lo spazio aveva avuto una sua esperienza con "2001 - Odissea nello spazio" l'anno prima? Ecco, questo film ci parla, non prendendolo nemmeno troppo alla larga, di quel complotto, semplicemente spostando la macchinazione dalla Luna a Marte, senza che però la sostanza cambi. A Capo Kennedy, dopo quindici anni di duro lavoro, sta per prendere il via la missione che porterà finalmente l'uomo su Marte. Le alte sfere politiche e l'opinione pubblica non sembrano però essere particolarmente interessate all'impresa, motivo per cui il dottor James Kelloway, interpretato da Hal Holbrook, a conoscenza di un difetto di fabbrica sulla navicella che porterà i tre astronauti sul pianeta, decide di far partire una macchinazione, per ottenere fondi per proseguire nella ricerca e in altre future spedizioni. Poco prima del lancio i tre astronauti vengono fatti uscire dalla capsula e trasportati in uno studio cinematografico segreto dove, sotto minaccia verso le loro famiglie, vengono convinti a fingere lo sbarco su Marte.
Ancora prima che le teorie complottistiche - e soprattutto sensazionalistiche - sul primo allunaggio iniziassero a prendere piede, arriva il film di Peter Hyams che, andando totalmente contro corrente rispetto alla cinematografia del periodo ponendo al centro non tanto la missione spaziale e la conquista di altri pianeti del Sistema Solare, quanto più che altro un'immensa macchinazione, in modo da evidenziare quanto il potere dei mass media possa essere influente sulla popolazione mondiale e quanto in fondo non sia così difficile mettere in atto un falso di queste proporzioni, soprattutto poi metterlo in luce, come fa il giornalista Robert Caulfield, interpretato da Elliott Gould, visti i tanti tentativi di insabbiare la cosa e di far tacere chiunque possa essere considerato scomodo per la riuscita della macchinazione. Ora non siamo qui a parlare del complotto sull'allunaggio, sul quale ormai le persone comuni - quelle che non sono del campo - sono più portate ad atti di fede che a riflessioni basate sul metodo scientifico, ma il modo in cui il falso storico viene costruito risulta essere accurato e soprattutto credibile in tutto il suo svolgimento.
Davanti ai suoi pregi contenutistici, "Capricorn One" mostra però tutti i suoi quarant'anni di età: la tecnologia che ci viene mostrata grida anni settanta per tutto il film, la fotografia è quanto di più basilare si potesse fare con i mezzi del periodo. I tre astronauti protagonisti della vicenda poi sono costruiti con una certa approssimazione, con solo uno di questi che spicca sugli altri due - uno dei quali interpretato da O. J. Simpson - che non hanno mai un ruolo importante per la vicenda. Insomma, "Capricorn One" non sarà il classicone cui questa rubrica voleva essere dedicata - anche se, alla fine, si sta parlando di fake rewatch e alla fine "Capricorn One", nel suo genere, ha comunque una certa notorietà per il pubblico -, ma è uno di quei film in grado di fornire un'ulteriore chiave di lettura su una delle teorie complottistiche più affascinanti degli scorsi decenni. Ed in ogni caso, il mio atto di fede va verso l'effettivo avvenimento dell'allunaggio: tiè sciechimicari da strapazzo!
"Certo che me lo ricordo, GOMBLODDOHHH!"
USA 1978
Titolo Originale: Capricorn One
Regia: Peter Hyams
Sceneggiatura: Peter Hyams
Cast: Elliott Gould, James Brolin, Brenda Vaccaro, Sam Waterston, Lee Bryant, O.J. Simpson, Denise Nicholas, Hal Holbrook, Karen Black, Telly Savalas, Robert Walden, David Huddleston, David Doyle, Norman Bartold, James Karen, Denise Nicholas, Alan Fudge, Lou Frizzell, Nancy Malone, Darrell Zwerling, Paul Picerni, Barbara Bosson, Steve Tannen, Frank Farmer
Durata: 123 minuti
Genere: Thriller
Ritorna dopo un periodo di pausa la rubrica sui fake rewatch del sottoscritto, la rubrica su quei film che uno si vergogna un po' a dire che non ha mai visto e quindi finge di averli visti senza però ricordarsi nulla della trama, magari dicendo che dovrebbe riguardarlo prima o poi, perchè gli era piaciuto un casino. Ecco, in questa occasione ho deciso di abbassare un po' il tiro - per lo meno per quel che riguarda i miei gusti cinematografici e l'impressione che ho avuto alla fine della visione - e di non parlare di uno di quei classiconi riconosciuti praticamente da tutti, culturalmente impegnati e registicamente perfetti, ma di un film interessante sotto diversi punti di vista, visto da molti, ma non riconosciuto unanimemente come un classico della cinematografia mondiale. Dopo aver parlato dunque di un thriller come "M - Il mostro di Düsseldorf", di un horror psicologico del calibro di "Che fine ha fatto Baby Jane?" e di un film neorealista come "Miracolo a Milano" è ora di passare di nuovo ad un thriller, che parte con un presupposto pseudo-fantascientifico per poi spostarsi inesorabilmente verso la realtà dura e pura come "Capricorn One".
Avete presente quella storiella che ci propinano i complottari di tutto il mondo tra una storia sulle scie chimiche e l'altra secondo cui l'uomo non sarebbe mai andato sulla Luna, ma le immagini che abbiamo viste sarebbero state studiate a tavolino e girate in uno studio con l'ausilio di niente popo di meno che Stanley Kubrick, che con lo spazio aveva avuto una sua esperienza con "2001 - Odissea nello spazio" l'anno prima? Ecco, questo film ci parla, non prendendolo nemmeno troppo alla larga, di quel complotto, semplicemente spostando la macchinazione dalla Luna a Marte, senza che però la sostanza cambi. A Capo Kennedy, dopo quindici anni di duro lavoro, sta per prendere il via la missione che porterà finalmente l'uomo su Marte. Le alte sfere politiche e l'opinione pubblica non sembrano però essere particolarmente interessate all'impresa, motivo per cui il dottor James Kelloway, interpretato da Hal Holbrook, a conoscenza di un difetto di fabbrica sulla navicella che porterà i tre astronauti sul pianeta, decide di far partire una macchinazione, per ottenere fondi per proseguire nella ricerca e in altre future spedizioni. Poco prima del lancio i tre astronauti vengono fatti uscire dalla capsula e trasportati in uno studio cinematografico segreto dove, sotto minaccia verso le loro famiglie, vengono convinti a fingere lo sbarco su Marte.
Ancora prima che le teorie complottistiche - e soprattutto sensazionalistiche - sul primo allunaggio iniziassero a prendere piede, arriva il film di Peter Hyams che, andando totalmente contro corrente rispetto alla cinematografia del periodo ponendo al centro non tanto la missione spaziale e la conquista di altri pianeti del Sistema Solare, quanto più che altro un'immensa macchinazione, in modo da evidenziare quanto il potere dei mass media possa essere influente sulla popolazione mondiale e quanto in fondo non sia così difficile mettere in atto un falso di queste proporzioni, soprattutto poi metterlo in luce, come fa il giornalista Robert Caulfield, interpretato da Elliott Gould, visti i tanti tentativi di insabbiare la cosa e di far tacere chiunque possa essere considerato scomodo per la riuscita della macchinazione. Ora non siamo qui a parlare del complotto sull'allunaggio, sul quale ormai le persone comuni - quelle che non sono del campo - sono più portate ad atti di fede che a riflessioni basate sul metodo scientifico, ma il modo in cui il falso storico viene costruito risulta essere accurato e soprattutto credibile in tutto il suo svolgimento.
Davanti ai suoi pregi contenutistici, "Capricorn One" mostra però tutti i suoi quarant'anni di età: la tecnologia che ci viene mostrata grida anni settanta per tutto il film, la fotografia è quanto di più basilare si potesse fare con i mezzi del periodo. I tre astronauti protagonisti della vicenda poi sono costruiti con una certa approssimazione, con solo uno di questi che spicca sugli altri due - uno dei quali interpretato da O. J. Simpson - che non hanno mai un ruolo importante per la vicenda. Insomma, "Capricorn One" non sarà il classicone cui questa rubrica voleva essere dedicata - anche se, alla fine, si sta parlando di fake rewatch e alla fine "Capricorn One", nel suo genere, ha comunque una certa notorietà per il pubblico -, ma è uno di quei film in grado di fornire un'ulteriore chiave di lettura su una delle teorie complottistiche più affascinanti degli scorsi decenni. Ed in ogni caso, il mio atto di fede va verso l'effettivo avvenimento dell'allunaggio: tiè sciechimicari da strapazzo!
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