La sindrome di Stendhal di Dario Argento (1996)
Italia 1996
Titolo Originale: La sindrome di Stendhal
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento
Cast: Asia Argento, Thomas Kretschmann, Marco Leonardi, Luigi Diberti, Julien Lambroschini, John Quentin, Franco Diogene, Sonia Topazio, Antonio Marziantonio, Lucia Stara, Paolo Bonacelli, Lorenzo Crespi
Durata: 115 minuti
Genere: Thriller
Siamo arrivati a solo sei film dal termine della rassegna che ho iniziato all'inizio di quest'anno su Dario Argento, il regista di genere thriller/horror più famoso in Italia e in grado di rendere inflazionato quello che fino al suo avvento era considerato solamente cinema di genere, magari non proprio seguitissimo dalle masse. Siamo dunque entrati negli anni novanta con "Due occhi diabolici", il film in cui il regista collaborò con George A. Romero in un film in due episodi dedicato allo scrittore Edgar Allan Poe, poi siamo passati al carino, ma sicuramente non eccelso "Trauma" in cui per la prima volta il regista utilizzava come protagonista la figlia Asia Argento, con risultati piuttosto discutibili dal punto di vista recitativo che però, per fortuna, venivano nascosti da una trama che comunque funzionava soltanto in parte. Eccoci dunque qui per parlare di "La sindrome di Stendhal" che secondo la mia opinione, escludendo "Le cinque giornate" che in tutto e per tutto non è un film argentiano, è il primo film del regista veramente non riuscito rispetto al resto della sua produzione precedente.
Anna Manni, interpretata dalla solita Asia Argento dal talento recitativo discutibile, è un poliziotta romana della divisione antistupro che viene mandata a Firenze a ricercare un serial killer che ha già stuprato e ucciso molte donne nella città. Una volta lì, durante una visita alla Galleria degli Uffizi, è preda della cosiddetta sindrome di Stendhal che si manifesta in lei davanti al quadro "La Caduta di Icaro" di Bruegel facendole venire una sorta di attacco di panico che le provocherà presto uno svenimento. La donna verrà soccorsa da un ragazzo biondo, Alfredo interpretato da Thomas Kretschmann, che si trovava nelle vicinanze. Si scoprirà prestissimo nel corso del film che Alfredo è in realtà il maniaco omicida che la violenterà e la rapirà la sera stessa dopo essersi introdotto nella sua camera d'albergo. Riuscita a fuggire al maniaco omicida, inizierà a dare segni di disturbo post-traumatico e verrà seguita dallo psichiatra Cavanna; interpretato da Paolo Bonacelli.
"La sindrome di Stendhal" è stato, nel corso di questi mesi, il film di Dario Argento che più ho fatto fatica a vedere e soprattutto a seguire nello sviluppo, parecchio intricato della sua trama. Dopo una partenza a razzo nei primi minuti, che funziona abbastanza bene pur senza mai strafare, ma dando allo spettatore la giusta dose di tensione e di inserimento nella vicenda narrata, il film crolla in maniera piuttosto vertiginosa nella seconda parte sotto diversi punti di vista. Innanzitutto pare piuttosto evidente il calo di ritmo rispetto ai primi trenta/quaranta minuti, con la narrazione che rallenta veramente molto rendendo la storia piuttosto stantia e sonnacchiosa. In secondo luogo, il calo di ritmo non rende per nulla facile la fruizione di una vicenda che affronta diverse tematiche - la ricerca del serial killer che si rifarà vivo dalla protagonista, la ricerca della prima manifestazione della sindrome di Stendhal in Anna, la risoluzione del suo disturbo post-traumatico che ne inficia le relazioni con il compagno - in maniera piuttosto confusa e poco esauriente, soprattutto se lo si vuole fare nel corso di un film che dura poco meno di due ore.
Solitamente non discuto i buon Dario Argento dal punto di vista registico, ma qui si vede come le idee che lo avevano reso famoso e soprattutto ricercatissimo tra gli anni settanta e gli anni ottanta gli si stiano pian piano rivolgendo contro soprattutto in un film che in alcuni frangenti - sempre nella buona prima parte - tenta di sperimentare anche con gli effetti speciali, non risultando mai però veramente incisivo - la scena in cui la protagonista presa dalla sindrome nuota e bacia un pesce risulta poco credibile come effetto speciale, si vede quanto tutto sia finto, ecco -. Ancora una volta, come successo con il film precedente, resta da criticare la performance recitativa di Asia Argento per la quale ancora cerco un estimatore che mi spieghi quale sia o sia stato il suo vero e proprio talento nella recitazione: a me, purtroppo, sembra sempre che stia enfatizzando all'inverosimile anche le scene in cui essere normali e naturali dovrebbe venire molto più semplice. Insomma, "La sindrome di Stendhal" è, per me, effettivamente il primo film mal riuscito del regista, sempre escludendo "Le cinque giornate" che possiamo anche far finta che non sia suo, ed è qui, forse, che inizia il vero e proprio declino della sua produzione cinematografica.
Voto: 5
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