Due occhi diabolici di George A. Romero, Dario Argento (1989)
Mancano ancora non pochi film prima di terminare la rassegna che sta accompagnando buona parte di questo 2018 dedicata al regista Dario Argento e, dopo la semi delusione di "Opera", validissimo dal punto di vista registico, ma dalla trama con la quale si sarebbe certamente potuto fare di più, eccoci a parlare di una delle sue collaborazioni con uno dei registi horror più influenti della seconda metà del ventesimo secolo. Dopo aver collaborato in maniera particolarmente incisiva per la realizzazione di "Zombi", film per cui ha curato addirittura il montaggio della versione europea e per il quale scritturò i Goblin per la colonna sonora, ecco che arriva un film diviso in due episodi dedicato alla figura di Edgar Alan Poe. I due registi si spartiscono la direzione degli episodi: il primo, intitolato "Fatti nella vita del signor Valdemar" è diretto da George A. Romero, il secondo, "Il gatto nero", dal nostro Dario Argento. Il risultato? Ehm...
Italia, USA 1989
Titolo Originale: Two Evil Eyes
Regia: George A. Romero, Dario Argento
Cast di "Fatti nella vita del signor Valdemar" Adrienne Barbeau, Ramy Zada, Bingo O' Malley, Jeff Howell, E.G. Marshall, Chuck Aber
Cast di "Il gatto nero" Harvey Keitel, Martin Balsam, Madeleine Potter, John Amos, Sally Kirkland, Kim Hunter, Julie Benz
Durata: 115 minuti
Genere: Horror, Thriller
Fatti nella vita del signor Valdemar
Il signor Valdemar, interpretato da Bingo O'Malley, è un ricco possidente sessantacinquenne che, da tempo, viene lentamente condotto alla morte dal dottor Robert Hoffman, interpretato da Ramy Zada, in combutta con la moglie di lui, Jessica Valdemar interpretata da Adrienne Barbeau. Anche da questo breve episodio nella non gigantesca filmografia di George A. Romero si comprende quale sia stato, per anni, il suo interesse cinematografico, che nella saga degli zombie e in altri lavori aveva anche un intento politico, mentre qui ci troviamo davanti ad un divertissement sicuramente ben girato, ma poco incisivo: il rapporto degli uomini con la morte e soprattutto l'inserimento di uno stato di passaggio in cui l'uomo non è nè morto nè vivo. Ed è proprio il signor Valdemar che qui diventa il centro, ancora una volta, di questa sua passione, dando al tutto un tono un po' più esoterico ipotizzando ritorni di anime di defunti dal mondo dei morti. Se dal punto di vista registico il film risulta interessante, con alcune scene piuttosto inquietanti - come quella nello scantinato in cui il regista si trova perfettamente a suo agio - mentre altre in cui il ritmo cala in maniera piuttosto sensibile dando la sensazione di trovarci davanti ad un mediometraggio riuscito a metà e decisamente poco incisivo rispetto ad altri lavori del regista.
Voto: 5,5
Il gatto nero
Roderick Usher, interpretato da Harvey Keitel, è un fotografo di cronaca nera, fortemente attratto da immagini che ritraggono corpi morti di morte violenta. Il suo ultimo progetto è quello di documentare in sequenza una serie di sevizie a cui è sottoposto un gatto nero, in modo da soddisfare i desideri dei sadici. La donna con cui convive Roderick, Annabel interpretata da Madeleine Potter, si accorge che la gatta nera a cui è fortemente affezionata è scomparsa da qualche giorno. Se la storia diretta da George A. Romero può essere ascritta al genere horror, questa diretta da Dario Argento, alla fin fine, altri non è che un thriller che mette in scena una serie di perversioni e di ossessioni atte a trasmettere orrore negli spettatori. Con una storia ben più appassionante rispetto alla precedente, pur con qualche sequenza che non mi ha convinto del tutto, Dario Argento si aggiudica lo scontro contro il suo amico regista, dirigendo un mediometraggio in grado di portare in scena alcune sequenze davvero interessanti, come l'iniziale omaggio a "Il pozzo e il pendolo", altro racconto di Edgar Allan Poe, mentre la scena del sogno del protagonista è ricca di orrore e carica di fascino. Anche dal punto di vista tecnico Dario Argento cerca più sofisticatezza nella regia e nelle inquadrature del suo mediometraggio, che comunque, forse anche giustamente, molti dimenticano nel novero della sua filmografia. Siamo davanti, sicuramente ad un Argento minore che però ancora non ha diretto le sue più grandi disfatte cinematografiche, che sono anche gli unici tre film del regista che ho visto dei prossimi che verranno... il che vuol dire che di spazio per deludermi potrebbe averne ancora tra i film che non ho mai visto.
Voto: 6,5
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