Hellboy di Neil Marshall (2019)


USA 2019
Titolo Originale: Hellboy
Regia: Neil Marshall
Sceneggiatura: Andrew Cosby
Cast: David Harbour, Milla Jovovich, Ian McShane, Sasha Lane, Daniel Dae Kim, Douglas Tait, Emma Tate, Thomas Haden Church, Penelope Mitchell, Brian Gleeson, Sophie Okonedo, Kristina Klebe, Ashley Edner
Durata: 120 minuti
Genere: Azione, Supereroi


Quando avevo iniziato lo specialino breve breve dedicato ad Hellboy, per ripassare i due film diretti da Guillermo del Toro in vista della visione del reboot, diretto da Neil Marshall, ero decisamente in ritardo sulla tabella di marcia, tant'è che per scrivere la recensione di "Hellboy: The Golden Army" e ripassare a dovere il film, ho dovuto vedere, nel corso della stessa giornata, sia il secondo lavoro di Guillermo del Toro sia, la sera stessa, questo reboot. Un reboot che sin dal trailer si presentava come decisamente più splatter rispetto ai predecessori già dal trailer, il protagonista sembrava ben più tamarro rispetto a quello diretto da del Toro, così come i colori e la fotografia sembravano molto più saturi, più vicini ad una colorazione da fumetto rispetto ai due film di un decennio fa. Di contro, già il trailer lasciava presagire un doppiaggio piuttosto vergognoso del personaggio principale, cui secondo me hanno dato una voce orribile - mi dispiace che a doppiarlo sia lo stesso Adriano Giannini che con il Joker di Heath Ledger aveva fatto un lavoro della madonna - così come qualche effetto visivo non sembrava essere stato realizzato con tutti i crismi del caso. Abbiamo però nel cast la presenza di David Harbour nei panni di Hellboy, con l'ingrato compito di sostituire Ron Perlman, mentre Milla Jovovich nei panni di Nimue, la regina di sangue, principale antagonista del film. Grande attesa, per quanto mi riguarda, anche per la performance di Ian McShane - uno dei miei attori preferiti in questo periodo, soprattutto grazie ad "American Gods" - che interpreta Trevor Brutterholm, la figura paterna che cresce ed alleva Hellboy.
Il film inizia con una retrospettiva sulla strega Nimue, all'epoca tradita e uccisa da Re Artù, divisa in più parti e ogni parte del corpo posta in un luogo sacro diverso nel mondo. Ai giorni nostri però la regina di sangue sembra stare per tornare e vuole utilizzare Hellboy, su cui grava un presagio relativo alla fine del mondo, per farlo diventare il suo re. Uscito dagli inferi durante la Seconda Guerra Mondiale, Hellboy è stato preso e allevato dal professor Broom, per farlo diventare uno dei migliori agenti del BPRD e sembra essere deciso a proseguire nella protezione dell'umanità a cui è stato educato sin da bambino da quella che per lui, nonostante gli screzi, è una vera e propria figura paterna.
Non mi sarà particolarmente difficile venire subito al dunque sulla faccenda: è impossibile non confrontare i due lavori di Guillermo del Toro con questo qui, pur essendo dei film piuttosto diversi, per intenti e struttura. Guillermo del Toro è un autore che nei suoi due lavori dedicati al personaggio ha voluto, con tutte le sue forze, metterci del suo, così come del suo avrebbe voluto mettercelo in un terzo capitolo che avrebbe voluto dirigere, ma che gli è stato soffiato. Neil Marshall è ancora una specie di mestierante, per me un mestierante sopra alla media dei mestieranti, ma pur sempre un mestierante - vi avevo detto all'inizio del post che il gioco di questa recensione era contare le volte che sarebbe comparsa la parola "mestierante"? La sua direzione, per quanto riguarda questo film, non mi è sembrata malaccio, abbiamo anche un paio di bei piani sequenza - soprattutto quello finale sulle note di "Kickstart my Hearth" mi ha dato soddisfazione - e delle scene d'azione comprensibili e ben gestite. Lo stile fotografico di questo film è un po' come avevo pensato guardando il trailer, siamo più dalle parti del fumettoso, un po' in stile "300", tanto per fare un esempio famigerato, e il sangue scorre a fiumi, cosa che ho veramente apprezzato. Non poche sono le scene splatter, scene di cui avevo bisogno da qualche tempo a questa parte, anche perchè non si può sempre discutere dei massimi sistemi del mondo, ogni tanto i pugni e il sangue a fiumi ci vogliono.
Chiaro poi che la pellicola non sia per nulla esente da difetti: la sensazione che venga messa troppa carne al fuoco e che i protagonisti non siano poi tanto approfonditi mi ha pervaso per tutta la sua durata, così come ad una regia che sa dare qualche soddisfazione si alterna un comparto visivo in cui gli effetti speciali spesso e volentieri sembrano essere un po' un buco nell'acqua, mi hanno ricordato, per certi versi, quelli di "Van Helsing" con Hugh Jackman, film che è oggettivamente brutto ma che io, vergognosamente, adoro da quando avevo tredici anni. Nonostante questi difetti questo reboot di "Hellboy" è riuscito, per tutte le sue due ore di durata, a divertirmi e a coinvolgermi, non facendomi del tutto accorgere del tempo che scorreva. Il che, per un film di puro intrattenimento che non vuole parlare dei massimi sistemi, è già grasso che cola.

Voto: 6+

Commenti

  1. Lo dico sempre che non so dare i voti ai film, per questo il tuo super potere è prezioso, analisi e voto li trovo molto azzeccati. Poteva essere un film meno pasticciato, ma non gli ho voluto male, basta dire che mi ha mandato più in fissa con un pezzo dei Motley Crue questo che "The Dirt", mica male come risultato :-) Cheers!

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