The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story

The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story
(serie TV, stagione 2)
Episodi: 9
Creatore: Scott Alexander, Larry Karaszewski
Rete Americana: FX
Rete Italiana: Fox Crime
Cast: Édgar Ramírez, Darren Criss, Ricky Martin, Penélope Cruz, Judith Light, Aimee Mann, Finn Wittrock
Genere: Biografico, Drammatico


Dopo il grandissimo successo di "The People v. O. J. Simpson: American Crime Story", prima stagione della serie antologica "American Crime Story" andata in onda negli Stati Uniti ormai due anni fa - ho già detto da qualche parte che questa cosa che noi spettatori non abbiamo più certezze sulla cadenza annuale delle stagioni delle serie televisive comincia a piacermi davvero molto? -, l'attesa per la sua seconda stagione, dedicata all'assassinio di Gianni Versace come dice il titolo stesso, per quanto mi riguarda era abbastanza spasmodica. Nonostante i dubbi dovuti principalmente alla presenza di Ryan Murphy, che è pur sempre colui che è capacissimo di creare delle ottime prime stagioni per poi mandare in vacca i suoi lavori almeno entro la metà della terza, ero praticamente certo che mi sarei trovato davanti ad un prodotto televisivo molto più nelle corde del produttore. Sì perchè, se qualcuno non dovesse ancora averlo capito - ma se qualcuno davvero non lo ha capito per favore si tolga l'intercapedine che ha davanti agli occhi! -, il buon Ryan Murphy è omosessuale e non c'è suo prodotto televisivo che in qualche modo non ci evidenzi la cosa. Il fatto che questa seconda stagione fosse ambientata nel mondo della moda tentando di parlare di uno dei personaggi più influenti nel mondo della moda della fine del ventesimo secolo e per giunta omosessuale sarebbe stato come sguazzare in quello che è il mondo preferito del regista e produttore.
Ecco, c'è da dire che alla fin fine di moda e di Gianni Versace, qui interpretato da Édgar Ramírez, non è che si parli più di tanto: giusto in un paio di episodi - nel primo e nell'ultimo sicuramente, in altri in maniera piuttosto marginale - lo stilista è il vero e proprio protagonista delle vicende. Per l'appunto, come dice il titolo stesso, si parla dell'assassinio di Gianni Versace e dell'uomo che sta dietro alla vicenda, quell'Andrew Cunanan qui interpretato da un odiosissimo Darren Criss - lo odio dai tempi di "Glee", ma ora datemi dell'omofobo quanto volete, a me lui sta sui coglioni come pochi altri attori - già protagonista prima dell'assassinio di Versace di altri quattro omicidi che qui ci vengono narrati con episodi dedicati, per i quali tra l'altro non ho ben capito perchè il regista abbia deciso di narrarceli in disordine, che va bene la licenza narrativa e il non voler per forza seguire il corso degli eventi, ma in questo caso non ho proprio capito il senso dell'operazione.
Il problema di questa seconda stagione è in realtà solamente uno: per quanto le due stagioni della serie siano molto diverse e parlino di due mondi completamente diversi, questa è peggiore della prima e pure di molto. Mentre in "The People v. O. J. Simpson" il caso veniva utilizzato per evidenziare tutte le contraddizioni del tempo presenti nella popolazione degli Stati Uniti, qui gli argomenti di cui parlare sono ben ovvi sin dall'inizio, con Ryan Murphy che tenta più volte la carta di denunciare la discriminazione contro gli omosessuali presente ventuno anni fa - ma anche ora, non nascondiamoci - negli Stati Uniti senza però avere la stessa efficacia nel messaggio che ci veniva mandato dalla stagione precedente. Il risultato di questa seconda stagione può essere frainteso, soprattutto grazie ad alcuni episodi che sembrano voler riabilitare la figura di Andrew Cunanan, tentando di capire quale possa essere stato il suo background culturale e sociale che lo abbia spinto a diventare uno spietato assassino i cui moventi non ci vengono ovviamente chiariti - essendosi lo stesso Cunanan suicidato pochi giorni dopo l'omicidio di Versace - e con il rischio riabilitazione che viene evitato forse abbastanza furbescamente con un ultimo episodio che rimette in extremis le cose a posto.
Il secondo problema che ci ho visto, che molti hanno segnalato e molti altri hanno giustamente evidenziato quanto la cosa non fosse necessaria - obiezione che a ben vedere magari ci sta anche -, è il fatto che ci sia veramente pochissimo Gianni Versace e la sua famiglia nella serie dedicata al suo assassinio. Una mancanza che io ho sentito in maniera decisiva, visto che le parti dedicate a Cunanan spesso e volentieri sembrano parecchio allungate e accorciabili in termini di durata. Mancanza che ho sentito anche per il fatto di aver visto relativamente poco in scena Penelope Cruz, in grado di dare al personaggio di Donatella Versace una bellezza e una sensualità che per quanto mi riguarda non le è mai appartenuta. Inoltre la stessa Penelope Cruz è tranquillamente una delle cose migliori di questa seconda stagione di "American Crime Story", che sì, si lascia guardare senza particolari problemi, ma le manca veramente moltissimo per raggiungere i livelli della sua stagione precedente.

Voto: 5,5

Commenti

  1. Concordo sul voto complessivo, ma io ho trovato strepitoso Criss, una cagna maledetta la Cruz.

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