Lo spietato di Renato De Maria (2019)

Italia 2019
Titolo Originale: Lo spietato
Regia: Renato De Maria
Sceneggiatura: Renato De Maria, Valentina Strada, Federico Gnesini
Cast: Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco, Alessio Praticò, Alessandro Tedeschi, Marie-Ange Casta, Ignazio Oliva, Michele De Virgilio, Pietro Pace, Fabio Pellicori, Giuseppe Percoco, Angelo Libri, Adele Tirante, Sara Cardinaletti
Durata: 111 minuti
Genere: Drammatico, Thriller


Negli ultimi tempi le mie esperienze con le uscite originali prodotte da Netflix non è che siano state delle migliori. Ci sono stati dei film che, nella giusta misura, mi sono piaciuti, ma nessuno, a dire la verità mi ha convinto al cento per cento, piacendomi per davvero. Sarà un po' perchè spesso e volentieri la stessa Netflix assume un atteggiamento da raccolta dell'umido, producendo tutto ciò che molti non hanno il coraggio di portare al cinema, sarà anche perchè il fascino del film prodotto apposta per la proiezione in una sala cinematografica, nonostante le ovvie evoluzioni tecnologiche sulle quali non vorrei stare qua a discutere. Portato al cinema qualche giorno prima dell'uscita sulla piattaforma di streaming, "Lo spietato" è stato uno di quei film che sin dalla sua pubblicizzazione è stato in grado di attirare la mia curiosità. Al netto del fatto che non conosca il regista Renato De Maria, che nella sua carriera ha diretto sei film prima di questo, e al netto della presenza nel cast di Riccardo Scamarcio, attore che non disprezzo, ma che, spesso e volentieri si lascia andare a delle trashate clamorose. Al suo fianco abbiamo Sara Serraiocco, che nelle poche situazioni in cui l'ho vista non mi è mai dispiaciuta e anche lei ha avuto la sua occasione oltreoceano con la partecipazione a "Counterpart", gran bella serie TV di spionaggio e fantascienza sugli universi paralleli.
"Lo spietato" narra della storia fittizia del criminale Santo Russo che, trasferitosi a Milano a sedici anni con la madre per raggiungere il padre, ex componente della 'ndrangheta. Una volta stabilitosi a Romano Banco, un comune nel milanese, comincia ad imparare il dialetto, a lavorare come facchino e a stringere amicizia con Mario Barbieri, interpretato da Alessandro Tedeschi, figlio del salumiere del paese. I due, la notte di capodanno, mentre la famiglia di Santo festeggia a casa, si ubriacheranno e verranno arrestati dalla polizia, che, trovandoli vicino ad una Lambretta rubata, sospetteranno di loro. Una volta portati in questura il padre di Santo rifiuterà di riconoscerlo, costringendolo a passare quattro mesi in carcere, durante i quali conoscerà Slim, interpretato da Alessio Praticò, in carcere per una serie di rapine. Tra i due nascerà dapprima una forte amicizia, che presto si trasformerà in una collaborazione in affari di dubbia legalità.
In un cinema italiano legato a doppio filo con le storie di criminalità, tanto che molti dei film e delle serie TV meglio riuscite degli ultimi anni parlano proprio di criminalità organizzata tratta il più delle volte da storie realmente accadute, un film basato su una figura fittizia che però si muove in una realtà come quella della Milano degli anni ottanta, in cui affari loschi in mezzo al lavoro e alla ricchezza cittadina erano all'ordine del giorno, è in qualche modo qualcosa di nuovo. Il film parte subito a razzo, con il protagonista che è anche voce narrante delle sue vicende e che già nelle prime battute del film narra molte cose riguardo la sua vita e la sua storia, senza soluzione di continuità, con Riccardo Scamarcio che dà vita ad un personaggio che sullo schermo sembra funzionare abbastanza bene - al netto del forzatissimo accento milanese che mi ha sinceramente dato molto fastidio - e che viva la sua vita in bilico tra la criminalità e la sua passione per le donne. Di fronte ad una buonissima ricostruzione dell'epoca, con tanto di musica e colonna sonora azzeccatissime, da un film chiamato "Lo spietato" mi sarei aspettato una contestualizzazione maggiore riguardo la vita criminale del protagonista, cosa che in realtà non avviene per favorire la narrazione della vita da damerino di Santo Russo, che egli conduce grazie al suo fascino, sembra quasi un ruolo tagliato dal sarto per Scamarcio, sempre al netto di un accento milanese insopportabile.
Purtroppo però ad una buona ricostruzione dell'epoca si alternano anche le ombre de "Lo spietato", tra cui un voler scadere spessissimo nel trash - cosa che normalmente mi andrebbe benissimo, io ci sguazzo nella spazzatura - non riuscendo però a dare alle scene più dozzinali e facilone la giusta comicità e il giusto contrasto. Il risultato che ne viene fuori è un film che non è malaccio, ma dal quale ci si sarebbe potuti aspettare certamente di più, con una buona interpretazione del protagonista ed una buona ricostruzione degli anni, sia dal punto di vista dei costumi sia della colonna sonora, ma siamo comunque davanti ad un film quasi innocuo, che si guarda e ci si dimentica dopo una paio di settimane, che non riesce per nulla a lasciare il segno.

Voto: 6

Commenti

  1. Sono perfettamente d’accordo sulla tua conclusione, si guarda e si dimentica presto, però mentre lo guardi intrattiene, quello sì. L’accento di Scamarcio è impossibile, però nell’economia del personaggio trovo abbia una suo logica, è uno che si sforza di fare il milanese figo, e pensa di essere uscito da “Miami Vice”, insomma nel suo essere strambo funziona. Cheers

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