Notti magiche di Paolo Virzì (2018)
Italia 2018
Titolo Originale: Notti magiche
Regia: Paolo Virzì
Sceneggiatura: Francesca Archibugi, Paolo Virzì, Francesco Piccolo
Cast: Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka, Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Annalisa Arena, Giulio Scarpati, Marina Rocco, Giulio Berruti, Paolo Sassanelli, Paolo Bonacelli, Jalil Lespert, Eliana Miglio, Andrea Roncato, Simona Marchini, Eugenio Marinelli, Ludovica Modugno
Durata: 125 minuti
Genere: Commedia, Thriller
Apprezzo sempre particolarmente il cinema di Paolo Virzì, regista toscano che nel corso degli ultimi anni ha inanellato una serie di buonissimi film, tra i quali ho preferito sicuramente "Tutta la vita davanti", "Il capitale umano", "La pazza gioia" e la sortita oltreoceano con "Ella & John - The Leisure Seeker", che era riuscito a commuovermi e divertirmi trattando un tema non facile come l'anzianità, la malattia e la demenza senile. Alla visione del trailer di "Notti magiche", film ambientato nel 1990 e che inizia proprio nel momento in cui l'Italia viene eliminata ai rigori contro l'Argentina in semifinale, mi ero abbastanza incuriosito perchè presentava quello che sarebbe dovuta essere una commedia con venature thriller e investigative che mi sarebbe di certo potuta piacere. Purtroppo per vari motivi e siccome non posso certo vedere tutto quello che vorrei vedere al cinema, mi sono trovato a dover recuperare la visione del film qualche giorno fa, grazie ad un buono da sfruttare sulla piattaforma Chili, che mi regalava la visione di due film italiani - il secondo ancora lo devo sfruttare. Più avanti nella recensione torneremo su questa questione, ma subito a leggere il cast il regista vuole far vedere il suo affidarsi ai giovani, a volti più o meno sconosciuti per affidar loro il ruolo di protagonisti della vicenda: Mauro Lamantia, Giovanni Toscano e Irene Vetere sono i tre giovani attori della pellicola, a cui si affiancano, chi rimanendo di più e chi di meno sullo schermo, attori del calibro di Giancarlo Giannini, Ornella Muti e altri.
Siamo a Roma, la notte della semifinale del mondiale di calcio del 1990. L'Italia sbaglia il rigore decisivo e in finale ci andrà l'Argentina di Maradona. Proprio mentre buona parte delle persone in strada sono concentrate su questo tragico evento, un'automobile cade nel Tevere e al suo interno viene trovato il corpo di un famoso produttore cinematografico. Subito vengono accusati dell'omicidio tre aspiranti sceneggiatori, tutti e tre finalisti del premio Solinas, che nel giro di una notte in questura ripercorreranno il loro viaggio a Roma, la loro convivenza, lasciandosi spesso andare a riflessioni sulla stagione cinematografica vissuta dall'Italia negli anni novanta, non senza parallelismi con quella attuale, con cui Paolo Virzì, attraverso le parole dei tre ragazzi e di tutti i personaggi che incontreranno, si trova a dover fare i conti dicendoci in questo film la sua opinione.
Attraverso la struttura dell'interrogatorio con relativi flashback su ciò che ha portato agli avvenimenti incriminati della notte della semifinale del mondiale, Paolo Virzì mostra di volerci parlare del cinema di inizio anni novanta, con riferimenti alle riprese dell'ultimo film di Federico Fellini e con tanti altri parallelismi e camuffamenti di personaggi il cui gioco, probabilmente per chi ha vissuto quell'epoca, sarebbe quello di volerli riconoscere, per capire a chi ci riferisse con il personaggio del regista fallito, o con quello del produttore cinematografico disposto a tutto. In questo ambiente si incastra un mese di vita dei nostri tre protagonisti, personaggi diversi, uno eccentrico, l'altro timido, la terza con dei problemi irrisolti verso il sesso maschile, ma tutti con il sogno di diventare sceneggiatori di successo, di entrare nel mondo del cinema che tanto amano e magari di riuscire a farlo dalla porta principale. Così come accadeva allora accade oggi: l'ambiente idilliaco in cui i tre vorrebbero entrare si dimostra essere un mondo che con i giovani di talento non vuole avere tanto a che fare, dando sempre spazio ai soliti e non favorendo un ricambio generazionale che, oggi come allora, non sembra stia avvenendo. Strano che ad operare questa critica sia Paolo Virzì, che proprio negli anni novanta ha iniziato a distinguersi e a venire fuori e ora è uno dei registi più attesi al cinema, quando sta per uscire un suo nuovo film, un regista che divide, ma che comunque rimane mediamente apprezzato sia dalla critica sia dal pubblico.
In un film che vuole parlare di sentimenti, di gioventù, di amori e di lavoro, è importante che le caratteristiche dei personaggi principali vengano fuori in maniera chiara e che magari le loro personalità abbiano un'evoluzione vera e propria all'interno del film. Purtroppo però la pellicola non mi ha dato la sensazione che ciò avvenisse e anzi, soprattutto nella prima parte mi è sembrata un po' confusionaria e la sceneggiatura mi è parsa sicuramente poco ispirata e a tratti anche un po' lenta nell'ingranare. Il mondo del cinema viene criticato, sì, ma poi il pubblico ha bisogno dello spiegone finale, del metaforone, del poliziotto che, al termine dell'interrogatorio, impartisca la lezioncina ai tre ragazzi su quello che dovrebbe essere il loro lavoro, una scelta che ho trovato piuttosto antipatica da parte del regista, tanto quanto le lezioncine che dava Nanni Moretti sul ruolo del regista nel pur bellissimo "Mia madre". Insomma, il messaggio di fondo del film arriva, la critica è sicuramente fondata, ma dal punto di vista della sceneggiatura si poteva di certo lavorare di più per renderla più chiara e meno didascalica, meno prosaica, ritrovandomi così per la prima volta, tra i film che ho visto, deluso da una pellicola diretta da Paolo Virzì.
Voto: 5,5
Sei stato fin troppo buono, io l'ho trovato terribile. Un film sciatto e presuntuoso, recitato in maniera indegna e scritto ancora peggio. Non mi capacito come un grande sceneggiatore come Piccolo si sia ridotto a firmare uno script come questo...
RispondiElimina