Jojo Rabbit di Taika Waititi (2019)

Nuova Zelanda, USA, Repubblica Ceca 2019
Titolo Originale: Jojo Rabbit
Sceneggiatura: Taika Waititi
Durata: 108 minuti
Genere: Commedia


Ci stiamo avvicinando lentamente alla notte degli Oscar e già sono stati annunciati i candidati per i vari premi che, soprattutto nella categoria di miglior film, mi sembrano essere tutti o quasi di pari livello, fatta eccezione per "Le Mans '66 - La grande sfida" che mi sembra essere un gradino sotto. Ovviamente tutto questo al netto del fatto che non ho ancora visto "1917" nè "Piccole donne" che cercherò di vedere tra questa e la prossima settimana. Sono però riuscito ad andare a vedere, nel weekend appena terminato, "Jojo Rabbit", una delle pellicole che attendevo con maggiore curiosità, innanzitutto perchè diretta da un regista che non mi dispiace, a parte per "Thor: Ragnarok" che mi aveva profondamente deluso, in secondo luogo perchè parla del tema del nazismo con un tono fanciullesco e quasi infantile, con l'idea della presenza di Adolf Hitler come amico immaginario di un bambino che mi sembrava essere veramente geniale. Oltre alla regia di Taika Waititi, che avevo profondamente apprezzato in "Vita da vampiro - What We Do in the Shadows", abbiamo la presenza nel cast di attori come Scarlett Johansson, candidata all'Oscar come migliore attrice non protagonista per questa interpretazione, oltre a quello come miglior attrice protagonista per "Storia di un matrimonio", Sam Rockwell, Stephen Merchant e Rebel Wilson. I due protagonisti invece sono interpretati dal giovanissimo Roman Griffin Davis e dalla appena ventenne Thomasin McKenzie.
Siamo nel 1945, nella Germania nazista, Johannes Betzler, detto Jojo Rabbit, è un bambino della Gioventù Hitleriana che vive assieme alla madre Rosie e che ha perso il padre in guerra e la sorella a causa dell'influenza. Egli passa le sue giornate assieme al suo amico immaginario Adolf Hitler, che è però una versione quasi infantile del dittatore, nato dalla profonda ammirazione di Jojo per il regime totalitario in cui è nato e cresciuto, che lo hanno reso quasi un fanatico del regime nazista. Le sue convinzioni iniziano però a vacillare nel momento in cui egli scopre che la madre nasconde un'ebrea in soffitta, innescando un conflitto interiore nel ragazzino che ha sempre visto gli ebrei come mostri in grado di controllare le menti delle persone e che vede in qualche modo nella madre, per il fatto di aiutare un'ebrea, una traditrice della patria e degli ideali inculcati dal nazismo nella popolazione tedesca.
La sensazione al termine della visione di "Jojo Rabbit", liberamente ispirato dal romanzo del 2004 "Come semi d'autunno", è stata quella di aver assistito ad un film a tratti geniale. C'è sempre un po' di timore quando si vuole trattare il tema del nazismo e della Shoah con un tono anche solo leggermente diverso dai drammoni a cui siamo abituati, ma con questo lavoro Taika Waititi ha fatto centro sotto moltissimi punti di vista, a partire dalla componente comica della vicenda. Sì perchè "Jojo Rabbit" è pensato per essere una commedia nera in cui mettere alla berlina tutte le convinzioni della popolazione sotto il regime nazista, facendo battute sulla popolazione ebrea e ridicolizzando prepotentemente le convinzioni naziste. La bravura di Taika Waititi in questo film sta infatti nel fatto di aver girato tutte le battute non politicamente corrette sulla popolazione ebrea facendo in modo di rappresentarle come convinzioni naziste con un duplice risultato: da una parte non si sono svegliati i ben pensanti pronti a criticare il regista per il fatto di aver ridicolizzato una tragedia - anche se qualche voce a riguardo si è alzata, fortunatamente in maniera abbastanza isolata - mentre dall'altra il film è divertentissimo, le battute sono azzeccate e ci sono momenti assolutamente geniali che mi hanno fatto morire dal ridere. Le risate che provoca questo film però non sono assolutamente fini a se stesse: a tratti le battute presenti in "Jojo Rabbit" pur facendo ridere risultano essere estremamente inquietanti e in grado di far riflettere su quel periodo e sugli orrori di cui si rese protagonista il regime nazista.
Dal punto di vista recitativo devo dire che anche in questo film si sono viste ottime cose: innanzitutto Taika Waititi risulta essere un Hitler perfetto, tra l'altro in grado di cambiare il proprio carattere e diventare sempre più cattivo all'aumentare dei dubbi di Jojo su ciò in cui fino ad allora aveva sempre creduto. Mi sono pure piaciuti tantissimo sia Roman Griffin Davis sia Thomasin McKenzie, che nel corso del film hanno un'evoluzione caratteriale mica male, mentre memorabili sono stati Sam Rockwell e Stephen Merchant, soprattutto il secondo, protagonista di una sola scena, forse la più divertente del film, ma anche la più amara, a posteriori. Straordinaria e meritevole di candidatura - chissà che quest'anno possa fare una clamorosa doppietta, ma non credo anche se un po' ci spero - Scarlett Johansson che è anche coinvolta in due scene veramente memorabili che sicuramente mi rimarranno in mente per moltissimo tempo. Insomma, a conferma della qualità altissima di quest'anno per quanto riguarda le nomination agli Oscar, è arrivato nelle nostre sale un altro film che forse non potrà dire la sua - ben altri saranno i favoriti -, ma sicuramente saprà farsi apprezzare dal pubblico che andrà in sala a guardarlo e che forse una statuetta, penso ad esempio a quella per la miglior sceneggiatura non originale, potrebbe portarsela a casa.

Voto: 8

Commenti

  1. Siamo usciti vestiti uguali oggi ;-) Coordinati anche nel parere sul film (ma dai?), un gioiellino! Cheers

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  2. Non mi ha impressionato, però l'ho trovato carino.
    Gli si vuol bene.

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