Piccole donne di Greta Gerwig (2019)



USA 2019
Titolo Originale: Little Women
Regia: Greta Gerwig
Sceneggiatura: Greta Gerwig
Durata: 135 minuti
Genere: Drammatico


Non so bene descrivervi quanta paura io abbia avuto di vedere questo film, tanto che ammetto candidamente che stavo pensando di fare un'eccezione alla mia personalissima regola con cui mi autoimpongo di vedere prima della notte degli Oscar almeno tutti i film candidati al premio grosso, quello di miglior film. Quest'anno la mia impresa è stata particolarmente agevolata dal fatto che ben cinque dei nove candidati li avevo già visti nel corso del 2019, ne avevo lasciato indietro solamente uno che ho prontamente recuperato, mentre solamente altri tre sono usciti al cinema in questi primi giorni del 2020. Non avendo letto il romanzo da cui il film è tratto, scritto alla fine dell'Ottocento da Louisa May Alcott e portato al cinema nel corso degli anni un numero impressionante di volte - abbiamo anche avuto di recente una miniserie in quattro episodi - nutrivo fondamentalmente un gran pregiudizio dovuto più che altro alle non belle esperienze avute alle superiori per quanto riguarda la letteratura inglese - lo so, "Piccole donne" è letteratura americana, ma quella a scuola non l'abbiamo studiata molto - e il fatto che la professoressa accusasse gratuitamente i ragazzi di non capire le donne, dando loro da leggere libri estremamente moderni che spiegano molto bene ad un uomo come capirle, come ad esempio "Emma" o "Orgoglio e pregiudizio". Certo, aveva ragione, non le capivo allora e non le capisco ancora oggi, diciamo che però i due romanzi citati non mi hanno certo aiutato, anzi, hanno fatto rimanere in me quella goccia di maschilismo latente che so non essere proprio una cosa positivissima e che cerco il più possibile di reprimere per sentirmi una persona migliore e presentarmi come tale, ma che il più delle volte si fa viva con battute di cattivo gusto che mi fanno ridere da morire, sì, adoro il black humour a sfondo maschilista - molto meno quello a sfondo sessuale maschilista -, non ci posso fare nulla. Non ritenendomi una persona maschilista la mia paura era proprio che la visione del film, tra l'altro in compagnia con due mie amiche che l'unico diritto che mi hanno dato prima della visione del film era quello di dire che ero stato costretto, risvegliasse quella goccia del mio carattere ormai penso totalmente sopita che mi facesse dire qualcosa di profondamente sbagliato. A farmi molta molta meno paura era invece la regista Greta Gerwig, che in soli due film ha saputo elaborare uno stile particolare e abbastanza riconoscibile, che la accomuna molto con lo stile Noah Baumbach da cui deve avere imparato molto nelle esperienze cinematografiche avute con lui, come ad esempio "Frances Ha". Il cast inoltre è una sicurezza, con Emma Watson, Saoirse Ronan, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothée Chalamet e Meryl Streep - sul fatto che Meryl Streep non sia stata candidata agli Oscar, quando probabilmente anche se comparisse in una scena in cui tira un rutto lunghissimo quelli dell'Academy la candiderebbero (o per lo meno è il messaggio fatto passare negli ultimi anni in cui è stata candidata per ruoli decisamente poco memorabili) per quanto mi riguarda c'è solo da gioire - ad interpretare i personaggi principali di quello che è considerato uno dei romanzi più importanti della letteratura americana.
Essendo la storia stata trasposta tante volte - anche se per me, non avendo letto il libro e non avendo mai visto nemmeno una trasposizione era tutto abbastanza nuovo - mi pare inutile ricapitolarne la trama come faccio di solito, sta di fatto che mai avrei pensato che un film di questo tipo mi sarebbe potuto piacere, dato che normalmente davanti a storie del genere mi rompo i maroni dopo nemmeno mezz'ora di visione. Un po' è sicuramente merito di Greta Gerwig, che del film ha curato anche la sceneggiatura non originale, che è riuscita a dare alla storia un taglio abbastanza moderno, sfruttando due linee temporali ben distinte che poi ho scoperto essere in pratica la trasposizione all'interno dello stesso film di due romanzi di Louisa May Alcott, "Piccole donne" e "Piccole donne crescono", affidandosi poi ad un gruppo di attrici, che, chi più e chi meno, mi piacciono particolarmente, se escludiamo Meryl Streep, che pur essendo un'ottima attrice, per i motivi detti sopra faccio seriamente fatica a sopportarla negli ultimi anni.
Insomma, tra le quattro sorelle, chi più chi meno, alla fine in qualche modo tutte quante sono riuscite a colpirmi in positivo, ognuna incarnando una particolare caratteristica: Meg è la maggiore ed è un po' il collante della famiglia, perfettina e a tratti vanitosa insomma un ruolo perfetto per Emma Watson, mentre Jo è a tutti gli effetti la protagonista della storia e diciamo che molto probabilmente sarebbe dovuta essere il personaggio che incarnava maggiormente l'autrice del romanzo, ribelle alle convenzioni sociali e per niente desiderosa di sposarsi, non mi sarei potuto immaginare nessun'altra che Saoirse Ronan per interpretarla, tra l'altro per lei è la quarta nomination all'Oscar a soli venticinque anni, dopo quelle per "Brooklyn", "Lady Bird" e "Espiazione". Amy, interpretata da una Florence Pugh sempre più in rampa di lancio, è invece la ragazza più convenzionale per l'epoca, sogna il matrimonio con un ragazzo ricco fino a diventare un po' la pupilla di quella strega della zia March, ancora legata a questo retaggio, mentre Beth è quella che rimane un po' più in disparte, la minore, buona ed amata da tutti, ma cagionevole e protagonista della parte tragica della storia, che anche presentandosi al cinema come una tela bianca che nulla sa del romanzo come ho fatto io, si intuisce fin da subito che avverrà nel finale. Non ho apprezzato particolarmente il personaggio della madre, interpretata da Laura Dern, non ho ben capito a cosa fosse dovuta la sua estrema bontà verso il prossimo, sembra quasi uno di quei clichè che sanno tanto di ipocrisia, mente il padre delle ragazze, che si vedrà solo nel finale, è l'avvocato Saul Goodman Bob Odenkirk e questo non può che farmelo apprezzare. Un giorno, forse, nella nostra vita e nella sua lunga carriera, vedremo poi Timothée Chalamet interpretare un ruolo diverso dal ragazzo di classe un po' radical chic come lo abbiamo già visto qualche mese fa in "Un giorno di pioggia a New York", certo, qui interpreta un ragazzo ricco ed istruito, ma come attore mi dà la sensazione di essere troppo legato a questo tipo di personaggio, che fa abbastanza bene, sia chiaro, ma mi piacerebbe vederlo alle prese con qualcosa di diverso prima o poi.
Per quanto riguarda la regia Greta Gerwig mi è piaciuta, un'altra volta. Ha un modo di dirigere delicato e di classe, alcuni lo definiscono abbastanza tradizionale e scolastico eppure al suo solo secondo film ritengo che il suo stile sia parecchio riconoscibile anche se ancora molto legato, come già detto, alle esperienze avute con Noah Baumbach, penso che risultando meno derivativa potrebbe diventare veramente una regista molto interessante nei prossimi anni. In fin dei conti non me l'aspettavo, ma "Piccole donne" è riuscito a tenermi con gli occhi incollati allo schermo dall'inizio alla fine, cosa che ritenevo abbastanza complicata in una Domenica pomeriggio in un cinema con le poltrone reclinabili davanti ad un film che avevo bollato come noioso, non tanto per il ritmo, quanto per i temi che mi aspettavo di vedere. Invece il ritmo narrativo è gestito in modo coinvolgente grazie anche alle due linee temporali e il modo in cui sono stati caratterizzate e interpretate le protagoniste mi ha molto soddisfatto. Forse con altre attrici il risultato sarebbe potuto essere diverso, forse il fatto che per tutto il film abbia pensato che per ognuna delle quattro sorelle non ci avrei visto nessun altro ad interpretarle meglio - ovviamente scomodando solo le attrici più in voga al momento - è un segno che il casting è stato decisamente azzeccato e centrato.

Voto: 7,5

Commenti

  1. Per quanto riguarda il casting, non ho apprezzato granché Emma Watson, continuo a non vederla come Meg.
    Per il resto, sono contenta che tu abbia superato il pregiudizio o ti saresti perso un grandissimo film.

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  2. Non mi ha entusiasmato, l'ho trovato inutilmente caotico e frammentario.

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