Halloween - The Beginning di Rob Zombie (2007)




USA 2007
Titolo Originale: Halloween
Regia: Rob Zombie
Sceneggiatura: Rob Zombie
Cast: Scout Taylor-Compton, Malcolm McDowell, Tyler Mane, Danielle Harris, Kristina Klebe, Brad Dourif, Sheri Moon, Dee Wallace-Stone, Pat Skipper, Daeg Faerch, Skyler Gisondo, Jenny Gregg Stewart, Max Van Ville, Nick Mennel, Hanna R. Hall, William Forsythe, Udo Kier, Danny Trejo, Ken Foree, Daryl Sabara
Durata: 105 minuti (121 minuti, Unrated Edition)
Genere: Horror


L'uscita del nuovo "Halloween" di David Gordon Green è letteralmente a un tiro di sputo, motivo per cui prosegue senza intoppi la rubrica dedicata alla saga di "Halloween", iniziata nel 1978 da John Carpenter e proseguita, andando sempre più in basso, nel corso degli ultimi quarant'anni. Ci eravamo dunque lasciati con "Halloween - La resurrezione", senza ombra di dubbio il peggior film dell'intera saga, che sarebbe dovuto finire dopo soli venti minuti e per il quale invece gli sceneggiatori e i produttori hanno deciso di legarci un'altra ora buona, totalmente slegata sia da quei primi venti minuti, sia dalla trama dell'intera saga. Cinque anni dopo il disastro viene ingaggiato Rob Zombie, regista che pur non avendomi mai impressionato, apprezzo abbastanza, che all'epoca, oltre a una carriera musicale ben avviata nel mondo dell'heavy metal - che altro potevate aspettarvi da uno che si chiama Rob Zombie? -, aveva già diretto due film come "La casa dei 1000 corpi" e "La casa del Diavolo", che sono tuttora per me le sue due migliori pellicole. Quello che inizialmente sarebbe dovuto essere l'ennesimo sequel - e molto probabilmente anche l'ennesimo disastro - si trasforma in un remake vero e proprio in cui Rob Zombie avrebbe voluto inserire anche qualche elemento sulle origini del personaggio di Michael Myers, qualcosa relativo alla sua infanzia. La leggenda e Wikipedia narrano di una telefonata tra Rob Zombie e John Carpenter in cui il secondo avrebbe dato la sua benedizione al progetto con un eloquente e quasi paterno "Vai, Rob, fai il tuo film!". Ecco che bisogna però pensare al cast: nel ruolo piuttosto pesante di Laurie Strode viene chiamata la guardabilissima Scout Taylor-Compton, mentre per interpretare lo scomodissimo ruolo di Sam Loomis appartenuto a Donald Pleasence viene chiamata la versione vecchia di Malcolm McDowell - non so perchè, ma io di questo attore ho l'immagine di Alex De Large in "Arancia Meccanica" da giovane e poi ho visto solo film in cui ha i capelli bianchi ed è vecchio, non me lo ricordo minimamente come un uomo tra i trentacinque e i cinquanta, forse quell'età l'ha saltata proprio. Rob Zombie però non vuole scontentare nessuno così decide di trovare un posticino in quella che doveva essere la sua reinterpretazione anche per la guardabilissima moglie Sheri Moon, che interpreta la madre di Michael Myers. Per il ruolo dell'antagonista abbiamo una delle prime grosse differenze rispetto ai film originali: mentre Michael Myers è sempre stato un uomo dalla stazza non particolarmente imponente, dato che erano i suoi movimenti lenti e inesorabili a dare solennità al personaggio, qui viene chiamato un cristone di due metri e mezzo che risponde al nome di Tyler Mane, ex wrestler della WCW e poi della WWF.
Il film inizia con quella che sarebbe stata la grossa novità rispetto al lavoro di John Carpenter: la narrazione degli eventi che hanno portato alla nascita del personaggio di Michael Myers come spietato assassino senza sentimenti. Michael Myers è un bambino biondo e cicciotto che vive insieme ad una famiglia totalmente disfunzionale: la madre Deborah guadagna soldi come sexy ballerina di lap dance nei night club di Haddonfield, il fidanzato della madre è un ubriacone che lo maltratta senza troppi complimenti, mentre la sorella Judith in realtà non sembra avergli mai fatto nulla di male, solo non dimostra un grande quoziente intellettivo, ma mostra più che bene il suo corpo, che sarebbe quello di Hannah R. Hall che in questi undici anni si è piuttosto imbruttita ad essere sinceri. Ad ampliare questo senso di disfunzionalità vi è il fatto che la madre ritenga normale glissare sul ritrovamento di un gatto morto nello zaino del bambino, rispedendo al mittente gli avvertimenti di Sam Loomis, psicologo infantile con dei capelli inguardabili, soprattutto per come noi spettatori conosciamo la versione vecchia di Malcolm McDowell. Risultato della sottovalutazione di questo segnale di allarme è che la sera di Halloween, mentre Deborah fa le sue bellissime acrobazie sul palo, Michael decida di uccidere tutti, partendo dal fidanzato di sua madre, lasciando per secondo il fidanzato di Judith e poi uccidendo brutalmente anche la sorella. Rimarrà viva soltanto la neonata Laurie. Dopo questa introduzione vi è tutta una fase in cui il bambino viene psicanalizzato da Sam Loomis e la madre ogni tanto va a fargli visita, dapprima accorgendosi di non aver coscienza degli omicidi commessi, in seguito rendendosi conto, dopo un omicidio ai danni di un altro paziente - che poi che io sappia non è normale dare forchette di metallo ai pazienti di un ospedale psichiatrico -, del fatto che probabilmente suo figlio è irrecuperabile. Viene anche indagata la sua passione per le maschere che spesso indossa, per paura di fare troppo schifo a chi lo guarda e per nascondere il suo volto, poi dopo l'omicidio anche lo stesso Loomis si arrenderà al silenzio del paziente, che nel giro di quindici anni, che per noi sono pochi minuti filmici, diventerà dal bambino biondo e pacioccone, un cristone di due metri e mezzo castano che porta i suoi capelli lunghi da metallaro - si vede che a Rob Zombie piace l'heavy metal, è innegabile - in modo da nascondere il volto. Riuscirà ad uscire dall'ospedale psichiatrico e al termine di questa prima parte inizierà, pressapoco, l'"Halloween" che già conosciamo, che non si discosta poi molto da quello di Carpenter.
Ho sempre avuto, sin dalla prima visione di questo film, sentimenti piuttosto contrastanti riguardo l'operazione legata a questo remake: da una parte lo trovo registicamente interessante, sicuramente non ai livelli di quello di Carpenter, ma comunque ci avevo ritrovato quasi tutto quello che mi piaceva di Rob Zombie. Dico quasi perchè, seppur rispetto all'originale ci sia più sangue - quasi non era presente nel primo film - qui la quantità è comunque piuttosto limitata e viene meno una delle caratteristiche fondamentali del modo di fare cinema del regista e anche in quelle scene un po' più sanguinolente si vede che il suo stile viene un po' edulcorato, rispetto ai due film che aveva diretto in precedenza, che sono stilisticamente sporchi ma pieni di fascino. D'altro canto pure la trama della prima parte, pur con tutte le banalità del caso e pur avendo tolto in qualche modo, fascino alla storia - a volte, mi ripeto, certe cose è meglio non mostrarle e lasciarle all'immaginazione dello spettatore - mi è parsa abbastanza interessante, al netto del fatto che vengono commessi degli errori a livello di sceneggiatura per giustificare e far quadrare il resto della narrazione - mi ripeto, una forchetta di metallo in un ospedale psichiatrico non si è mai vista, ma qualcuno a questo piccolo pacioccone biondo che è Michael Myers lo dovevi far uccidere per far aprire gli occhi alla madre.
Sulla seconda parte del film quasi faccio fatica ad esprimermi: anche qui la regia non mi dispiace affatto, ma dal punto di vista narrativo nulla di nuovo viene aggiunto rispetto a quanto già sapevamo dal primo film. Sì, alcune scene sono state modificate, ma alla fin fine la solfa è praticamente la stessa con il solo restyling del personaggio - nemmeno troppo marcato per fortuna - a diventare argomento di interesse. Nulla da dire in realtà sulle interpretazioni da parte dei protagonisti: non particolarmente eccelse, ma nemmeno da buttare e Malcolm McDowell mi è parso un buon modo per ridare vita al Sam Loomis che era stato, per quasi vent'anni, di Donald Pleasence.
In giro per il mondo "Halloween - The Beginning" ha raccolto principalmente critiche negative, io invece non riesco proprio a volergli male: sono però dell'opinione che se invece di chiamarlo "Halloween" lo avessero chiamato in qualsiasi altro modo, forse, sarebbe piaciuto a tutti.

Voto: 6+

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La Bara Volante - I Remember Halloween
Il Zinefilo - Halloween - La notte delle saghe

Commenti

  1. La prima parte mi è sempre piaciuta, poi dopo si perde nel voler riproporre quanto già visto con il Master Carpenter. Il seguito mi è piaciuto di più, molto più in stile Rob Zombie.

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  2. Sai come la penso, ed ero molto curioso di leggerti, il voto ecumenico ci sta tutto, perché non è affatto un brutto film, è spaccato a metà con un secondo tempo fotocopia, lo avessero chiamato “Big Nasty Fella” invece che “Halloween” nessuno si sarebbe lamentato, perché quello non è Michael Myers, al massimo è Jason in versione metallaro ;-) Cheers

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